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Edizione del 17/11/2022
Estratto da pag. 1
L`affondo di De Benedetti sul Pd: «È un partito di baroni. Ora voti Moratti in Lombardia se vuole vincere»
In un’intervista al Corriere della Sera, l’imprenditore ha criticato la strategia del centrosinistra alle ultime elezioni: «Chiudere ai 5 Stelle è stata una prova di arroganza»
«Il Pd è un partito di baroni imbullonati da dieci anni al governo senza aver mai vinto un’elezione». Così l’imprenditore ed editore Carlo De Benedetti, 88 anni, è voluto intervenire – dalle pagine del Corriere della Sera – sul dibattito relativo alla crisi d’identità del Partito Democratico, ancora alle prese con la pesante sconfitta alle elezioni e in cerca di un nuovo leader. Secondo De Benedetti, un partito moderno di centrosinistra non può che ripartire da due emergenze: le disuguaglianze e i cambiamenti climatici. Altrimenti, avverte l’imprenditore, «si fa la fine del Pd, che cha conquistato la borghesia e ha perso il popolo». De Benedetti è da sempre considerato una figura molto influente nel centrosinistra italiano. Al punto che nel 2005, dopo avere indicato in Walter Veltroni il nuovo leader del nascente Partito Democratico, aveva dichiarato che la sua sarebbe stata la tessera numero 1 del nuovo soggetto politico.
Negli anni, però, la sua affezione al partito di via del Nazareno è andata a scemare. Nella sua intervista di oggi con Aldo Cazzullo, De Benedetti ha criticato la strategia del Pd alle ultime elezioni. «In campagna elettorale Letta non ha saputo indicare una sola ragione per cui si dovesse votare Pd, ma solo ragioni per non votare gli altri», ha detto l’imprenditore, secondo cui l’esclusione a priori del Movimento 5 Stelle dall’alleanza è stata «una prova di arroganza, oltre che una stupidaggine». E se, secondo De Benedetti, «la segreteria Letta è stata un disastro», l’imprenditore ed editore non le ha mandate a dire neanche a tutti quegli esponenti del Pd che in queste settimane si stanno candidando a guidare il partito. Stefano Bonaccini? «Lo conosco poco, ma sono legato alla teoria di Togliatti: gli emiliani sono bravi ad amministrare il territorio, pessimi a fare politica a Roma», commenta De Benedetti. Elly Schlein «è una figura interessante, non una leader», mentre Dario Nardella «è un ottimo sindaco, ma temo che metterebbe i due punti chiave, le disuguaglianze e il pianeta, in un pastone».
De Benedetti è intervenuto poi anche sul dibattito relativo alla scelta del candidato di centrosinistra per le elezioni regionali in Lombardia. L’imprenditore ha invitato i dirigenti del Pd a non fare «gli schizzinosi» e appoggiare la candidatura di Letizia Moratti. «Il Pd in Lombardia non ha mai toccato palla. Ha sempre vinto la Lega – ricorda De Bendedetti -. Sono sicuro che un candidato del Pd non vincerebbe mai. Mentre contro Attilio Fontana la Moratti può farcela». Secondo l’imprenditore, poi, un’eventuale vittoria del centrosinistra in Lombardia potrebbe avere conseguenze anche a Roma. «Se Salvini perde la Lombardia, cade. E se cade Salvini, cade il governo», è il ragionamento di De Benedetti.
Foto di copertina: ANSA / ALESSANDRO DI MARCO | L’imprenditore ed editore Carlo De Benedetti a un evento a Torino (4 settembre 2020)
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