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Edizione del 07/05/2020
Estratto da pag. 1
Nella Conferenza Stato-Regioni di oggi la governatrice tornerà alla carica per "liberare" bar, ristoranti e parrucchieri dall'11 maggio
Donatella Tesei
Perugia
Gio. 07 Mag. 2020
La Regione chiede al Governo Conte la definizione chiara di un calendario delle ripartenze. Il ministro della Salute Roberto Speranza e quello degli Affari regionali Francesco Boccia sono gli interlocutori più diretti della governatrice Donatella Tesei, che ora punta alla sostanza chiedendo date certe per il via libera alle categorie economiche ancora in attesa della ripartenza.
L'obiettivo è ottenere una risposta entro la giornata di oggi, giovedì 7 maggio. Il pressing tocca i dicasteri guidati da Speranza e Boccia, fa sponda con la Conferenza delle Regioni e punta dritto su Palazzo Chigi.
La giunta umbra non ha intenzione d'impiccarsi ai dettagli, ma chiede di passare al più presto dalla promessa che il 18 maggio sarà concessa “libertà di movimento” alle Regioni alla certezza formale che il passo sia effettivamente questo.
Il confronto parte dal Dpcm del 26 aprile nel quale non erano state fissate date sicure oltre quella di ieri in cui solo “metà economia” ha avuto la possibilità di tornare a muoversi. Per tutti gli altri settori fino ad ora il Governo s'è fermato all'annuncio di decisioni da formalizzare.
L'Umbria vuole trattare proprio su questo. La prima fase del pressing è stata utile a strappare la promessa di un passo ulteriore per la giornata del 18 maggio, ma anche ieri l'Umbria è tornata a calare due assi: la seconda giornata di fila a “zero nuovi positivi” e il lavoro del comitato scientifico regionale a supporto del calendario delle ripartenze.
Non solo, l'assessore alla Sanità Luca Coletto non ha smontato nulla della struttura di emergenza sanitaria allestita nelle scorse settimane: i 117 posti letto di Terapia intensiva erano 69 all'inizio dell'emergenza sono li per far fronte al rischio di una seconda ondata di contagi. Questo è uno dei punti ribadito alle Regioni dal ministero della Salute. La questione tempo, però, diventa decisiva. La libertà concessa alle Regioni di far ripartire lunedì 18 maggio alcuni settori strategici non potrà essere annunciata nella serata di domenica 17, per questo la Regione punta ad averre risposte chiare almeno dieci giorni prima del secondo giro di aperture.
Ma dal Governo arrivano segnali incoraggianti a riguardo. In una lunga intervista del premier al Fatto su Fase 2, Bce, Bonomi e le misure per superare la crisi, viene affermato senza ombra di dubbio: “Siccome ora ci sono soglie definite di allarme, siamo in condizione di studiare un’eventuale anticipazione delle aperture per ulteriori attività con differenziazioni geografiche. In presenza di un protocollo di sicurezza per spazi, ambienti e attività, si potrà decidere di anticipare le aperture di centri estetici, parrucchieri, ma anche teatri”.
In sostanza il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un’intervista in apertura di prima pagina del Fatto Quotidiano si dice fiducioso sulla curva epidemica: “Non mi aspetto un particolare aumento dei contagi, perché ormai si è diffusa fra i cittadini un’educazione generale alla convivenza col virus. Anche se ci sono settori che non possiamo controllare del tutto, come gli ambiti familiari. Lo stesso il ritorno in fabbrica, nonostante i protocolli rigorosi, potrebbe far risalire la curva. Ma stiamo facendo tutto con grande scrupolo e abbiamo un piano che ci consente, se le cose andassero male, di intervenire in modo mirato, geograficamente circoscritto, e non generalizzato”.
Insomma sulle riaperture anticipate richieste da alcune Regioni Conte non chiude, ma chiede agli enti locali pazienza. Almeno fino al 17 maggio.“Sino ad allora saranno in vigore le misure dell'ultimo Dpcm, le Regioni ogni giorno ci forniranno i dati aggiornati e sono fiducioso che con il rispetto delle regole la curva epidemiologica potrà ulteriormente rallentare in alcuni territori”.
“Non ignoro - aggiunge
- le richieste di alcune Regioni e di particolari categoria di anticipare l'apertura delle rispettive attività. Siamo al lavoro anche per questo, ma avendo sempre come prioritario l'interesse generale della tutela della salute di tutti i cittadini”.
Dunque, allo stato dei fatti, tutto lascia intendere che si vada ad un ok da parte del presidente del Consiglio a riaperture anticipate, ma non prima del 18 maggio.
Le proposte della presidente Tesei a Conte: questo il programma di riaperture.
Negozi aperti dall’11 maggio, compresi parrucchieri e barbieri.
Dal 18 maggio bar e ristoranti.
“Abbiamo inviato ai Ministri Boccia e Speranza, dopo averla illustrata durante l’incontro tra i Presidenti di Regione, la nostra proposta di programma di riaperture delle varie attività commerciali e produttive in Umbria tenendo conto dell’attuale situazione dei contagi nel nostro territorio congiuntamente alle esigenze del tessuto economico”. È quanto afferma la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei. “Il documento, che ha visto il parere favorevole del Comitato Tecnico Scientifico dell’Università degli Studi di Perugia, contiene, oltre che il cronoprogramma, anche le misure di sicurezza sanitarie che riguardano sia i lavoratori che gli avventori delle varie attività. Abbiamo optato per la strada istituzionale del dialogo con il Governo, nella speranza che tale scelta venga apprezzata e che la nostra proposta possa essere accolta, pronti, ovviamente, a monitorare le conseguenze sanitarie che ne possono derivare ed eventualmente a procedere con modifiche e sospensioni del piano stesso”. Il documento redatto dalla Regione Umbria prende in considerazione la maggior parte delle attività economiche per le quali nell’ultimo Dpcm non viene presentato alcun cronoprogramma. La presidente Tesei ha inoltre sollecitato il Governo a prendere decisioni celeri su numerosi temi come: attività sportive ed economiche connesse, formazione, fornitura mascherine per i cittadini, centri estivi, mobilità privata e tutti i temi di sostegno economico alle attività di imprese e famiglie, con particolare riferimento al sostegno nell’affido dei minori per i genitori impegnati in attività lavorative.