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Edizione del 16/06/2020
Estratto da pag. 1
Aborto, Saviano pontifica. Ma l`Umbria difende la salute delle donne
Quando a governare c’è un esponente del centrodestra ogni pretesto è buono per gridare alla cancellazione dei diritti. Dopo il caso di Simone Pillon, il senatore leghista che difende la famiglia accusato di omofobia, ora è la volta della presidente leghista dell’Umbria Donatella Tesei.
La sua colpa? Avere approvato una delibera che sancisce che l’aborto farmacologico con la RU486 deve avvenire in ospedale, con ricovero di tre giorni, e non in regime di day hospital. Per i detrattori della Tesei si tratta di un attentato ai diritti delle donne.
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Tesei: mi interessa solo la salute delle donne
Lei si difende in un’intervista a Repubblica, il giornale che ha montato il caso: ”Io difendo le donne: per l’aborto farmacologico ci vogliono tre giorni di ricovero. Io mi limito ad applicare le linee guida del ministero della Sanità”. Secondo la governatrice leghista le regioni che hanno scelto il day hospital ”non hanno abbastanza a cuore la tutela delle donne”. ”In Italia c’è una legge, la 194, la applico – precisa Tesei – Le donne sono libere di scegliere, ma in sicurezza. Ma credo sia naturale voler difendere la vita. L’aborto farmacologico è una cosa delicata. Seguo le linee guida del ministero. Se dovessero cambiare, mi adeguerò”.
Quanto alla possibilità di esporre, con il ricovero, le donne al contagio da coronavirus, ”l’Umbria è ormai una regione quasi Covid free”, sottolinea. Sul possibile suggerimento del suo collega di partito Simone Pillon, da sempre fautore dell’abolizione della 194, Tesei chiede: ”Perché cercate motivazioni politiche quando la mia scelta è esclusivamente sanitaria e garantista nei confronti delle donne? Sono un’avvocata, credo nelle leggi e le applico. La salute viene prima di tutto. Nessuna donna rifiuterebbe un ricovero se dovesse sottoporsi a un’operazione di qualunque tipo. Non entro nella libertà personale, qui non ci sono in gioco le mie idee. Perché vi meravigliate tanto?”.
Saviano: decisione gravissima e irrispettosa
Sulla questione è sceso in campo l’immancabile Roberto Saviano: “La giunta regionale umbra, a guida Lega, ha vietato l’utilizzo della pillola abortiva RU486 in day hospital e con terapia domiciliare. Le donne che vorranno farvi ricorso dovranno essere ricoverate tre giorni: una decisione gravissima, irrazionale e irrispettosa”. Perché sia una decisione garvissima non lo spiega, però continua: “Il primo pensiero va alle donne -scrive Saviano- La decisione di abortire non è mai – e sottolineo mai – una decisione presa con leggerezza, non è mai indolore. Abortire con ostacoli, poi, diventa una vera a propria tortura. Se, come afferma la governatrice Tesei, gli ospedali umbri non sono gravati dall’emergenza Covid, allora sarà più semplice dare assistenza domiciliare alle donne che decidono di abortire, evitando inutili degenze che oggi – ne abbiamo prova – rappresentano un rischio concreto”. Ma questa decisione “non ha nulla di razionale e non c’entra con la sicurezza delle donne, è l’ennesima picconata alla legge 194 che ha depenalizzato e dato regole all’aborto. Prima del 1978 procurarsi, praticare e istigare all’aborto erano considerati reati puniti con il carcere”. Ma in Umbria si vogliono punire le donne che abortiscono con il carcere? No. E allora che c’entra l’intemerata di Saviano? Nulla, come al solito. Però la sinistra finge di crederci.
Eppure quando la Tesei afferma di seguire il parere del Comitato superiore di Sanità, espresso nel 2010, ha perfettamente ragione. Infatti il ministro Speranza si affretta a dichiarare che ne chiederà uno nuovo. Al momento, dunque, la governatrice Tesei applica le direttive vigenti. Mentre i suoi avversari fanno speculazioni, sulla pelle delle donne.