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Edizione del 27/04/2020
Estratto da pag. 1
Fase due anticipata per Ducati e Marelli - Cronaca
Lamborghini attende il 4 maggio, così come La Perla. Via ai cantieri pubblici, fermi quelli privati. Raggi (Ance): assurdo, sono sicuri
Il balletto sulla fase due anticipata di alcune filiere internazionali (come automotive, moda e ceramica) e cantieri edili ha tenuto banco fino a ieri sera. Alla fine della cabina di regia tra governo e Regioni (che nei giorni scorsi era slittata due volte) il nodo è stato sciolto: aprono le prime e l’edilizia pubblica. Nel decreto si prevede, invece, il via libera generale per manifattura, tutti i cantieri e l’ingrosso il 4 maggio. Per il commercio al dettaglio si dovrà attendere il 18 maggio.

Il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, in qualità anche di presidente della Conferenza delle Regioni, da giorni puntava a questo risultato. E, ieri, non ha nascosto la soddisfazione: "È stata accolta la nostra proposta, condivisa con tutte le parti sociali nel Patto per il Lavoro regionale, e che avevamo poi avanzato al governo, anche a nome delle altre Regioni". La ripartenza, però, avverrà sempre attraverso comunicazioni alle Prefetture. Un passo avanti, ma nessun ’liberi tutti’. "Sulla sicurezza saremo inflessibili – spiega Vincenzo Colla, assessore regionale al Lavoro e allo Sviluppo economico –, ma sono sicuro che le nostre imprese ripartiranno con la massima responsabilità".

Chi aprirà oggi nel nostro territorio? Tra i nostri gioielli dell’automotive, ci sono distinguo: Lamborghini aspetterà il 4 maggio, mentre Ducati è pronta alla fase due anticipata. Ieri, per definire la situazione, a Borgo Panigale c’è stato un incontro tra Rsu e azienda. "Oggi – spiega Simone Selmi (Fiom-Cgil) – alla Ducati lavorerà qualche volontario, ma la produzione sarà a pieno regime solo a partire da domani". Riparte, anche se a scartamento ridotto, Magneti Marelli: lo stabilimento di Crevalcore avrà una trentina di persone per turno. Ripartiranno, poi, le imprese che fanno macchine agricole e impiantistica alimentare e anche quel pezzetto di packaging (settore che non si è quasi mai fermato) che era rimasto fuori dai codici Ateco.

E la moda? La Perla si sta preparando. "Ma – come sottolinea Teresa Russo (Filctem Cgil) – prima l’azienda dovrà organizzarsi" e quindi probabilmente aspetterà il 4 maggio. Come anche il Centergross (l’ingrosso parte la prossima settimana per decreto). Fumata nera, invece, per l’edilizia privata che ripartirà solo il 4 maggio. Via libera, quindi, ai cantieri che si occupano di edilizia scolastica, carceraria, sanitaria e di dissesto idrogeologico. Giancarlo Raggi, presidente di Ance Emilia e amministratore unico del gruppo costruzioni Raggi, è piuttosto deluso. "Nel nostro settore, ad oggi, sta lavorando il 30% delle imprese. Si tratta di chi fa opere infrastrutturali e stradali. Con queste nuove disposizioni, tornerà attivo al massimo un 10% in più... Senza contare che chi si occupava di dissesto idrogeologico già lavorava. Ma il privato, invece, non può ripartire. Assurdo".

Il punto dirimente? La sicurezza. "Che – continua Raggi – se è garantita nei cantieri pubblici, lo è anche in quelli privati".

Il protocollo per l’edilizia, del resto, è stato già firmato dal ministero delle Infrastrutture, con una serie di precauzioni: la quotidiana misurazione della temperatura, l’accesso contingentato agli spazi comuni, la distanza di un metro tra le persone, i dispositivi di protezione individuale, una serie di regole per l’accesso dei fornitori e via così.

"Il problema è che più si ritarda più molti piccoli subfornitori rischiano di chiudere. Chi ha piccole aziende come fa a campare con 600 euro? Hanno tutta una serie di costi, dall’affitto del capannone, ai contratti di leasing... La situazione è drammatica", insiste il numero uno di Ance Emilia. "Se anche ci davano il via libera per ripartire prima del 4 maggio, non è che in un giorno ricominciavamo a muovere mattoni. Erano giorni utili per organizzarci. Così, intanto, vanno in fumo miliardi", conclude.

La conferma arriva dall’analisi del Cresme: a livello nazionale nel 2020 il settore costruzioni perderà 34 miliardi.

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