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Dir. Resp.
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Edizione del 29/12/2022
Estratto da pag. 1
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Giorgia Meloni e il suo governo hanno portato all’incasso i provvedimenti rimanenti per completare l’iter di riforme che il governo italiano si era impegnato a completare per sbloccare la seconda tranche del 2022 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Lo ha comunicato Raffaele Fitto, membro di Fratelli d’Italia e Ministro per gli Affari Europei avente anche le pesanti deleghe al Pnrr e alle Politiche di Coesione. Smentiti una volta di più i “gufi” che associavano all’ascesa del governo Meloni rischi per il Pnrr.
“L’azione di impulso e coordinamento ha consentito – si legge in una nota di Fitto – di istituire e rendere operativa l’agenzia per la Cybersecurity; completare il Polo Strategico Nazionale destinato ad ospitare i dati e i servizi strategici di Pubbliche amministrazioni centrali, locali e strutture sanitarie (transizione digitale); adottare gli atti attuativi della riforma dei servizi idrici; costituire e rendere operativa la società 3I (INPS, INAIL e ISTAT); completare l’approvazione della riforma dei servizi pubblici locali; ridurre gli oneri di sistema impropri dalle bollette energetiche; completare la riforma della scuola; convocare 2 riunioni della Conferenza Stato-Regioni e Unificata per acquisire tutti i pareri necessari all’adozione degli atti e dei decreti; adottare in Consiglio del Ministri il nuovo Codice dei Contratti pubblici; completare tutti gli adempimenti connessi alla riforma dell’amministrazione fiscale; adottare il Piano nazionale e una road map attuativa per la lotta al lavoro sommerso”. Da fine ottobre a oggi il governo Meloni ha, tramite atti del Consiglio dei Ministri o degli altri organi, adottato trenta misure, praticamente una ogni due giorni, per rendere fattive le riforme del Pnrr. Completando così i 55 obiettivi richiesti dall’Unione Europea per una fase di riforme a cui è collegata l’erogazione di una rata di 21,8 miliardi di euro.
Fitto rivendica che solo venticinque obiettivi del Pnrr per la fascia giugno-dicembre erano completi al momento della caduta del governo Draghi e sottolinea che dunque Meloni e i suoi ha compiuto ben più di metà del lavoro. I dati Openpolis a inizio mese parlavano del fatto che i traguardi da raggiungere in termini di riforme avrebbero potuto arrivare a 40 su 55 contando anche le riforme di Draghi da completare. Dunque la portata del lavoro è sicuramente ampia: ha premiato la scelta di ridare centralità alla Cabina di Regia, luogo di coordinamento e impulso, come voluto dal presidente del Consiglio, che a Fitto ha affidato l’interlocuzione con enti locali e istituzioni europee.
Dopo la manovra approvata da Commissione Europea e Ragioneria Generale dello Stato, un’altra importante soglia è varcata dal governo Meloni. Solo pochi giorni fa la possibilità che l’Italia non raggiungesse i target necessari per il finanziamento era stata paventata dall’eurodeputata del Partito Democratico Beatrice Covassi, che a Formiche aveva dichiarato: “Il successo del Pnrr dipende dal coraggio di fare le riforme: cosa a cui la destra è particolarmente allergica, presa com’è dalla difesa corporativa dello status quo”. Per Enrico Letta, segretario dem uscente, Meloni e la destra avrebbero “mortificato l’Italia” con le loro proposte sul Pnrr. A luglio Sandro Gozi, europarlamentare renziano eletto con Renaissance in Francia ha dichiarato che per l’Italia sarebbe stato difficile rispettare i termini del Pnrr dopo la caduta di Draghi. Per l’ex Ministro degli Esteri Luigi Di Maio senza Draghi sarebbero dovuti saltare sia il Pnrr e le riforme connesse che il tetto europeo al gas. Ironia della sorte due dei risultati centrati dal governo Meloni. Ad agosto Di Maio aveva rincarato la dose nelle sue profezie ricordando che Meloni, con le sue proposte di rinegoziare il Pnrr, avrebbe fatto “perdere soldi” all’Italia vista – a suo dire – la porta chiusa a ogni riforma: ma la modifica del Lussemburgo e la richiesta di emendamenti della Germania al loro Pnrr dicono ben altro.
Queste – come molte altre profezie – si sono rivel
ate uscite fini a sé stesse e che si sono scontrate con la realtà dei fatti: ad oggi, il governo Meloni ha portato a casa i tre risultati su cui molti critici misuravano i paragoni con Draghi. Manovra, tetto al gas e riforme del Pnrr per fine 2022 sono stati portati, di fatto, all’incasso: molto ci sarà ancora da fare ma sicuramente le critiche di maniera di chi augurava a Meloni una rapida fine politica stile Liz Truss nel Regno Unito sono state rispedite al mittente. E ripagate con gli interessi dai fatti.
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