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Edizione del 18/05/2020
Estratto da pag. 1
De Luca contro il governo: scarica le responsabilità sulle regioni. Boccia: segua le regole
Il presidente campano: che significa liberi tutti se abbiamo ancora curve epidemiologiche alte in alcune parti dell''Italia? Il ministro per gli Affari...
"Dal 3 giugno liberi tutti, dice il premier. Io dal 2 ragionerò per capire a che punto è il contagio. E comunque che significa liberi tutti se abbiamo ancora curve epidemiologiche alte in alcune parti dell'Italia?". Lo dice il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, in un'intervista al Corriere della Sera ricordando di non aver firmato, come altri suoi colleghi, l'intesa con il governo, perché ritiene che quell'accordo sia solo un esempio dell'italico gioco politico dello "scaricabarile" e chiede al ministro della Salute Roberto Speranza dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di assumersi le loro responsabilità. "Abbiamo condiviso il documento delle Regioni. Ma riteniamo che il ministero della Salute abbia il dovere di dettare linee guida per garantire le condizioni di base prioritarie perla sicurezza dei cittadini. Questo punto non è stato accettato e non abbiamo firmato", aggiunge De Luca sottolineando che "c'è stato un misto di finzione e di irresponsabilità. Per quello che ci riguarda lunedì (oggi per chi legge, ndr) non apriamo né i ristoranti né i pub né i mercati. Apriremo giovedì per preparare con serietà le condizioni di igienizzazione e poi di sicurezza per i clienti, in questi tre giorni". "Il passaggio alla ripresa piena della vita economica e sociale era nelle cose. Ma ci siamo arrivati nel modo peggiore, moltiplicando elementi di confusione e di pericolo futuro", conclude il governatore sottolineando che "è una posizione francamente sconcertante quella espressa dal governo. Cosa significa questo finto e tardivo rispetto per le autonomie regionali? Perché allora non lo si è fatto dal 4 maggio? La verità è che non si è retta l'onda d'urto delle categorie, di qualche Regione, del mondo produttivo che spingeva per aprire tutto"."De Luca non deve firmare nulla. Il parere è stato dato dalla conferenza delle Regioni. Una cosa sono le leggi e le regole un' altra cosa è la realtà virtuale. Poi c'è un decreto legge. Nessuno lo obbliga ad aprire. Ma se vuole ripartire deve seguire delle regole e attenersi alle indicazioni delle leggi dello Stato". Così il ministro per gli Affari regionali , Francesco Boccia, in un colloquio con la Stampa. "Questo è l' inizio di una fase nuova. La prima è durata due mesi e mezzo. E in quella fase lo Stato ha acquistato i ventilatori per le terapie intensive, li ha distribuiti sul territorio, ha inviato personale medico, ha distribuito soldi alla Regioni... Ora proprio perché restringere è doloroso, ma più facile, è inevitabile responsabilizzare i territori. Per le ripartenze, ci piaccia o no, il nostro Paese si confronta con 21 sistemi diversi e quindi è inevitabile coinvolgere tutti... Ma lo sforzo fatto oggi sarà utile per i mesi che varranno" aggiunge Boccia.Tra i due litiganti, ci sono i sindaci. "In questa guerra quotidiana tra Regioni e governo chi ci va di mezzo sono i Comuni. Quando dovrò valutare gli effetti delle riaperture, controllare che sia tutto fatto in ordine, sanzionare chi non è in regola, intervenire su chi protesta, convincere chi si ribella, ecco, non potrò dire questo è scritto nel decreto o nell' ordinanza. Dovrò metterci la faccia io. Io come tutti i sindaci italiani", dice il presidente dell'Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, in un'intervista a Repubblica. Perché "viviamo sospesi tra i dati confortanti dei contagi, la giusta richiesta delle categorie produttive di riprendere a lavorare, ma anche lo spettro di un incubo: che quei dati tornino a salire. Basta poco. Un assembramento, una riunione tra ragazzi, una cena a casa, una pizza in un locale che non applica le misure di sicurezza" aggiunge Decaro. "Abbiamo rinunciato al nostro potere d' ordinanza. Vi sembra poco? Qui tutti parlano di guerra civile per 20 Regioni che hanno voluto e vogliono dire la loro. Posso comprenderle, è nella loro autonomia, anche se i toni a volte non li ho capiti. Possiamo immaginare che cosa sarebbe successo in Italia se ogni sindaco avesse fatto un' ordinanza per il suo Comune? La legge ce lo consentiva. Se abbiamo deciso diversamente è stato solo per sal
vare lo Stato, sì voglio usare una parola grossa, abbiamo salvato l' unità dello Stato" conclude il presidente dell'Anci.