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Edizione del 01/04/2020
Estratto da pag. 1
Coronavirus: Nursind, `infermieri non sono cavie, no a test di verifica immunità`
”Schedatura’ in base a supposta immunizzazione sa di metodo di selezione deilavoratori’Roma, 1 apr (Adnkronos Salute) – “Oltre al danno, ora anche la beffa. Dopo ilritardo, anche di un mese, nell’effettuare i tamponi al personale sanitario,sta per arrivare una nuova tegola sulla testa degli operatori: test sierologiciin via prioritaria per verificare eventuali immunità dal coronavirus. Siamo difronte a una situazione surreale e inaccettabile”. La denuncia arriva dalsegretario nazionale del Nursind Andrea Bottega che, a tal proposito, hainviato una missiva per chiedere e ottenere chiarimenti al presidente delConsiglio, alla Conferenza delle Regioni e al Garante della privacy.Il sindacato promette battaglia e attacca: “Se l’intenzione è quella di testareil personale non con lo scopo di stabilirne l’eventuale positività e, quindi, irischi per loro e i pazienti con cui entrano in contatto, ma soltanto perreclutare unità da inserire nei reparti Covid, senza protezioni, è chiaro chesiamo ormai allo sbaraglio”, denuncia.“L’assenza di dispositivi di protezione individuale – si legge in una nota -nonpuò essere risolta con soluzioni improvvisate e rendendo gli infermieri vere eproprie cavie da laboratorio. Se si considera che le attuali norme nonprevedono la quarantena per il personale sanitario, ma solo l’isolamento incaso di accertata positività, è ancora più evidente che questa ultima trovatasarebbe solo ulteriore sale sulle ferite”.“La ‘schedatura’ in base alla supposta ‘immunizzazione’ – rincara Bottega – hail vago sapore di un metodo di selezione dei lavoratori contrario ai basilariprincipi etici di ogni società civile. Governo e Istituto superiore di sanitàchiariscano la ratio di tali test: hanno finalità puramente scientifiche? E sesì, quale comitato etico eventualmente li avrebbe autorizzati?”.Ma il Nursind tira in ballo anche il Garante della privacy. “C’è un problema ditrasparenza: non è secondario conoscere chi sia titolato a trattare i dati diquesti test e se essi richiedano o meno il consenso informato. C’è un dirittosuperiore a quello positivo – conclude il segretario nazionale del Nursind – edè quello naturale alla tutela della propria e dell’altrui vita. La misura ècolma: gli infermieri non ci stanno”, ammonisce. “Basta accessi ai repartiCovid senza i necessari dispositivi di protezione, altrimenti sarannoinevitabili forme di disobbedienza civile”, conclude Bottega.