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Dir. Resp.
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Edizione del 24/06/2020
Estratto da pag. 1
Si erano amati tanto fino a tre giorni fa, quando hanno sottoscritto un accordo per le elezioni regionali che attribuisce a Raffaele Fitto, Susanna Ceccardi , Stefano Caldoro e Francesco Acquaroli il ruolo di sfidanti dei presidenti di regione in Puglia, Toscana, Campania e Marche. Ma a meno di 48 ore da quell’intesa, che prevede inoltre la spartizione dei candidati per le elezioni comunali, il centrodestra ha cominciato a discutere animatamente e ancora una volta sono Lega e Fratelli d’Italia, i partiti per così dire più rampanti dell’area, a manifestare reciproca insofferenza, E a sollecitare maggiore autonomia il primo, e la sottoscrizione di un patto antinciucio il secondo.E’ stato il presidente del Veneto, Luca Zaia, con un’intervista, ad aprire le ostilità con un’intervista che rivendica una maggiore autonomia per le regioni:”Vigileremo sulle liste compilate dagli alleati per le regionali, non esiste che al mio fianco ci siano persone che non credono nell’autonomia o che abbiano anche solo il minimo dubbio“, ha detto l’esponente del Carroccio rivolto a Fratelli d’Italia. Pronta la replica di Giorgia Meloni, che ha risposto: “Non capisco il comportamento della Lega e questa intervista di Zaia dopo la grande prova di unità che avevamo dato con l’indicazione unitaria dei candidati presidenti in tutte le elezioni regionali”.Grande prova di unità che però non c’era stata fin dal principio, perché al comunicato diffuso subito dopo l’intesa sulle regionali firmato da Meloni, Salvini e Silvio Berlusconi, erano seguite dichiarazioni leghiste niente affatto concilianti sulle scelte degli alleati in Puglia, sulla possibile candidatura di personaggi impresentabili in Campania e nelle liste di Forza Italia e sul numero di candidati presidenti riservato alla Lega, in sostanza lo stesso ottenuto da Fdi malgrado il differente peso elettorale.Oggi, è stata Meloni a replicare e a presentare il conto a Salvini e Zaia, con la richiesta di un patto antinciucio: “La nostra unica e permanente preoccupazione sul tema è che sia garantita l’unità nazionale, per questo abbiamo chiesto in cambio alla Lega di impegnarsi formalmente su un convinto sostegno al presidenzialismo. Siamo pronti a firmare nuovamente quel programma. Ma vorremmo che gli alleati si impegnassero anche sul patto anti inciucio, perché Zaia sa bene che non siamo stati noi, ma il M5S al governo gialloverde, a impedire che l’autonomia si realizzasse”.E’ stato poi Lorenzo Fontana, ex ministro della Famiglia scelto da Salvini come vicesegretario del partito, a dirsi sconcertato dalle dichiarazioni di Giorgia Meloni.” Non capisco che cosa, nell’intervista di Luca Zaia, possa aver suscitato questa reazione scomposta. Il nostro governatore chiede solo che sia dato seguito, quanto prima, alla volontà largamente espressa dai Veneti al referendum. Questo episodio è solo l’ultimo di una serie di –più o meno velati- insulti nei confronti di Luca Zaia e della Lega in Veneto. Per questa ragione, dopo aver sentito i coordinatori provinciali, ho registrato da parte di tutti la richiesta di far nascere un governo per il Veneto forte, coeso e che porti all’autonomia. Chi non è d’accordo, si autoesclude”.Zaia ha voluto concludere la querelle con un ultimo intervento: “Ho l’impressione conoscendo Giorgia e per l’intelligenza che le riconosco e con cui sono stato ministro nel governo, che qualcuno le abbia riferito l’intervista, ma non può aver fatto le dichiarazioni che le attribuiscono questa mattina avendo letto l’intervista che confermo punto per punto”, continua Zaia. Che dunque alla citazione di Fdi sul governo con i 5 stelle, replica ricordando di essere stato ministro insieme a Meloni nell’esecutivo di Berlusconi tra il 2008 e il 2010. Sull’autonomia, Zaia non cede: “Se Fdi porta il presidenzialismo bene, io non ho nulla contro il presidenzialismo, a me va bene tutto quello che viene dal popolo ma non faccio parte di questa trattativa. Dopo di che se qualcuno dice va bene l’autonomia però ho da ridire sulle materie, sulle competenze da delegare, e allora non è più autonomia
“.