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Edizione del 16/05/2020
Estratto da pag. 1
Conte annuncia un`intesa che non c`era. Le Regioni insorgono, in piena notte la tregua
“C’è voglia di ricominciare” dice il premier, che parla di "rischio calcolato". Ma avverte i governatori: "Monitoraggio sofisticato, lo Stato potrà stringere di nuovo"
A tarda notte i presidenti di Regione frenano sul Dpcm, si riuniscono e minacciano di non firmare. Sembra stia per saltare l’intero impianto a poche ore dal fatidico lunedì. Giovanni Toti sbotta su facebook: “Siamo ancora in ufficio perché la Conferenza delle regioni sta per riunirsi quasi all’una di notte per un confronto urgente con il premier Conte e con il ministro Boccia. Il decreto che dovrebbe aprire la nuova fase da lunedì non corrisponde all’accordo politico raggiunto ieri (venerdì ndr.)”. E ancora sempre il governatore ligure: “Serve un’assunzione di responsabilità, sennò troppi cavilli affonderanno l’Italia definitivamente”. Così quando si supera l’una di notte ricomincia la videoconferenza. Da una parte l’esecutivo, dall’altra le Regioni. I governatori sono infuriati perché l’esecutivo non ha allegato le linee guida su cui avevano raggiunto l’intesa venerdì notte. Conte non le ha allegate e dai presidenti è partita la protesta. Quando scoccano le 4 del mattino le parti raggiungono la quadra. “Alla fine il risultato è arrivato”, annuncia Stefano Bonaccini. “Lavoro intenso e molto utile per far ripartire l’Italia in sicurezza”, sottolinea il ministro Boccia. 

E’ la giornata più lunga dell’esecutivo. All’ora di cena Giuseppe Conte si presenta davanti al Paese.  “C’è voglia di ricominciare, ma con prudenza”. In una cornice monumentale, il cortile di Palazzo Chigi disegnato da Felice Della Greca, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia all’Italia che i dati dell’epidemia sono incoraggianti. Insomma si riparte ma con la consapevolezza “che il rischio è calcolato e che servirà cautela e attenzione da parte di tutti”. E’ la prima conferenza aperta ai giornalisti, ed è già questa un’immagine di allentamento, della fine delle misure restrittive, di un Paese che volta pagina dopo due lunghi mesi di lockdown.

La scelta di accelerare arriva dopo una due giorni di confronto con gli Enti locali, culminata nella notte di ieri con l’approvazione di un decreto che fissa le linee di indirizzo messe a punto dalla Conferenza delle Regioni e che di fatto vengono recepite dal dpcm scritto quest’oggi. E il premier, dopo avere riunito in una video conferenza lampo la cabina di regia, in abito bluette, camicia bianca, una cravatta in pendant con la mise e l’immancabile pochette, conferma le misure del Dl che proprio nel pomeriggio è stato firmato dal Quirinale. Annunciando di fatto un’intesa che di fatto ancora non c’è. “Da lunedì – afferma con aria seriosa - ci si sposterà all’interno della Regione senza autocertificazione. Si potrà andare dove si vuole, al mare, in montagna, a fare una passeggiata. Riprendono anche gli incontri con gli amici”.

 

Tira un sospiro di sollievo Conte senza darlo a vedere e illustra cosa significherà la ripartenza. Eccolo allora elencare le attività che lunedì alzeranno le saracinesche: i negozi al dettaglio, i servizi legati alla cura della persona (parrucchieri, barbieri ed estetisti), e poi ancora i bar, i ristoranti, le pizzerie, i pub, le pasticcerie. E ancora: gli stabilimenti balneari. Le Chiese potranno celebrare le funzioni religiose e il calcio potrà tornare ad allenarsi. Sullo sport più amato dagli italiano l’avvocato del popolo non si sbilancia. Non c’è ancora la data di ripresa del campionato. “Bisognerà avere qualche garanzia in più”. Per le palestre, i centri sportivi e le piscine si dovrà aspettare il 25 maggio. “Dal 3 giugno – continua - sarà possibile spostarti dagli Stati dell’Unione Europea in Italia, senza l’obbligo di quarantena per chi arriva in Italia. Questo creerà le premesse per una ripresa del turismo”. Mentre i cinema e i teatri riapriranno il 15 giugno.

Va da sé che questa è una sorta di cornice disegnata dal governo che “le Regioni – osserva – saranno libere di ampliare o restringere”. Attenzione, però. Ed è qui che il presidente del Consiglio fa un passo indietro. E ricorda lo studio che oggi pomeriggio è arrivato sul tavolo di Palazzo Chigi, il tanto atteso monitoraggio della Fase due, che dovrà ispirare le d
ecisioni delle amministrazioni locali sulle riaperture. Il report settimanale realizzato dal ministero della Salute con l’Istituto superiore di Sanità, fotografa le singole Regioni dopo la fine del lockdown, e in particolare rivela che ce ne sono tre da tenere d’occhio perché hanno un “rischio moderato”: Lombardia, Molise e Umbria.

E allora da qui è un attimo per tornare al rapporto fra lo Stato e la Regioni. Non a caso Conte mette in chiaro: “Noi in questo momento non abbiamo un motivo per dire alla Lombardia che non apre. Perché non è nella fascia che giustifica la chiusura. Può, facendo le opportune valutazioni, decidere di riaprire”. Non c’è nessuno scarico di responsabilità, avverte. “Qui non si gioca con l’emergenza”. Ma consiglia ai lombardi “di fidare del principio di autoprotezione”. Ma c’è un dettaglio: quando finirà l’emergenza che ne sarà del rapporto tra lo Stato e le Regioni? Il numero uno di Palazzo Chigi risponde adombrando una riforma: “E’ un assetto che deve registrare qualche manutenzione: non mi concentro sulle proposte, ma credo sarà giusto fermarsi a riflettere e valutare se si puòmigliorare qualcosa in questa divisione di competenze”

Sia come sia, resteranno una serie regole per evitare i contagi. Il premier mette in guardia: si dovrà mantenere la distanza di un metro tra le persone, si dovrà indossare la mascherina e saranno vietati gli assembramenti. Annuncia poi che nei prossimi giorni partirà l’App Immuni che avrà un ruolo fondamentale nella strategia di contenimento dell’epidemia. Di certo, però, non si può non trascurare la questione economica. “Le difficoltà e il disagio sociale non scompariranno di colpo”, ammette l’avvocato del popolo. Consapevole che il decreto Rilancio da 55 miliardi “non può essere una soluzione”. Spazio anche alla manifestazione delle opposizioni che dovrebbe svolgersi il 2 giugno, festa della Repubblica, una data simbolica, sulla quale il centrodestra si è già diviso: “Sono consentite - replica  - le manifestazioni statiche con distanziamento sociale” . Ma questa è la conferenza stampa della riapertura, della scelta di accelerare. Della Fase due. Con un avvertimento: “Se salirà il contagio, stringeremo di nuovo”. Peccato che dopo qualche sarà costretto a risedersi al tavolo con le Regioni. E solo a notte fonda riuscirà a placare la furia dei governatori. Tutto finito? Oggi sarà il turno delle ordinanze delle Regioni che potranno allentare o restringere il Dpcm. Alè. 

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