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Edizione del 17/05/2020
Estratto da pag. 1
Stefano Bonaccini: “Ottima trattativa con Roma e adesso prendiamo il Mes” - Ultime notizie di cronaca e news dall`Italia e dal mondo
Il governatore dell’Emilia Romagna: «Scritta pagina importante sulle relazioni istituzionali»
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Il governatore dell’Emilia Romagna: «Scritta pagina importante sulle relazioni istituzionali»

ROMA. Il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, si sa, è un padano estroverso, uno che ostenta il buonumore anche quando non ce l’ha, ma in queste ore – lui che è il “presidente dei presidenti” di regione - è assai soddisfatto pure in privato: «Si può fare sempre di più, ma stavolta abbiamo scritto una pagina importante anche dal punto di vista delle relazioni istituzionali». Bonaccini ne è convinto: alla fine le Regioni hanno riconquistato protagonismo politico, anche perché nell’ultimo Dpcm c’è quella libertà di ordinanza – poter stringere e allentare la “presa” – che rappresenta un potere politico non indifferente.

Le distanze per tavolini e ombrelloni saranno le stesse da Vipiteno a Lampedusa: il governo ha sottoscritto la vostra proposta ma il presidente del Consiglio dice che ora la responsabilità sarà vostra. Ricomincia il gioco del cerino? «Le Regioni hanno presentato linee guida condivise al governo, che aveva chiesto un testo con regole comuni. Abbiamo dato indicazioni che permettono alle attività economiche di poter ripartire in sicurezza, avendo certezza delle regole e tutelando la salute di lavoratori e cittadini. Tutto questo per me ha un significato chiaro: collaborazione istituzionale, fra territori e con lo Stato, a vantaggio dei cittadini. La leale collaborazione tra istituzioni è sempre necessaria, ma in una situazione di epidemia diventa addirittura imprescindibile».

Potrebbero presto crearsi due Italie, una che da Veneto-Friuli scende dall’Emilia sino alla Sicilia e un’ Italia di Nord-Ovest? Oppure bisognerà abituarsi a un’Italia punteggiata da piccole isole rosse che chiudono e riaprono? «Ripeto, si potranno adottare misure restrittive sulla base dell’andamento del contagio e della tenuta delle strutture sanitarie. Non solo a livello regionale ma sub-regionale. La cosa essenziale, in caso di nuovi focolai, è intervenire tempestivamente e circoscrivere, per non tornare a bloccare l’intero Paese».

Lombardia e Piemonte volevano che a decidere fosse il governo perché così poi le responsabilità ricadevano su Roma?

A palazzo Chigi ripetono che all’Italia non interessa il Mes. Le Regioni pensano che 36 miliardi farebbero bene ai loro sistemi sanitari? «So quello che penso io: che bisogna investire sempre di più sulla sanità pubblica e territoriale. E se arrivassero all’Italia 36 miliardi di euro per questo - che per l’Emilia-Romagna potrebbe voler dire circa 2 miliardi e mezzo - io li prenderei immediatamente per rafforzare strutture, tecnologie, servizi e operatori. Il resto è ideologia e propaganda, buona per un comizio elettorale. Ma i comizi non curano le persone».

Finora hanno circolato fanta-miliardi: quanto brucia questo ritardo? «Non basta stanziare risorse ingenti, i soldi devono arrivare in fretta a famiglie, imprese, cittadini. Il governo ha fatto bene durante l’emergenza, ma adesso bisogna accelerare: nella ricostruzione bisogna fare di più e meglio. Tutti, noi compresi».

Alla fine su “contenimento” dell’Inail e riduzione delle distanze hanno prevalso Emilia e Veneto, perché non ammetterlo? «Avevamo un punto di vista coincidente e avevamo fatto a monte un gran lavoro sui protocolli di sicurezza, con l’accordo delle parti sociali e col supporto attiva dei tecnici sanitari, che sono i più qualificati in materia di salute e prevenzione del contagio. Detto questo, non ha prevalso nessuno. Abbiamo anzi prevalso tutti insieme, come Conferenza delle Regioni e come collaborazione Governo-Regioni. Questa è la cosa che conta».

Le Regioni, viste ormai come carrozzoni clientelari, alla fine si sono conquistate un ruolo politico? «Parlo della Regione che conosco: nessuno può considerarla come un carrozzone clientelare. Qui se abbiamo retto è stato grazie al sistema sanitario che abbiamo costruito in questi 40 anni, servizi e assistenza diffusi nel territorio e poli ospedalieri d’eccellenza, oltre
agli straordinari professionisti e che vi lavorano. Per questo ribadisco che sull’autonomia non intendo arretrare di un centimetro: servono invece livelli essenziali garantiti a tutti i cittadini, da nord a sud. Proprio oggi festeggiamo i 50 anni di nascita delle Regioni, mi lasci direi che i padri costituenti avevano visto lungo».

Lei ha scritto il libro “La destra si può battere”. E se fosse lei a sfidarla, magari in duello con l’altro emergente Luca Zaia? Un bipolarismo che nasce dai territori… «Stimo Luca, io però sto cercando di governare al meglio la mia regione e dovremo lavorare durissimo per ripartire. Il mio futuro è adesso, è l’Emilia-Romagna. E se la politica ritorna alle logiche anche solo di qualche mese fa, si appresta a diventare preistoria: dobbiamo dare risposte ai cittadini, basta teatrini».

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