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Edizione del 07/06/2020
Estratto da pag. 1
Omceo Torino e il Politecnico del capoluogo piemontese hanno messo a punto un documento con le raccomandazioni su misure e comportamenti da adottare nei luoghi di assistenza per evitare il diffondersi del contagio da SARS-CoV-2 durante le attività sanitarie. (Clicca qui per scaricare il testo completo). Il documento individua le azioni che consentono l’erogazione dei servizi con un livello di sicurezza adeguato. È frutto di uno studio condotto da ricercatori del Politecnico e da medici dell’Ordine di Torino, in cui è stato valutato l’effettivo rischio di contagio negli ambienti, a seconda del tempo di permanenza e della conformazione strutturale.
Il punto 2 del testo si sofferma sul comportamento da avere con gli informatori del farmaco "si invita fortemente a limitare l’accesso in studio di tali figure professionali. In particolare, per gli informatori scientifici del farmaco e preferibile l’utilizzo di altri canali per l’interfacciamento, come indicato dalle Linee Guida per la riapertura delle Attivita Economiche e Produttive della Conferenza delle Regioni e Province Autonome". Una strada, che, come abbiamo evidenziato con le interviste ai manager delle case farmaceutiche, molto aziende stanno già percorrendo e implementando.
“Questo rapporto si inserisce nell’ambito del progetto di studio e ricerca “Imprese aperte, lavoratori protetti” ed è frutto, come i precedenti dedicati ad altre specifiche realtà, del lavoro di un team di esperti coordinato dal professor Marco Knaflitz, che ringrazio, che ha analizzato un ambito, come quello sanitario e assistenziale, che richiede un’attenzione ancora più particolare nelle Fasi 2 e 3 - commenta il rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco -. Le indicazioni che emergono, proprio perché condivise con l’Ordine dei Medici della Provincia di Torino, sono molto operative e ci auguriamo possano contribuire a dare un aiuto concreto ad incrementare la sicurezza per medici e pazienti”.
“Sono molto soddisfatto del risultato di questa collaborazione con il Politecnico – sottolinea il presidente dell’Ordine dei Medici Guido Giustetto -. Abbiamo messo in campo le nostre competenze in un vero e proprio lavoro di ricerca interdisciplinare. In questi mesi molti colleghi hanno chiesto all’Ordine indicazioni su come comportarsi per ridurre al massimo i rischi per sé e per i propri pazienti. Finalmente questo documento darà una risposta esaustiva alle loro domande”.
Gli ambiti presi in considerazione sono gli studi dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, dei medici di continuità assistenziale e degli specialisti ambulatoriali, le residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e alcune strutture del territorio. Realtà che, a differenza degli ospedali, possono non disporre di figure professionali specifiche, in grado di pianificare gli interventi di contenimento del contagio all’interno delle strutture.
Sono dunque state effettuate modellizzazioni delle diverse condizioni di erogazione delle prestazioni sanitarie, attribuendo un fattore di rischio in base alla possibilità di affollamento, al tipo di servizio e alla modalità di interazione tra i professionisti sanitari e i pazienti. Per ogni situazione sono state formulate raccomandazioni utili a mitigare i rischi, con approfondimenti sulle corrette procedure di sanificazione di superfici e ambienti, sull’uso dei dispositivi di protezione individuale e sull’importanza di intensificare l’informatizzazione dell’attività sanitaria, dal punto di vista amministrativo e clinico.
Di seguito, una breve sintesi delle indicazioni fornite nel documento
Per quanto riguarda gli studi dei medici di famiglia e dei pediatri, ad esempio, è importante che:
le visite siano effettuate per quanto possibile solo su appuntamento e dopo triage telefonico;
ciascun medico preferisca modalità a distanza (mail e telefono) sia per le prenotazioni sia per l’invio al paziente del promemoria della ricetta dematerializzata;
la sala d’attesa sia organizzata in
modo da garantire una distanza fra le persone di più di un metro e vengano previsti accorgimenti specifici (come non usare gli apriporta automatici) per controllare l’ingresso dei pazienti;
medici, pazienti e personale di studio indossino gli opportuni dispositivi di protezione e igienizzino le mani;
a ogni visita, il medico provveda a sanificare le superfici con le quali il paziente è venuto a contatto e disponga nuovo materiale monouso a protezione del lettino, se utilizzato durante la visita;
il paziente rispetti gli orari e non si presenti con temperatura frontale superiore a 37,5°;
i locali siano, quando possibile, areati in modo naturale e siano installati, laddove necessario, sistemi di ventilazione e filtrazione (esistono a tal proposito soluzioni efficaci e sostenibili economicamente);
venga rispettato in modo integrale il protocollo proposto per le visite domiciliari di pazienti No Covid;
sia promossa una massiccia campagna di vaccinazione antinfluenzale per il prossimo autunno.
Per quanto riguarda gli studi dei medici di continuità assistenziale valgono le medesime indicazioni sia sulla gestione delle visite ambulatoriali sia sulla gestione delle visite domiciliari. Inoltre:
ogni Asl dovrebbe individuare spazi adatti per lo svolgimento delle attività: un ambulatorio in cui svolgere le visite e una zona ristoro/riposo per il medico di turno, dotata di biancheria monouso e bagno. I locali dovrebbero essere igienizzati ad ogni turno.