askanews.it
Dir. Resp.
Tiratura: n.d. - Diffusione: n.d. - Lettori: 5237
Edizione del 19/05/2020
Estratto da pag. 1
Don Colmegna: la Sanità riparta dal modello Case della Salute
Milano, 19 mag. (askanews) – Dopo l’emergenza coronavirus che ha messo in evidenza la debolezza di un sistema basato solo sulla centralità degli ospedali bisogna ripartire dalle strutture del territorio e dall’assistenza domiciliare, e creare invece strutture per riunire i servizi sociali e sanitari in un’unica gestione per una comunità presente su un determinato territorio omogeneo. E’ la proposta delle Case della Salute lanciata dalla Casa della Carità di Milano, diretta da don Virginio Colmegna e dalla Fondazione Santa Clelia Barbieri di Alto Reno Terme (BO). La proposta che fa perno su strutture di comunità ovvero legate alla comunità è già stata fatta propria da diverse decine di fondazioni, associazioni di volontariato, onlus presenti su tutto il territorio nazionale, oltre che dalla Cisl Lombardia, Cgil Lombardia, Cisl della Provincia di Monza Brianza, da Cittadinanzattiva, e che vede tra i primi firmatari, assieme a numerosi operatori sanitari e sociali: Silvio Garattini, presidente Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs, Rosy Bindi, presidente Onorario Associazione “Salute Diritto Fondamentale”; Renato Balduzzi, Università Cattolica Del Sacro Cuore; Marco Frey, Scuola Superiore Sant’Anna Di Pisa; Francesco Longo, Università Bocconi, Mauro Ceruti, IULM, Carlo Borgomeo, Fondazione per il Sud, Graziano Del Rio, Capogruppo PD alla Camera dei Deputati, e altri rappresentanti del mondo della cultura, dell’imprenditoria, del sindacato oltre a numerosi cittadini.

L’appello – http://www.casadellacarita.org/prima-la-comunita-appello – è stato inviato al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al Ministro della Salute, Roberto Speranza, al Presidente dell’ANCI, Antonio De Caro e al Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. Nella proposta, che trova conferma anche nelle buone pratiche evidenziate da una ricerca in corso dell’Università Bocconi e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, su una idea del Movimento “Prima la Comunità”, si sostiene che: “Il sistema sanitario ha rischiato seriamente di essere travolto dall’emergenza pandemia che è un evento di portata gravissima. Il rischio di collasso del sistema di cura non è dipeso solo dalla diminuzione di posti letto in terapia intensiva o dalla mancanza di ulteriori strutture specializzate di ricovero, ma soprattutto dal fatto che in questo Paese c’è un’insufficiente organizzazione dell’assistenza territoriale e domiciliare”.

Per questo, rivendicano i firmatari: “L’aumento dei fondi per la sanità pubblica deve essere finalizzato prevalentemente ad interventi preventivi, di cura e sociali nel territorio”. L’emergenza pandemia – continua l’appello – ribadisce con evidenza disarmante quanto la salute non sia un fatto individuale ma un efficace e potente indicatore di sviluppo sostenibile e di successo di una comunità. È significativo il richiamo che si sta facendo con forza alle responsabilità e ai comportamenti individuali per il raggiungimento di un fine comune. Senza un reale coinvolgimento della comunità nella definizione e nella conduzione di un piano strategico per la costruzione sociale della salute, alla prossima pandemia la debacle del sistema sanitario sarà peggiore di quella recente. Alla crisi sanitaria in corso si aggiunge l’aumento di coloro che non trovano nell’attuale sistema di welfare garanzie di dignità e di equità. Incidono, a vario titolo, in questo fenomeno molti determinanti sociali di salute ormai noti: la povertà economica, l’età, l’istruzione, il lavoro, il contesto abitativo, la solitudine, la provenienza geografica (anche per quanto concerne le differenze nord-sud nell’ambito di uno stesso paese). Inoltre si sta portando un ulteriore duro colpo alla condizione di disabili, malati mentali, carcerati, immigrati indigenti, soggetti che vivono ai limiti della povertà assoluta o relativa, senza contare le drammatiche vicende che hanno coinvolto tutto il sistema dei servizi per gli anziani.

Per uscire da una logica di sanità che mette al centro solo l’ospedale, a sua volta impoverito
di operatori e risorse, occorrono dunque proposte concrete di comunità che rendano visibile e operativa sul territorio un’attenzione alla salute pubblica differenziata secondo i bisogni e partecipata dai cittadini nelle responsabilità e nelle scelte. La soluzione concreta, già presente nel nostro ordinamento, sta nella Casa della Salute luogo di incontro tra tutte le risorse (formali e informali) che contribuiscono alla salute della comunità stessa, a partire dal volontariato non semplicemente supplente ma coprotagonista delle scelte di salute per quel territorio e quella comunità. Per sottoscrivere l’appello http://chng.it/wWPmrzYY