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Edizione del 30/04/2020
Estratto da pag. 1
Coronavirus, il calendario delle riaperture che vorrebbe l`Umbria
L’idea è riaprire i vari comparti a scaglioni settimanali partendo dal 4 maggio fino all’8 giugno. Con stringenti e ineludibili misure di sic...
L’idea è riaprire i vari comparti a scaglioni settimanali partendo dal 4 maggio fino all’8 giugno. Con stringenti e ineludibili misure di sicurezza. E con l’avvertenza che se il temuto parametro R con zero dovesse tornare pari a 1 le riaperture verrebbero sospese.Partendo dalla cura per gli animali domestici fino alle strutture ricettive non alberghiere, Palazzo Donini ha ipotizzato il ritorno alla vita per migliaia di imprese e di negozi umbri. Il “cronoprogramma” per far ripartire l’Umbria messo nero su bianco dagli uffici regionali, condiviso e vidimato dal Comitato Tecnico scientifico dell’Università, è stato presentato ieri pomeriggio a sindacati e associazioni datoriali prima di approdare in Conferenza delle Regioni, per essere poi proposto al Governo. La governatrice Donatella Tesei, sulla scorta dei pochi contagi che si registrano da giorni nel cuore verde, continua a chiedere con forza che all’Umbria venga dato un via libera anticipato rispetto a quello delle regioni più martoriate dal Coronavirus. Ma lo sta facendo e vuole continuare a farlo rispettando le leggi. Per quanto incomprensbili possano apparire. Senza contare che, il ministro per gli affari regionali, Francesco Boccia, ieri ha avuto un lungo faccia a faccia con i governatori italiani e non ha lasciato nulla di poco chiaro nelle parole che ha usato. Ha detto infatti che verranno adottati provvedimenti quali “diffide” con richiesta di rimozioni di “parti incoerenti” e “impugnazioni” nei confronti di quelle ordinanze - adottate da altre regioni - che verranno ritenute non in linea con il DPCM. Boccia ha annunciato dunque che eventuali differenziazioni regionali verranno prese in considerazione a partire dal 18 maggio, tenendo conto dell’andamento epidemiologico e di altri indici sanitari di cui le Regioni hanno discusso ieri pomeriggio con il ministro della salute, Roberto Speranza. Tesei comunque ci prova e stamattina presenta il piano anche se, date le premesse, è verosimile che aperture differenziate potranno partire dopo il 18 maggio. Secondo l’idea di Palazzo Donini e università il 4 maggio potrebbero ripartire i servizi per la cura degli animali domestici solo previo appuntamento. L’11 il commercio al dettaglio con ingressi contingentati e un cliente ogni 20 mq. Sempre l’11 l’Umbria vorrebbe dare anche il via libera a parrucchieri ed estetisti: solo previo appuntamento, con l’uso di Dpi, il distanziamento e la presenza di una persona per 20 mq. Per il 18 maggio l’idea è far ripartire bar e ristoranti con distanziamento minimo di 2 metri tra i tavoli, di 1 tra i commensali e con l’uso del 50% dei coperti rispetto al pre-pandemia. Il 25 maggio potrebbero ripartire centri estetici e centri massaggi solo con appuntamenti singoli. Il primo giugno si vorrebbero far riaprire le strutture ricettive non alberghiere e l’8 giugno il commercio ambulante. Alla base della proposta per le riaperture ci sono tutta una serie di premesse: a partire dal fattore R con zero che in Umbria sfiora davvero lo zero, fino alle imprese che dovranno adottare prescrizioni obbligatorie come mascherine e guanti, test sierologici ripetuti ogni 2 settimane e misurazione della temperatura. Una delle altre premesse è il sistema sanitario regionale in grado di monitorare la situazione e intervenire in maniera tempestiva in caso di nuovi contagi e nuovi cluster. E infine, l’assicurazione da parte del Governo di una massiccia fornitura di dispositivi di protezione personale. Le associazioni datoriali hanno accolto la proposta con favore, mentre i sindacati sbarrano la strada a fughe in avanti. Anche se l’Umbria vuole farle solo con l’autorizzazione del Governo.