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Dir. Resp.
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Edizione del 20/05/2020
Estratto da pag. 1
L’epidemia non ha insegnato nulla alla politica
[front6335329]20 MAG - Gentile Direttore,l’esplosione della normativa nazionale e locale legata al Sars-Covid2 ha, difatto, disorientato i cittadini e, nel settore della sanità, ha aumentato ildisagio professionale e umano dei sanitari, sommandosi ad un impegno pressochétotalizzante ad affrontare il virus in prima linea. In questi mesi abbiamoassistito ad un balletto di provvedimenti e iniziative che tutto hanno fattofuorché dare un concreto riconoscimento ai medici. Proviamo qui a riepilogarecosa sia accaduto e stia ancora accadendo.La pandemia è stata affrontata dai medici del SSN in un contesto che sconta 10anni di sottofinanziamento, con accordi contrattuali oggi ancora da definire odefiniti in modo penalizzante. Durante la prima fase della pandemia, i medici ei sanitari hanno affrontato l’impatto letteralmente a mani nude e a voltoscoperto, con disposizioni dell’ISS del tutto non condivise. In quelleconcitate settimane, sono stati richiamati in servizio medici pensionati, equalcuno di loro ci ha lasciati per colpa del virus. E quando il Governo hachiesto la disponibilità di 800 medici volontari, hanno risposto in 8.000; etanti giovani medici anche non specialisti sono entrati negli ospedali senzastrumenti di difesa, non sono in termini di DPI, ma soprattutto di formazione,affiancamento, ecc. Nel frattempo, sono stati utilizzati in reparti Covid, con disposizioni diservizio, medici specialisti di altre branche, che non potevano essereadeguatamente preparati e tutelati; in tante aziende il personale medico esanitario è stato minacciato, verbalmente o con atti scritti, di sanzionidisciplinari nel caso in cui avessero contestato le disposizioni delledirezioni, tra alcune delle quali anche di evitare le mascherine; in altricasi, si è verificato qualche trasferimento “anomalo” di medici in altrestrutture, proprio quelli che avevano contestato le disposizioni; ed, intanto,iniziavano a proliferare, in modo deontologicamente scorretto, i primicontenziosi contro i medici ad opera di avvocati o studi legali.Cosa fare, allora? Almeno ipotizzare una norma legislativa che mettesse alriparo i medici da rivalse in tema di responsabilità? Ma la stessa si è arenataquando è emerso pubblicamente che la volontà del legislatore era anche, esoprattutto, quella di mettere a riparo le strutture sanitarie (ovvero leamministrazioni) inadempienti sul tema di sicurezza del lavoro. Un dibattittotuttora aperto che, se verterà sulla tutela delle strutture sanitarie,significherà impedire un equo risarcimento per i colleghi morti da coronavirusin servizio, giacché ridurrebbe la “pratica” ad un semplice indennizzo.Ed ecco che, invece di sanare questa ferita e tutelare i medici esposti inprima linea, il Governo pensa bene di dare corsia preferenziale allasalvaguardia della Protezione Civile, introducendo uno scudo legale nellaconversione in legge del decreto “Salva Italia”. Nel testo si legge, tral’altro, che “tali atti sono altresì sottratti alla Corte dei Conti”.E mentre a parole tutti danno riconoscimenti ai medici, nei fatti alcuni – cherappresentano una minoranza del 20% - si accordano per spartire le risorseaggiuntive accordate al personale sanitario dal Cura Italia: nelle scorsesettimane, infatti, una sola Parte Sociale (CGIL, CISL e UIL) concorda con ilMinistero della Salute il “protocollo di prevenzione e sicurezza dei lavoratoridella sanità” e, con la Conferenza delle regioni, raggiunge un accordo sullemodalità di distribuzione di risorse al personale sanitario. Né il MinistroSperanza, né il presidente Bonaccini delle Regioni incontra, nonostanterichieste ufficiali, i Sindacati della dirigenza medica e sanitaria che, difatto, rappresentano l’80%.Intanto, nelle scorse settimane tutte le regioni hanno avviato un confronto coni Sindacati, ratificando i precedenti accordi che alla fine penalizzano imedici, con l’obiettivo di premiare anche quanti hanno avuto solo un ruolo disupporto, come il personale sanitario, magari lavorando a distanza e fuoridalle aree di contagio. Questo confronto si è trasformato in uno scontro, chevede il sindaca
to dei medici CIMO-FESMED intimare a mezzo di diffida ilrispetto delle disposizioni legislative e quasi tutti i sindacati a contestareaccordi mai riconosciuti.Il Governo tenta poi di correre ai ripari con il “Decreto Rilancio”, cheintroduce una nuova indennità, questa volta a favore solo del personaleinfermieristico per la “presa in carico dei pazienti Covid” (10 milioni) emodifica la precedente Legge 27/2020, prevedendo una trasformazione delfinanziamento straordinario da lavoro straordinario a fondo incentivante,dandolo a favore di chi opera in particolari condizioni di lavoro ed estendendoil beneficio dai sanitari a tutto il personale dipendente del SSN. Una vera epropria marmellata, spalmata in modo opaco e senza differenziazioni su chi harischiato tutto e chi niente. Le modalità? A discrezione di regioni e aziende.Come se non bastasse, si è aperto un altro fronte che vorrebbe penalizzare imedici nella possibile ripresa delle attività delle attività ordinarie, negandoloro la possibilità di esercitare la libera professione anche nella cosiddettaFase 2. Anche qui, la reazione di CIMO-FESMED non si è fatta attendere perdifendere un diritto stabilito da specifiche norme, ed ha intimato Regioni eaziende sanitarie di non mettere in atto comportamenti difformi dalledisposizioni di legge o che siano basato su un uso pretestuoso delleprerogative datoriali pur di compensare le proprie evidenti carenzeorganizzative.E per non farsi mancare nulla, la pioggia di fondi per gli ospedali Covid-19non solo è stata “calcolata male”, vale a dire con fondi insufficienti (indifetto per almeno 1-1,5 miliardi ) e senza prevedere come e dove trovare ilpersonale medico e sanitario necessario a tutti i nuovi posti di terapiaintensiva, ma dimostra che la lezione dell’epidemia non ha ancora insegnatoalla nostra politica che abbiamo bisogno di una "vera riforma del SSN", apartire da una revisione e nuovo finanziamento dei Lea, aumentando la quota diprevenzione, di assistenza sul territorio e il personale specializzato. E senon ora, quando? Noi non arretriamo, continuiamo a insistere e a vigilare.Affinché le medaglie siano quelle che conquistiamo per il presente e il futurodel servizio sanitario. Guido QuiciPresidente CIMO-FESMED20 maggio 2020