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Edizione del 18/05/2020
Estratto da pag. 1
Politica di coesione e emergenza da Covid-19: le misure europee per affrontare la crisi - la Repubblica
Anche la politica di coesione europea è stata investita e cambiata dall''emergenza coronavirus e oggi riveste un''importanza strategica per affrontare la crisi. La Fondazione Giacomo Brodolini ha chiesto ad alcuni esperti di spiegare in che modo
LA POLITICA di coesione europea investe sulla salute e sull'aiuto a persone e imprese più vulnerabili dopo lo choc Covid, chiavi di volta fondamentali per lo sviluppo e la competitività regionale, strategiche per ridurre le disparità sociali ed economiche. Il settore della salute e la politica della salute pubblica sono fondamentali per l'unione europea e le voci di spesa rappresentano circa il 10% del prodotto interno lordo in Europa, mentre il personale impiegato il 15% della forza lavoro del continente.

Il "Coronavirus Response Investment Initiative" (CRII), ovvero "Le misure dell'Europa per affrontare la pandemia", è un programma di iniziative adottato il 1 aprile del 2020 per mobilitare la politica di coesione verso una risposta flessibile ai bisogni crescenti generati dall'emergenza. L'obiettivo è quello di offrire maggiore supporto ai settori più esposti, come appunto quello sanitario e commerciale, aiutando cittadini e territori maggiormente colpiti degli Stati membri. Il programma elenca una serie di disposizioni per accelerare e crescere gli aiuti finanziando gli equipaggiamenti sanitari, i medicinali, i test, le strutture, le attrezzature mediche - inclusi i ventilatori e le mascherine - e supportando i gruppi maggiormente vulnerabili.

Al momento sono in atto procedure accelerate per consentire la riallocazione dei finanziamenti per le politiche di coesione e presumibilmente a questa iniziativa seguiranno programmi nazionali e regionali volti a riprogrammare gli obiettivi sulla base di esigenze specifiche.

Al tempo del Covid 19, la politica di coesione è stata impattata dalla crisi ma l'emergenza è stata anche un momento di ripensamento importante della strategia europea, che per alcuni andrebbe ridimensionata, per altri rafforzata. Uno shock simmetrico come questo mette in discussione - offrendo una nuova opportunità di analisi - la politica maggiormente in grado di operare sui territori, costringendola a reinventarsi per costruire quella che sarà la fase post-crisi. Cosa accade, dunque, in un momento di transizione così importante? E quali sono gli impatti sull'attuazione e sul disegno delle politiche di coesione generati dalle modifiche ai regolamenti sui fondi strutturali europei intervenuti con i pacchetti di misure CRII e CRII+?

"Alla politica di coesione - spiega Francesco Molica, direttore politiche regionali della Conferenza regioni periferiche marittime - è stato assegnato un ruolo centrale nella fase di crisi e tutt'ora sta avendo un impatto importante. I due pacchetti presentati presentano elementi per reindirizzare il maggior numero di risorse a favore del sistema sanitario e delle imprese e hanno la capacità di trasformare la natura della politica stessa. Prima che la crisi esplodesse, la strategia di coesione non se la passava benissimo, tanto che in programma c'erano tagli del 10%, che poi sono aumentati fino al 13% nelle proposte di compromesso discusse al consiglio, senza contare le prospettive di riduzione della portata geografica. Questi tagli erano stati giustificati dal fatto che la politica di coesione dovesse lasciare spazio a nuove priorità (digitalizzazione, decarbonizzazione, zero emissioni, etc), senza peraltro considerare che la strategia già investiva moltissimo su questi punti. Il piano Juncker ha fatto il resto. All'interno di questo quadro non certo roseo è esplosa la crisi. La Commissione europea si è trovata sotto pressione in un momento estremamente delicato - a fine bilancio, per giunta - e la politica di coesione si è rivelata all'improvviso l'unico strumento per intervenire e aiutare i Paesi in crisi, cosa che ha dato vita ai famosi due pacchetti di misure CRII e CRII+".

La politica di coesione funziona con meccanismi di un certo tipo e la Commissione è dovuta intervenire con due modifiche che consentissero di indirizzare i fondi a favore della crisi in maniera rapida, introducendo flessibilità nelle politiche e allentando le maglie per la gestione. "In alcuni casi - continua Molica  - con esiti positivi, in altri meno.
Tra le misure più importanti, ricordiamo la possibilità per le regioni di chiedere cofinanziamento al 100%, la riprogrammazione fino all'8% senza l'approvazione della Commissione, i trasferimenti senza limiti tra fondi e categorie di regioni (modifica che ha sollevato polemiche), la possibilità di sostenere le imprese in difficoltà (solitamente esclusa) e di intervenire sul capitale circolante delle imprese. Una visione rivisitata della politica di coesione, insomma, che porta inevitabilmente a chiederci cosa succederà domani. La Commissione ha deciso di prorogare i programmi attuali di due anni con iniezioni di nuove risorse ("Recovery program") e di introdurre un meccanismo che consente di estendere il meccanismo di politica di coesione con più facilità durante le emergenze. La politica di coesione è passata dall'essere snobbata all'essere considerata di importanza centrale: se resterà il perno della strategia della Commissione per sostenere la ripresa post-Covid, è necessario che il criterio di assegnazione dei fondi cambi, così che le risorse siano convogliate verso le aree più colpite dalla crisi".

La politica di coesione europea, colta in una sua fase di particolare transizione storica anche per effetto delle discussioni sul suo ruolo nel futuro bilancio europeo 2021-2027, ha da un lato subito l'urto dello shock e, dall'altro, è stata individuata quale principale strumento per affrontarlo.