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Dir. Resp.
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Edizione del 21/04/2020
Estratto da pag. 1
Intanto la prefettura sblocca 1.712 imprese
L'assessore Michele Fioroni
Perugia
Mar. 21 Apr. 2020
Il tessile, con Spagnoli e Cucinelli che hanno già riaperto e moltissime aziende che hanno riavviato la produzione con l'istanza al prefetto, la meccanica, dove «in molti casi i livelli di automazione delle aziende già garantiscono il distanziamento in fabbrica».
E poi «sicuramente l'edilizia, e i cantieri delle ricostruzione, unico comparto a moltiplicatore veloce che peraltro si svolge all'aria aperta e assicura un livello di sicurezza sanitaria».
Come riporta oggi La Nazione, l'Umbria, secondo l'assessore allo sviluppo economico Michele Fioroni, può ripartire da questo, «aspettando le linee guida del Governo» ma anticipando, di fatto, la Fase 2, come è nelle intenzioni della Governatrice, Donatella Tesei che sta mettendo sul tavolo della Conferenza delle Regioni il “Modello Umbria”. Le domande arrivate in prefettura sono 1.712 (961 le istruttorie già terminate) e solo per 6 aziende il pool ha applicato la sospensione. E di queste, la maggior parte, sono del settore tessile. «E' un settore che ha un alto rischio di sostituzione sui mercati esteri», spiega ancora Fioroni che non vede nella riapertura con il sistema del silenzio-assenso alcun aggiramento delle norme del lockdown: «Le nostre aziende si stanno ristrutturando e le richieste in prefettura sono corredate di un piano di sicurezza che va dalla dotazione di Dpi, alla sanificazione, alle misure per garantire il distanziamento. Il tessile ha perso una stagionalità per un duplice motivo: da una parte la difficoltà a produrre, dall'altra, anche per chi aveva stock di materiali e campionari già pronti, la sfiducia dei clienti che non si fidano che il prodotto arrivi. La capacità di produzione viene messa in discussione. La stagione primaverile è già compromessa e prima riescono ad attivarsi e prima riescono a non essere sostituiti. Adesso vince chi arriva prima sui mercati di destinazione». Per Fioroni l'altro settore strategico da far ripartire è la meccanica in generale, come il polo dell'aeronautica, nelle filiere intermedie che, al pari tessil e moda, corrono il pericolo di un rimpiazzo. Ma l'altro grande bacino economico umbro da rilanciare è quello turistico. «La crisi è partita prima che il virus arrivasse in Italia perchè ha condizionato i flussi. Basta pensare alle sfilate online per i compratori cinesi. E' il settore che ripartirà dopo con schemi differenti, ma in Umbria ha caratteristiche particolari su cui puntare. Se confermiamo questa tendenza virtuosa si potrebbe ipotizzare di vendere un “Umbria safe”. Abbiamo già un tipo di turismo non di massa ma più riflessivo, più meditato, più isolato. In Umbria non abbiamo mai avuto grandi numeri e questa può diventare la chiave di promozione per accaparrarsi soprattutto gli italiani, tenendo a mente come si sono ridotti i protafogli».