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Fondo sanitario, Puglia contro Lombardia. Tra le Regioni non c’è accordo sul riparto
Slitta l’accordo sulla ripartizione del fondo da 126 miliardi in mancanza di un’intesa. Il governatore Emiliano: «Alla Lombardia oltre ai soldi del...
la contesa

Mezzogiorno, 25 novembre 2022 - 13:36

Fondo sanitario, Puglia contro Lombardia. Tra le Regioni non c’è accordo sul riparto

Slitta l’accordo sulla ripartizione del fondo da 126 miliardi in mancanza di un’intesa. Il governatore Emiliano: «Alla Lombardia oltre ai soldi del fondo sanitario va oltre un miliardo di euro di mobilità passiva pagato dalle altre Regioni».

di Francesco Strippoli

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La conferenza dei presidenti di Regione si è chiusa con il mancato accordo sulla ripartizione dei 126 miliardi del fondo sanitario nazionale 2022. A questo punto resta un ultimo appuntamento, quello di martedì prossimo. Se anche quell’incontro si concluderà senza intesa, toccherà al governo stabilire la suddivisione del fondo tra le Regioni. Sono state le obiezioni di Lombardia e Calabria a impedire di raggiungere l’unanimità indispensabile. Severo il commento di Michele Emiliano, vice presidente della conferenza delle Regioni. «Si stanno creando delle contrapposizioni tra la quasi totalità delle Regioni e la più importante di esse, la Lombardia». Non una qualsiasi. «È la destinataria di oltre un miliardo di euro pagato dalle altre Regioni attraverso la mobilità passiva (cure fuori dal territorio, ndr). Un finanziamento che si aggiunge a quello del fondo sanitario».

La ripartizione dei fondi, chi si avvantaggia e chi noIl ragionamento è chiaro: tutte le Regioni, rimborsando le cure dei propri pazienti negli ospedali lombardi, contribuiscono al finanziamento della Lombardia. Tutto congelato. La Puglia calcolava di poter incassare 7,8 - 7,9 miliardi. Circa 200 milioni in più rispetto al 2021, circostanza che avrebbe consentito di porre in sicurezza i bilanci delle Asl. Mettendo le decisioni nelle mani del governo, aggiunge Emiliano, «si rischia di mandare in deficit alcuni sistemi sanitari regionali». Anche perché sparirebbe un fondo da 500 milioni assegnato come premio alle Regioni e verrebbe revocato. Le obiezioni principali sono arrivate dalla Lombardia, più defilata la Calabria. Entrambe di centrodestra, confidano forse nella ripartizione che farà il governo di centrodestra. Ma non è detto che il calcolo si riveli esatto. Vediamo le obiezioni. La prima riguarda non tanto il fondo 2022, quanto la modifica dei criteri di riparto che dovrebbero valere per il quadriennio 2023-2026. Dall’anno prossimo quasi tutte le Regioni avevano concordato di introdurre, con crescita graduale, il criterio della mortalità e della deprivazione socio economica (meno ricchezza). Si tratta di un’antica richiesta delle regioni meridionali per tentare di bilanciare il parametro dell’anzianità della popolazione che favorisce il Nord. La Lombardia, più ricca e con più anziani, è sfavorita dai nuovi criteri.

La seconda osservazione: le Regioni hanno concordato di eliminare una norma fatta inserire dalla Lombardia, qualche anno fa, nella legge di Bilancio statale. Riguarda il meccanismo del «pay back»: ossia il contributo dovuto dalle aziende farmaceutiche in caso di sforamento della spesa. Se prima il rimborso era proporzionale allo sforamento (più sfori il tetto più le aziende devono contribuire), la norma voluta dalla Lombardia cambia il metodo. Che diventa omogeneo ai criteri di riparto del fondo sanitario: quindi premia quelli già premiati. Emiliano è molto critico con la Lombardia.

«Di fronte al progetto di autonomia differenziata — dice il governatore — la chiave è riequilibrare tutto fra le varie Regioni: personale, prestazioni e soprattutto finanziamenti. E poi eventualmente passare all’autonomia. La Lombardia, con questo atteggiamento di chiusura, che mi auguro possa cambiare, rischia di rafforzare la sfiducia delle altre Regioni che non si fidano del progetto di autonomia differenziata». Emiliano, inoltre, ha criticato l’incremento del Fondo sanitario (la torta da dividere). I due miliardi in più rispetto al 2021 «assolutamente non bastano». Il governatore spiega così: «Per il semplice fatto ch
e i costi aumentano, 2 miliardi in più servono a temere la sanità allo stesso livello dell’anno precedente. Visto poi che quest’anno c’è un’inflazione molto alta e sono aumentati i costi dell’energia, sostanzialmente c’è una diminuzione del finanziamento effettivo del sistema sanitario».

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25 novembre 2022 | 13:36

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