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Edizione del 09/12/2022
Estratto da pag. 1
Sindacati inquilini contro il taglio ai fondi per l’affitto, “Mossa contro i poveri”
Fondi affitto morositã incolpevole
Firenze – La manovra di bilancio 2023 del governo Meloni ha una particolare valenza per quanto riguarda gli affitti e il problema casa. Infatti, come denunciano sia Unione Inquilini che Sunia (quest’ultimo in una nota congiunta con la Cgil), il taglio al fondo dei contributi affitto, fondo che in particolare si rivolge alla platea dei cosidetti “lavoratori poveri”, ovvero quei lavoratori che, pur avendo un contratto e svolgendo un’attività lavorativa, grazie a stipendi da fame non riescono a corrispondere l’intero di un canone che spesso equipara e supera il 50% del reddito famigliare, si configura come una vera e propria “sanzione” nei confronti delle famiglie povere, rischiando di far precipitare nel baratro della povertà assoluta famiglie fino ad ora sul filo.

Sul taglio dei contributi affitto convergono le note critiche delle due maggiori organizzazioni sindacali degli inquilini. Da parte di Unione Inquilini, è stata diffusa una nota in cui, sottolineando l’azzeramento da parte del governo Meloni dei fondi per i contributi affitto e morosità incopevole, invita i consiglieri comunali a presentare mozioni per chiederne il rifinanziamento.

Non solo, tutto ciò coincide anche  con il rimodulamento (fino alla sua estinzione ad ora prevista fra un anno) del reddito di cittadinanza, che contribuisce a restringere la platea dei beneficiari, e che ha contribuito, dicono dall”Unione Inquilini, pur con tutti i suoi limiti, “a frenare l’impoverimento e a sostenere il livello dei salari che in Italia son fermi o diminuiti nel corso degli ultimi 20 anni”.

“Chiediamo per questo – si legge nella nota, diffusa online – ai consiglieri comunali di presentare mozioni per impegnare il sindaco e la giunta  a intervenire urgentemente, anche attraverso l’Anci sia regionale che nazionale, presso il governo e il Parlamento affinché la legge di bilancio venga modificata reintegrando e aumentando adeguatamente la dotazione finanziaria almeno su base triennale del fondo per l’affitto e la morosità incolpevole, riservando la possibilità di avvalersi della “cedolare secca” solo a fronte di canoni concordati e sostenibili e aggravando le quote dell’IMU per i proprietari che lasciano per anni interi immobili vuoti senza giusta causa invece di destinarli ad alleviare l’emergenza abitativa”.

Dl resto, secondo gli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT, in Italia ci sono oltre 900mila famiglie in affitto in condizione di povertà assoluta, su cui gravano 150mila sfratti esecutivi, il 90% dei quali dovuti a morosità.

Da parte di Sunia e Cgil, il problema che emerge è lo stesso. “Nel ddl bilancio 2023 all’esame del Parlamento spicca una gravissima e ingiustificabile omissione – si legge nella nota congiunta Sunia-Cgil –  la mancanza di risorse per il fondo di sostegno all’affitto, una misura cardine della legge 431/1998 finalizzata ad aiutare e sostenere gli inquilini a basso reddito. Questa scelta incide in modo devastante sulla già grave situazione abitativa del Paese, alle prese con affitti insostenibili, rincari energetici, inflazione e ripresa delle esecuzioni degli sfratti, nel contesto del Covid e della guerra in atto”.

Cgil e Sunia sottolineano che l’omissione non solo è grave, ma rappresenta “una palese violazione e non applicazione di quanto dispone la legge 431 che all’articolo 11 prevede che prevede l’istituzione, presso il Ministero dei lavori pubblici, del Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione, la cui dotazione annua è determinata dalla legge finanziaria, ai sensi dell’articolo 11, comma 3, lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468”.

Per Cgil e Sunia “questo contributo ha concorso negli anni, e in particolare nell’ultimo periodo, sia pure in misura insufficiente, a calmierare i canoni, agevolando la contrattazione tra inquilini con basso reddito e proprietari. Questi ultimi, confidando nella periodicità dell’aiuto, hanno concesso in affitto i loro alloggi con contratti regolarmente registrati e non parzialmente o totalmente evasivi dal pun
to di vista fiscale. Insomma una inattesa beffa per gli inquilini e di riflesso per i proprietari, colpiti da una misura che indebolisce la capacità reddituale dell’inquilino”.

L’ovvia conseguenza della cancellazione del finanziamento del fondo darebbe vita “a ulteriori morosità, conseguenti sfratti e contenziosi, con effetti gravi su Regioni e Comuni che gestiscono le risorse stabilite dallo Stato e l’assegnazione degli aiuti agli aventi diritto ai quali, in assenza di risorse, non saranno in grado di rispondere”.

E se il governo non povvederà? “Lanciamo un appello a Governo e Parlamento, perché si provveda ad emendare la legge di Bilancio che sarà definitivamente approvata, prevedendo un adeguato stanziamento al fondo che oggi è gestito dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti – rispondono Cgil e Sunia – Mobiliteremo nei prossimi giorni gli inquilini in difficoltà con iniziative sindacali, anche in adesione alla mobilitazione delle prossime settimane proposte da Cgil e Uil contro la manovra. Chiederemo al Ministro Salvini un’immediata risposta a questa nostra urgente richiesta e ai Presidenti dell’Anci e della Conferenza delle Regioni di assumere una posizione di condivisione alle nostre preoccupazioni, che rappresentano anche il supporto alle loro inevitabili difficoltà a fronteggiare, senza fondi statali, la drammatica situazione che si profila”.

“I Comuni dovrebbero essere i primi sul piede di guerra – sottolinea la segretaria regionale del Sunia Laura Grandi perché le migliaia di persone che soprattutto nelle città a tensione abitativa (ma non solo) hanno contato sul contributo stanno addirittura aumentando, com’è evidente anche a Firenze. Se l’unico strumento che viene adoperato per affrontare il disagio delle famiglie in affitto viene tolto, è chiaro che si produrranno più morosità, più sfratti, che porteranno il comune a dover affrontare un problema ancora più pesante, complesso ed urgente. Le famiglie sono le prime colpite, perché la politica non è intervenuta, come avrebbe potuto e dovuto, nel mercato delle locazioni; un non intervento che ha provocato un aumento esponenziale degli affitti. Si tratta di famiglie che pagano lo scotto del non intervento di una politica che ha preferito guardare altrove, prvilegiando la rendita. Si tratta di un bisogno indotto dalla volontà della politica di non occuparsi di questo tema”.

“Stiamo contattando tutti i gruppi consiliari perché le amministrazioni comunali, le prime a subire le conseguenze di questa incredibile cancellazione, si facciano portatrici di pressione nei confronti del governo, in questi 15 giorni che restano, per modificare la legge di bilancio reintriducendo i fondi per gli affitti – spiega Pietro Pierri, segretario regionale dell’Unione Inquilini – al netto del fatto che si tratta oggettivamente delle uniche azioni, pur con tutti i limiti che gli riconosciamo, utili per propiziare il passaggio da casa a casa. Nel comune di Pisa la mozione è già stata rivolta alla giunta, si tratta di un’azione da svolgersi in accordo con i sindacati e le amministrazioni locali” .

Più pragmatica appare la posizione di Marzia Mecocci, del Movimento di Lotta per la Casa fiorentino: “Dal punto di vista politico, è ovvio che il segnale è quello del continuo attacco, con conseguente sgretolamento, delle tutele che riguardano gli strati sociali più deboli. Un ragionamento del tutto trasparente, che va dalla restrizione della platea del reddito di cittadinanza, a queste nuove misure che danno il senso di un sistema basato sul principio che la povertà è una colpa e i poveri vanno sanzionati. A Firenze si dice “agli zoppi grucciate”. Ma dal punto di vista pratico, non sfugge a nessuno che i paletti per l’accesso, il meccanismo di attribuzione dei fondi, in particolare per la morosità incolpevole, creano un imbuto da cui passano in molti pochi. E quando passano, le somme irrisorie e la lentezza della burocrazia fanno sì che l’intervento spesso sia inutile. Quindi, se i fondi devono rimanere accantonati e non spesi, meglio levarli.
Ciò non toglie dalle spalle del governo perlomeno la responsabilità di creare un meccanismo più agile e efficace nel fotografare i bisogni. Cancellare e stop è ciò che è: una mossa contro i poveri. E basta”.

Del resto, da parte del sindaco Dario Nardella, con piena condivisione dell’assessora alla casa Benedetta Albanese, già qualche giorno fa, presentando il nuovo investimento di 2,4 milioni per il ripristino degli alloggi vuoti dell’Erp cittadino, era stato sottolineato il fatto che “il governo ha abbandonato il problema casa”.

“Questo Governo si disinteressa totalmente delle persone più deboli e svantaggiate. Noi Comuni siamo costretti a nuotare controcorrente perché questo Governo, nelle sue prime mosse, ha totalmente abbandonato il problema della casa quando invece sarebbe necessario un nuovo piano casa di proporzioni paragonabili a quelle del famoso piano casa di Fanfani”.

Ma è dalla Regione che parte la più spietata analisi del senso concreto della (ad ora) cancellazione senza alternative dei fondi per affitto e morosità. “Per quanto ci riguarda – dice l”assessora alla casa Serena Spinelli – continueremo a compartecipare come sempre fatto al fondo affitti e a quello morosità incolpevole, al netto, ovviamente, della discussione in consiglio regionale del bilancio. Ma è chiaro che, venendo a mancare il sostegno centrale, sarà difficilissimo se non impossibile rispondere per quanto fatto finora si bisogni delle famiglie. Sottolineo che questo azzeramento viene attuato in un momento in cui non solo di parla difficoltà nel pagare il canone, ma anche nel pagare le rate dei mutui, le bollette, le necessità quotidiane. Per noi sarà molto difficile continuare a cercare di dare risposte”. Del resto, il tema dell’impoverimento generale conquista la scena, dati Istat in primis. E il diritto alla casa rischia di venire definitivamente travolto.