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Edizione del 18/12/2022
Estratto da pag. 1
Autonomia, Mirabelli: «Più potere alle Regioni? La decisione spetta allo Stato le Camere non vanno escluse»
Il presidente emerito della Corte Costituzionale: Procedendo con i decreti delegati si esautora l''aula
Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, l'autonomia si può attuare a colpi di Dpcm? «No, per indicare i principi e i criteri direttivi dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) occorre un decreto legge o una delega legislativa. Cioè un atto sottoposto al vaglio del Parlamento, a differenza dei Dpcm che sono atti amministrativi». Però la legge di bilancio, nell'articolo che affronta la riforma di Calderoli, va in un'altra direzione. «Non vorrei che il ricorso ai Dpcm diventi strumento di riduzione dei poteri del Parlamento. Una delega legislativa invece permette che l'atto sia sottoposto a una verifica dell'aula ma anche all'eventuale giudizio di legittimità costituzionale. Aggiungo però una premessa». Prego. «Il principio autonomistico è previsto dalla Costituzione. Ma deve essere letto assieme ai principi dell'unità e dell'indivisibilità dell'ordinamento repubblicano. E all'articolo 3 sull'uguaglianza dei cittadini, che devono avere accesso alle stesse prestazioni e agli stessi diritti».

C'è un altro problema: in manovra non sono stanziate risorse per la definizione dei Lep. «Così queste prestazioni essenziali si riducono a un'indicazione nominalistica, un bel proposito. Senza risorse, non si possono rimuovere le cause alla base dello squilibrio tra Nord e Sud del Paese». Una delega legislativa o un decreto legge darebbero garanzie in più? «Sarebbero lo strumento opportuno per indicare i fondi necessari per l'effettivo godimento dei diritti. Che altrimenti rimangono un traguardo irraggiungibile, se non in un futuro remoto». Insomma, niente risorse, niente diritti. «C'è di più. È necessario istituire un fondo perequativo per i territori che hanno minore capacità fiscale per abitante. Un fondo che deve specificare quante risorse allocare per ridurre la disuguaglianza tra le diverse aree del Paese e promuovere il godimento degli stessi diritti civili e sociali». La Conferenza delle Regioni intanto ha ammonito: i Lep non si possono fissare con il criterio della spesa storica delle Regioni. «La spesa storica è un criterio che si può riassumere così: chi ha avuto di più avrà di più, e viceversa. Perpetua lo squilibrio e rischia di accrescerlo». C'è chi dice: è un criterio che premia chi ha fatto bene. «Non sono d'accordo. Non si tratta di salvaguardare le cattive amministrazioni, ma di attribuire eguale capacità di spesa per i servizi a tutte le Regioni». Dpcm, commissariamenti. Sull'autonomia c'è un richiamo all'emergenza che ricorda la prima gestione della pandemia. «Al di là dell'urgenza, qui sfugge un punto. La possibilità prevista dalla Costituzione di ulteriori forme di autonomia deve riguardare tutte le materie? No, è lo Stato che le individua, senza andare a rimorchio delle Regioni. Valutando se ci siano le effettive condizioni e scongiurando contenziosi come quelli emersi durante la pandemia in materia di sanità». Facciamo un esempio: l'istruzione. È davvero necessario delegare alle Regioni? «Non è un obbligo, e comunque è sempre preferibile un approccio gradualistico. Specialmente su materie delicate come l'istruzione dove si rischia una divaricazione sulle modalità di formazione. Senza un'attenta valutazione, la delega può dare vita a un aumento dei costi e della confusione». L'autonomia vale anche per Roma. È il momento di attribuire poteri speciali alla Capitale? Roma è un'area metropolitana vasta, gravata da tanti oneri. Da una parte è capitale d'Italia, dall'altra ospita la capitale di un altro Stato, il Vaticano, con responsabilità di cui si deve tener conto con ulteriori risorse e poteri. Se si mette mano all'autonomia differenziata, si deve anche riconoscere la posizione differente della capitale».



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