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Edizione del 11/01/2023
Estratto da pag. 1
Caso tamponi, la querelle continua: furono un filtro «colabrodo»
Prosegue il botta e risposta tra il professor Crisanti e la Regione Veneto per la gestione della fase più acuta dell''emergenza da Covid-19. Intanto a Padova si vocifera di spunti investigativi relativi ad una eventuale centrale di «dezinformatsiya» pensat
Prosegue il botta e risposta tra il professor Crisanti e la Regione Veneto per la gestione della fase più acuta dell'emergenza da Covid-19. Intanto a Padova si vocifera di spunti investigativi relativi ad una eventuale centrale di «dezinformatsiya» pensata per dare corpo ad una strategia volta al discredito del infettivologo

Dire ai veneti che all'epoca del picco dell'emergenza Covid-19 i tamponi molecolari fossero pochi «salvagenti» con un mare pieno di «naufraghi» è una «metafora totalmente inappropriata frutto della mancanza di conoscenza da parte del presidente della giunta regionale Luca Zaia in materia di sanità pubblica». Il 10 gennaio, ai microfoni di Vicenzatoday.it, Andrea Crisanti, ex direttore della infettivologia della clinica universitaria dell'ospedale di Padova (dal cui incarico si è recentemente dimesso in polemica con palazzo Balbi), oggi senatore indipendente in quota Pd, replica così agli addebiti indirizzati al professore universitario proprio dal governatore veneto Zaia: il quale alcuni giorni fa durante un evento a Cortina (ne parla l'agenzia Agi) aveva detto la sua dopo le rivelazioni di Report in riferimento ad alcune intercettazioni trapelate a margine di una inchiesta della procura patavina. La quale in relazione al cosiddetto affaire tamponi rapidi sta indagando il trevigiano Roberto Rigoli (coordinatore delle microbiologie del Veneto) e la vicentina Patrizia Simionato nella sua veste di ex direttrice della padovana Azienda zero, la centrale acquisti di tutte le Ulss venete.

Tuttavia ai microfoni di Vicenzatoday.it la replica di Crisanti, oltre al tenore delle rivelazioni che riguardano il governatore, si concentra soprattutto sulle accuse rivolte al professore dai vertici della sanità veneta. La quale per bocca del direttore generale reggente (il dottor Gianluigi Masullo) aveva replicato in modo molto acceso proprio rispetto alle rivelazioni su Rai tre messe in onda appunto da Report. Secondo Crisanti se inizialmente il Veneto, tra il 2020 e il 2021 era oggettivamente in difficoltà nel mettere in campo uno screening di massa basato sui più efficaci tamponi molecolari rispetto ai più semplici tamponi rapidi, la situazione mutò non poco già in primavera, spiega ancora il professore giustappunto ai microfoni di Vicenzatoday.it. Tanto che lo stesso Crisanti nel tratteggiare la strategia impiegata dalla Regione Veneto parla appunto di filtro «colabrodo». In questo momento il professore non ha ancora deciso se quanto sentito da lui nei file audio diffusi da Report sarà oggetto di una querelle in sede penale o civile. Ma da quanto trapela a Padova il docente sembra ormai convinto a trascinare qualche alto papavero della Regione Veneto in un contenzioso giudiziario.

Sul fronte della procura al momento non ci sono grosse novità, almeno sul piano formale. Per quanto riguarda gli addebiti a carico di Rigoli e Simionato (che si dicono convintamente estranei alle accuse peraltro) il pubblico ministero Benedetto Manlio Roberti, così riportava il Tgr veneto della Rai, aveva già chiesto il rinvio a giudizio ancora nel luglio del 2022. Tuttavia non sono ancora ben chiari i motivi per cui il Gip, ossia il giudice per l'udienza preliminare, necessiti di tanto tempo per decidere. E c'è di più.

Da giorni alcune voci filtrate nella città del Santo da ambienti prossimi alle indagini parlano di uno spunto investigativo che gli inquirenti avrebbero seguito anche se non si sa con quale esito. Uno spunto investigativo che riguarderebbe una eventuale centrale pensata per una articolata operazione di «dezinformatsiya» per screditare appunto Crisanti ma non solo. In questo senso, mutatis mutandis un po' come accadde per l'affaire Montante in Sicilia, sarebbero al vaglio le condotte di alcune figure chiave del panorama veneto: fra cui anche alcuni giornalisti. Per conoscere il punto di vista della magistratura requirente chi scrive ha interpellato la procura di Padova. Tuttavia da quest'ultima, almeno per il momento, non è giunto alcun commento.

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NDREA CRISANTI 

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