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Edizione del 11/12/2022
Estratto da pag. 1
Autonomia, il timore dei sindaci: “Resteremo indietro” " Metropolisweb
Il tema dell’autonomia differenziata entra di prepotenza nel dibattito politico italiano. E lo fa soprattutto dopo l’incontro avvenuto a Napoli tra il Governatore Vincenzo De Luca e il ministro per gli affari regionali, Roberto Calderoli. De Luca ha riconosciuto “il coraggio del ministro” ad aver accettato la linea delle regioni del Sud che chiedevano la definizione dei Lep (i Livelli essenziali di prestazione) come crocevia per procedere col resto della riforma. Una misura di perequazione per la quale si erano schierati anche i governatori meridionali più vicini alla maggioranza e di cui De Luca si era fatto portavoce. “Venerdì ho visto Zaia – aveva detto il ministro dopo aver incassato il riconoscimento del governatore campano per l’attesa svolta – e la visita in Campania non è casuale. Ci sono state telefonate, c’è stato un confronto, anche uno scontro, utile a evidenziare lacune mai affrontare sul tema dell’autonomia differenziata. Parliamo dei Lep e di 23 materie trasferibili ma non solo, ce ne sono anche altre previste dall’articolo 117 della Costituzione che non sono mai state definite. Il coraggio è dire che dopo 22 anni ci sono dei diritti civili che fanno parte della prima parte della Costituzione che nessuno ha mai tradotto in Lep”. La strategia è ben definita: intese nel giro di un anno, i primi sei mesi serviranno a definire i Lep e a seguire altri sei mesi per quantificare costi e fabbisogni standard e cosa costano i Lep. Nel frattempo l’ufficio parlamentare Bilancio sarà chiamato a mettere la bollinatura. E’ stato fatto un cronoprogramma di un anno, ascoltando tutte le regioni per capire le funzioni che possono gestire rispetto allo Stato, si attende dalla Conferenza delle Regioni una proposta per rispettare le condizioni delle regioni con le quali andrà trovata la quadra. Poi il secondo round sarà con i vari Ministeri che non saranno certo entusiasti nel fatto di cedere competenze e risorse. “Mettiamola così – ha spiegato De Luca – Calderoli ha tentato una forzatura e nella sua prima ipotesi c’era una provocazione mirata ad esautorare il Parlamento. Il punto dirimente per noi è definire prestazioni e servizi uguali per tutti e grazie alla svolta impressa con coraggio dal ministro non siamo più in questa fase. Non firmeremo cambiali con nessuno, ma va detto che nessuno dei tre precedenti ministri ha fatto niente”. Ma, ovviamente, non tutti i sindaci la pensano allo stesso modo. Le grandi città, ad esempio, sanno di dover gestire qualche problema: “L’autonomia differenziata “è un errore”, sono state le parole del sindaco di Bologna, Matteo Lepore. “Si deve pensare a una riforma degli enti locali che dia più forza ai Comuni e ai territori”, aggiunge Lepore, inserendo il nodo autonomia in un elenco di temi attorno ai quali è necessario costruire un’identità del Pd”. E proprio dal Pd, con Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e della Città Metropolitana, arriva un commento che è di buon senso e moderazione. “Noi non demonizziamo l’Autonomia ma non può essere un’autonomia che aumenta i divari” le parole pronunciate dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, parlando dell’Autonomia. Manfredi ha sottolineato che “oggi il vero problema dell’Italia è il divario Nord-Sud, i divari generazionali, i divari tra le aree interne e le aree costiere. Noi abbiamo bisogno di più uniformità, di più coesione. È fondamentale soprattutto in questo periodo così complesso che non aumentino divisioni e scontri: c’è bisogno di diminuire i divari e non di aumentarli”. Da Manfredi è stato espresso l’auspicio che sul tema ci sia “coesione istituzionale in tutto il Mezzogiorno”. Il vice presidente nazionale dell’Anci e sindaco di Ercolano, Ciro Buonajuto va, invece, controcorrente. “Lo dico subito: a me l’autonomia non mi spaventa perché penso che possiamo dare lezioni a molti comuni del nord in tema di amministrazione”. Ma la preoccupazione del primo cittadino di Ercolano è un’altra: “Dobbiamo ripartire nella distribuzione dei fondi dalla stessa linea. Non possiamo assistere a una corsa dei cento metri in cui qualcuno degli atleti
scatta già dai quaranta, non so se ho reso l’idea” dichiara il sindaco. “Faccio un esempio per essere ancora più chiaro: “Quando hanno dato i fondi sulle scuole e sugli asili nido sono partiti dal numero di asili nido presenti. E’ logico, così, che Monza ne avrà di più di Ercolano. Con questo modello perverso si finanzia meglio i grandi comuni e chi ha già delle realtà” spiega il vice presidente nazionale dell’Anci. Che aggiunge: “Allora dobbiamo far partire la decisione dal fabbisogno. Io penso che possiamo farcela per recuperare il gap tra Nord e Sud. Di quanti ospedali, asili e strutture ho bisogno? E così stabiliamo le regole. Di certo io non faccio parte del Sud piagnone col cappello in mano” conclude il sindaco Ciro Buonajuto.

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