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Edizione del 30/05/2020
Estratto da pag. 1
ERRATA CORRIGE CON OGGETTO CORRETTO: FNOPI su “Giornata del sollievo 2020”
(AGENPARL) – sab 30 maggio 2020 Giornata del Sollievo 2020 (31 maggio): il ruolo degli infermieri

difronte al dolore nell’emergenza COVID

COVID-19 è un’emergenza non solo di salute, ma anche di relazione.

Quella che manca ai pazienti in terapia intensiva e nelle corsie degli

ospedali, ma anche a casa in isolamento, dove sono soli con la loro malattia

e il loro dolore che troppo spesso ha avuto e ha esisti infausti.

L’assistenza è la prima cosa: il paziente deve guarire. Ma non è

l’unica azione in cima alla lista delle priorità nella pandemia: qui

davvero, come è scritto nel Codice deontologico delle professioni

infermieristiche, il tempo di relazione è tempo di cura. Anche se la

carenza di organici e le necessarie protezioni individuali hanno messo a

dura prova la vicinanza con gli assistiti.

Gli infermieri non si sono arresi e lo hanno dimostrato con forza nelle

evidenze del girone infernale coronavirus che non ha risparmiato le persone

colpite, ma nemmeno chi di loro si è preso cura. Tra gli infermieri 40

decessi e circa 13mila contagi ne sono la prova.

E ora lo ribadiscono, nella diciannovesima giornata del Sollievo che

quest’anno, il 31 maggio, segna il decimo anniversario della legge sulle

cure palliative 38/2010 e che mai come quest’anno ha senso rilanciare.

Nel corso degli anni, considerando i bisogni concreti delle persone malate e

sofferenti, l’obiettivo della Giornata è andato ampliandosi, abbracciando

quasi tutte le condizioni di malattia ed esistenziali, pur mantenendo un

posto di rilievo la fase terminale della vita.

“Quel che importa, sia durante la vita, sia di fronte alla morte, è non

sentirsi abbandonati e soli”, scrisse il giornalista Gigi Ghirotti a cui

è intitolata la Fondazione nazionale promotrice della Giornata del Sollievo

con il Ministero della Salute e la Conferenza delle Regioni e delle Province

autonome, e con il sostegno dell’Ufficio per la Pastorale della Salute

della Conferenza Episcopale Italiana.

E gli infermieri non lasciano solo mai nessuno in nessun momento della vita

e del bisogno e la Federazione nazionale degli ordini delle professioni

infermieristiche (FNOPI), indica i presupposti che i suoi professionisti

seguono per affrontare il dolore e aiutare i pazienti.

Gli infermieri hanno fissato cardini chiari al loro intervento, a cui non

sono mai venuti meno.

1. L’infermiere previene, rileva e documenta il dolore dell’assistito

durante il percorso di cura. Si adopera, applicando le buone pratiche per la

gestione del dolore e dei sintomi a esso correlati, nel rispetto della

volontà del paziente.

2. Il dolore è un sintomo con cui gli infermieri si confrontano ogni giorno

in qualsiasi setting assistenziale. Il dolore, che coinvolge la persona

assistita, spesso, da sintomo, si trasforma in vera e propria malattia:

questo va evitato se si può.

3. L’esperienza di dolore dovrebbe essere sempre identificata e

interpretata come sofferenza globale. Gli infermieri conoscono bene quanto

il dolore possa coinvolgere e influenzare negativamente il soddisfacimento

dei bisogni di una persona, la sua autonomia, il vissuto della malattia, i

rapporti e le relazioni con gli altri, il proprio stato emotivo, la propria

qualità di vita.

4. Gli infermieri comprendono e gestiscono il dolore della persona che

assistono nella sua complessità caratterizzata non solo dalla sua natura

multidimensionale (quella fisica, prettamente nocicettiva, quella

psicologica, sociale, emozionale e spirituale) ma anche dalle infinite

modalità con cui queste stesse dimensioni influenzano l’esperienza della

sofferenza globale percepita in maniera de
l tutto soggettiva ed individuale.

5. La complessità che caratterizza il dolore è spesso aggravata,

soprattutto nella pandemia, all’incapacità delle persone assistite di

distinguere esattamente quale componente sta causando dolore, perché tutto

ciò che possono esprimere è che “stanno male”. In queste situazioni

gli infermieri si impegnano prima di tutto a riconoscere il dolore e la

sofferenza come esperienza soggettiva, considerandola “tutto quello che

una persona che lo prova dice che sia, esistendo ogni qualvolta si affermi

che esista”.

6. L’impegno è nel prevenire ogni forma di dolore e sofferenza. Il dolore

non è sempre e solo causato da una malattia o da un problema di salute.

Spesso può essere provocato o peggiorato da interventi diagnostici,

terapeutici e assistenziali, invasivi e non, che si effettuano

quotidianamente con e sulle persone che si assistono in qualsiasi contesto

di cura.

7. L’attenzione in COVID-19 si fa necessariamente alta e l’infermiere è

l’interlocutore essenziale delle persone assistite, per garantire quel

sollievo che sembra ancora così difficile da ottenere.

8. Per tutto questo vanno riorganizzati i percorsi. E la formazione del

personale rispetto all’area intensiva e al rischio infettivo sono di

matrice infermieristica. L’adozione di protocolli operativi a tutela di

équipe e persone, che possano essere riprodotti in sicurezza, sono un

dovere professionale: l’apporto clinico, consulenziale e organizzativo

vede la professione infermieristica lucida e competente, come parte

integrante e proattiva del sistema.

“Bisogna investire per far diventare permanente la percezione sociale del

ruolo dell’infermiere, fatta anche del contenuto etico della

professione”, afferma la presidente FNOPI, Barbara Mangiacavalli.

Ma non finisce qui. L’infermiere infatti presta assistenza

infermieristica, è accanto al malato, fino al termine della vita della

persona assistita.

Riconosce l’importanza del gesto assistenziale, della pianificazione

condivisa delle cure, della palliazione, del conforto ambientale, fisico,

psicologico, relazionale e spirituale.

L’infermiere sostiene i familiari e le persone di riferimento della

persona assistita nell’evoluzione finale della malattia, nel momento della

perdita e nella fase di elaborazione del lutto.

La presenza degli infermieri è garantita durante l’intero percorso di

vita di una persona, dalla nascita fino al termine della vita.

L’assistenza che gli infermieri offrono nella parte finale di questo

percorso ha lo scopo di continuare a valorizzare la vita e preservare la

dignità della persona anche se la morte è un evento atteso.

Il valore della professione infermieristica non deriva semplicemente

dall’insieme dei gesti tecnici che gli infermieri svolgono, ma dalla

relazione che veicola ogni gesto di cura e dal senso che ne deriva.

Per questo i gesti di cura, di assistenza che gli infermieri quotidianamente

offrono possono fare la differenza. Racchiudono un valore ancora più

prezioso: diventano il mezzo attraverso cui è possibile contribuire a

restituire o a far riscoprire il senso e il significato del tempo che

rimane, valorizzando ogni singolo momento che può continuare a riempirsi di

vita.

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