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Edizione del 05/05/2020
Estratto da pag. 1
Coronavirus, l`Umbria vuole le date per riaprire
PERUGIA - Un calendario delle ripartenze nero su bianco. È la richiesta che Palazzo Donini ha rivolto anche ieri con una certa forza al governo. La sensazione è che i decibell del...
PERUGIA - Un calendario delle ripartenze nero su bianco. È la richiesta che Palazzo Donini ha rivolto anche ieri con una certa forza al governo. La sensazione è che i decibell del dialogo politically - e istitutionally - correct potrebbero aumentare nei prossimi giorni. Il ministro della Salute Roberto Speranza e quello degli Affari regionali Francesco Boccia sono gli interlocutori più diretti della governatrice Donatella Tesei, che ora punta alla sostanza: date certe per il via libera alle categorie economiche ancora in attesa. L’obiettivo è ottenere una risposta entro metà settimana.

Il pressing tocca i dicasteri guidati da Speranza e Boccia, fa sponda con la Conferenza delle Regioni e punta dritto su Palazzo Chigi. La giunta umbra non ha intenzione d’impiccarsi ai dettagli, ma chiede di passare al più presto dalla promessa che il 18 maggio sarà concessa “libertà di movimento” alle Regioni alla certezza formale che il passo sia effettivamente questo. Il confronto parte dal Dpcm del 26 aprile nel quale non erano state fissato date sicure oltre quella di ieri in cui solo “metà economia” ha avuto la possibilità di tornare a muoversi. Per tutti gli altri settori fino ad ora il Governo s’è fermato all’annuncio di decisioni da formalizzare. L’Umbria chiede proprio questo e vuole trattare su questo.

La prima fase del pressing è stata utile a strappare la promessa di un passo ulteriore per la giornata del 18 maggio, ma anche ieri l’Umbria è tornata a calare due assi: la seconda giornata di fila a “zero nuovi positivi” e il lavoro del comitato scientifico regionale a supporto del calendario delle ripartenze. Non solo, l’assessore alla Sanità Luca Coletto non ha smontato nulla della struttura di emergenza sanitaria allestita nelle scorse settimane: i 117 posti letto di Terapia intensiva - erano 69 all’inizio dell’emergenza - sono lì per far fronte al rischio di una seconda ondata di contagi. Questo è uno dei punti ribadito alle Regioni dal ministero della Salute.

La questione tempo, però, diventa decisiva. La libertà concessa alle Regioni di far ripartire lunedì 18 maggio alcuni settori strategici non potrà essere annunciata nella serata di domenica 17. Per questo la Regione Umbria punta ad avere risposte chiare entro la giornata di giovedì: 10 giorni prima del secondo giro di aperture.

PER I TEST DECIDE L’AZIENDA

Dal canto proprio, ieri, Palazzo Donini ha approvato il piano per la sicurezza dei lavoratori. Distanziamento, sanificazione e mascherine sono i punti cardine del documento. Per i test sierologici, invece, la decisione viene lasciata al medico aziendale responsabile della sorveglianza sanitaria, i costi sono a carico delle imprese e resta la volontarietà dei dipendenti di sottoporsi al controllo. In caso di positività, tocca ancora la medico del lavoro segnalare la situazione alla Asl ed invitare il lavorare e i suoi familiari all’isolamento a casa.

ALLARME MASCHERINE

E torna ad avvicinarsi al limite di criticità la fornitura di mascherine chirurgiche. Le scorte previste dal “piano Arcuri” non sono ancora arrivate e le farmacie ne avrebbero a disposizione solo per pochi giorni ancora. E’ partita, invece, la distribuzione di 150mila pezzi da parte della Regione ad anziani e soggetti deboli attraverso i comuni.

FINANZIAMENTI

Siglata ieri anche l’intesa tra la Regione e la commissione Abi Umbria. La Regione mette a disposizione un milione di euro come garanzia alle banche per l’erogazione della cassa integrazione in deroga. Ed è arrivato pure il via libera dalla prima commissione del consiglio regionale al disegno di legge “anti-Covid”: slittamento del bollo auto a settembre, riprogrammazione di alcuni fondi europei e sostegno ad associazioni sportive e culturali.

LA RICHIESTA

Dai banchi dell’opposizione, il Pd e Andrea Fora (Patto civico) chiedono alla giunta regionale di stanziare risorse per Comuni e Asl: «Perché i servizi socio-assistenziali sospesi a causa dell’emergenza Covid vengano rimodulati, riorganizzati e
pagati»

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