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Edizione del 10/12/2022
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Bonaccini a Bari, Emiliano: «Pronto ad ascoltarlo, ma parli con Conte e guardi al Sud»
Il governatore dell’Emilia Romagna sarà nel capoluogo pugliese per cominciare il suo tour elettorale per la conquista della segretaria nazionale del...
l’intervista

Mezzogiorno, 10 dicembre 2022 - 09:32

Bonaccini a Bari, Emiliano: «Pronto ad ascoltarlo, ma parli con Conte e guardi al Sud»

Il governatore dell’Emilia Romagna sarà nel capoluogo pugliese per cominciare il suo tour elettorale per la conquista della segretaria nazionale del Partito Democratico

di Mauro Denigris

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Lavoro, alleanze, ma soprattutto Sud. Gira intorno a questi tre pilastri, da inserire nel programma elettorale, la partita dei Democratici meridionali in vista del congresso nazionale del Pd. Il nuovo segretario, che sia Stefano Bonaccini piuttosto che Elly Schlein, se vorrà raccogliere i consensi del Mezzogiorno non potrà fare a meno di ascoltare le istanze che arrivano dalla Puglia ma anche da altre regioni meridionali. A ribadirlo è Michele Emiliano, che ha confermato l’asse con il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, per evitare che il «nuovo» partito continui a parlare solo (o prevalentemente) con un accento tosco-emiliano. Il governatore pugliese ieri ha perciò convocato una settantina di esponenti politici del Pd (ma anche qualcuno delle liste civiche a lui fedeli e alcuni dirigenti di agenzie regionali) per tracciare la linea in vista dell’incontro odierno con Bonaccini, che farà partire proprio da Bari la sua campagna elettorale per la conquista della guida dei Dem.

Presidente, verso quale direzione sta orientando la sua scelta e quella del Pd pugliese?«Nel Pd ci sono due candidature di grande rilievo. La Puglia ha una sua storia, ha una sua maggioranza di governo chiara. Quindi noi dobbiamo chiedere ai candidati di essere altrettanto chiari, questo è un punto fondamentale. Il congresso non può essere una somma di posizionamenti, deve fare delle scelte politiche. Adesso sentiremo il parere di tutti. Non dò per scontato nulla. Domani (oggi, ndr) ascolteremo Bonaccini e sentiremo come vuol cercare di dare una svolta al Partito Democratico, ma ognuno sceglierà a titolo personale e bisognerà sentire fino in fondo cosa hanno da dire tutti i candidati e come vorranno dare peso alla storia della Puglia che è prestigiosa e importante e deve proseguire».

Ci sono dei punti imprescindibili, per il Pd pugliese, che chiederete ai candidati di portare avanti?«La questione meridionale deve essere centrale. Abbiamo il dovere di porla all’attenzione essendo noi una grande parte del Pd nazionale. Al Nord il Pd non gira bene e persino nelle regioni tradizionalmente di sinistra fatica ad andare avanti. Quindi, il documento che stiamo preparando con il presidente De Luca sulla questione meridionale è centrale e riprende pari pari il programma del Pd nelle ultime elezioni. Diciamo che ci rifacciamo alla Carta di Taranto, chiamiamola così».

E poi?«Abbiamo subìto di recente un attacco molto violento da parte dei soliti Calenda e Renzi. La storia di queste due persone si è formata dentro il Pd, si sono fatti eleggere con il Pd, dopo si sono trasformati nell’avversario principale del Pd. I candidati al congresso del Pd devono chiarire che con queste persone non possiamo avere nulla a che fare, né ora né mai. Questo elemento è centrale».

Il tema alleanze è quanto mai delicato.«Mi rendo conto che forse non è questa la questione centrale del congresso, ma in Puglia abbiamo un rapporto solido, leale e anche di amicizia con i militanti del M5S e anche su questo punto bisogna essere chiari: gli unici alleati possibili in questa fase sono quelli del M5S. Il fronte del progresso in Italia è fatto da Pd e M5S, su questi argomenti bisogna essere chiari».

Tornando alla Puglia ha già detto nei giorni scorsi che non c’è più spazio in maggioranza per i consiglieri Fabiano Amati e Ruggiero Mennea appena approdati in Azione. C’è un pizzico di preoccupazione per la loro uscita e per quella del civico Sergio Clemente? «No. Devo dire che è un sollievo perché erano anni che, per farsi notare, come hanno fatto Calenda e Renzi, creavano conflitto nel gruppo d
el Pd. Aver liberato il partito da queste due presenze contraddittorie è una cosa che ha fatto tirare a tutti un sospiro di sollievo. Le regole interne del Pd sono piuttosto complesse in merito alle espulsioni, ma devo dire che Amati e Mennea hanno facilitato la loro uscita. Sono tutti contenti nel Pd per il fatto che siano andati via, non ce n’è uno che si stia preoccupando di questa cosa».

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10 dicembre 2022 | 09:32

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