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Edizione del 02/01/2020
Estratto da pag. 1
Senza piano rifiuti e nella Valle Galeria: con la nuova discarica di Roma il M5s si rimangia le promesse fatte
Le contraddizioni di Raggi sul fronte rifiuti. Ecco come nell''ultimo mese il Campidoglio ha ribaltato scelte e posizioni, finendo per tradire le promesse fatte ai romani
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Mai una discarica a Roma da progettare "in fretta e furia" con un'ordinanza, mai in uno dei sette siti indicati dai tecnici (tra cui la Valle Galeria), e mai senza l'ok definitivo al piano rifiuti della Regione Lazio. Erano questi i punti fermi della sindaca Raggi e della sua maggioranza, nel braccio di ferro durato settimane con la Regione Lazio.

Cos'è accaduto invece? Che la discarica a Roma si farà, come scritto nella delibera di giunta licenziata il 31 dicembre 2019 a poche ore dal brindisi di mezzanotte. E si farà nel cuore della Valle Galeria, tabù dei tabù, nella cava di Monte Carnevale già autorizzata per scarti inerti a due chilometri dall'ex impianto di Malagrotta, con il piano rifiuti ancora da approvare in Consiglio regionale. Tradotto: tutto il contrario di quanto promesso. Ecco così che il Movimento Cinque Stelle, ha finito per abdicare a ogni impegno preso con i cittadini. Ricordiamo quando, e perché. 

"No a discariche in fretta e furia"

"Non vogliamo nuove discariche fatte in fretta e furia con programmi emergenziali, abbiamo già pagato e continuiamo a pagare il post Malagrotta" tuona la sindaca solo il 6 dicembre scorso, durante una seduta di Consiglio straordinario sui rifiuti. Alza i toni e sembra ancora decisa a non cedere. Sono passati dieci giorni dall'ordinanza emanata dalla Pisana, quella contenente l'obbligo scritto per il Comune di Roma - pena l'arrivo di un commissario - di indicare entro fine anno un sito dentro la città per lo smaltimento dell'indifferenziato. E per quanto il Comune fatichi a formulare sulla carta alternative reali a un sito di smaltimento, di progettarlo "in fretta e furia" appunto, magari ignorando la necessaria tutela della salute pubblica, non se ne parla proprio. 

"Mai in cave già presenti a Roma"

Il capogruppo M5s Giuliano Pacetti definisce l'ordinanza "folle", e blinda le sette cave già esistenti, attive o in via di attivazione per rifiuti inerti, indicate in un documento allegato al dispositivo e firmato dai tecnici di Comune e Regione. Sono le più veloci da far partire, con iter che vanno da 30 a 200 giorni a seconda del sito. Per questo vengono indicate come le più adatte a rispondere a un quadro d'emergenza. Pacetti e consiglieri ripetono più volte che mai quei luoghi ospiteranno una nuova discarica di rifiuti urbani. Che l'ordinanza potrebbe finire impugnata al Tar, che si attenderà l'approvazione finale del piano rifiuti in Regione. E che la scelta semmai ricadrà su una più ampia rosa di aree e una progettazione a lungo termine. 

La maggioranza lo mette poi per scritto in una mozione votata in Aula: "L'Assemblea capitolina impegna la sindaca Raggi a dichiarare la disponibilità di Roma Capitale a realizzare nel proprio territorio gli impianti di trattamento e/o smaltimento, che si rendessero necessari, esclusivamente a seguito dell'approvazione del nuovo Piano rifiuti della Regione Lazio", oltre a "valutare di impugnare al Tar l'ordinanza della Regione Lazio". E ancora a "opporsi all'apertura di impianti, di trattamento e/o smaltimento, sul territorio di Roma Capitale che dovessero derogare a norme poste a tutela dell'ambiente o della salute pubblica, in siti quali ad esempio, cave o discariche presenti a Roma e già autorizzate per altre tipologie di rifiuti". 

L'accordo che tradisce le promesse

Era questa la volontà dell'Assemblea. Che Raggi però finisce per ignorare
. L'ordinanza non viene impugnata e, messa alle strette da tempi e polemiche, con la Regione Lazio avvia una trattativa serratissima a pochi giorni dal Natale, strappando un accordo che viene salutato dalla sindaca come una grande vittoria. La Regione cancellerà dal suo piano rifiuti il cosiddetto "sub Ato" di Roma Capitale, un perimetro territoriale da istituire ex novo dentro al quale sarebbe diventato obbligatorio chiudere il ciclo dei rifiuti. In cambio il Comune dovrà indicare entro il 31 dicembre un sito dove realizzare una discarica definitiva entro 18 mesi. Non provvisoria, e la differenza che secondo il Campidoglio farebbe il risultato sta tutta lì. 

"Questa è una vittoria di tutti, dei cittadini di Falcognana ma anche di quelli del VI e dell'XI Municipio" esulta Raggi il giorno dopo l'ok all'accordo. È il 21 dicembre. "Non solo abbiamo ottenuto di non aprire una discarica a Falcognana ma anche di non aprire nessuna discarica temporanea a Roma delle sette individuate". Temporanea no, ma definitiva sì, in tempi rapidi e proprio in uno dei sette siti individuati: la cava della NGR New Green Roma Srl, a due chilometri di distanza da Malagrotta. È qui che alla fine, a sorpresa e accantonando l'ipotesi Tragliatella nel XIV municipio, ricade la scelta del Campidoglio. 

La discarica nella Valle Galeria

Autorizzata appena prima di Natale in chiusura di una Conferenza dei Servizi avviata in estate, secondo i tempi stimati dai tecnici e indicati nella tabella della relazione tecnica, la discarica sulla carta potrebbe essere pronta dall'avvio del procedimento in 60 giorni. Due mesi. In realtà le tempistiche saranno più lunghe, con nel mezzo una probabile procedura di esproprio.

Così, il 31 dicembre, la giunta si riunisce in seduta straordinaria e licenzia la delibera, dove tra l'altro si cita in più passaggi l'ordinanza regionale come documento di riferimento a cui rispondere, la stessa ordinanza che mai nel racconto dei grillini avrebbe potuto dettare la linea sulla realizzazione della discarica. 

Ricapitolando: il Campidoglio non è riuscito nei fatti a rispettare le promesse fatte ai romani. Costretto a realizzare una discarica perché Colleferro chiuderà il 15 gennaio, e il quantitativo di indifferenziata da smaltire è troppo alto per poter contare esclusivamente su impianti esteri, ha lottato fino all'ultimo (almeno a parole), per poi capitolare "in fretta e furia" su uno dei luoghi più caldi della città. Il territorio che ha subito Malagrotta, e che già dalla notte di Capodanno ha fatto partire le prime proteste. Senza contare la bomba politica interna pronta a scoppiare. Tra municipi e Campidoglio i grillini contrari alla scelta non mancano. L'ipotesi di una fronda anti discarica, e a questo punto anche anti Raggi, è concreta. Una nuova grana da gestire per la sindaca, all'alba del nuovo anno.