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Edizione del 17/11/2022
Estratto da pag. 1
A Roma si decide il futuro dell`ex Ilva: allargato il confronto, ci sarà anche l`azienda
Sarà un confronto allargato quello che oggi alle 12, a Roma, presiederà su Acciaierie d'Italia, ex Ilva, il ministro Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy). Inizialmente, a quanto pare, Urso avrebbe dovuto vedere separatamente il governatore pugliese Michele Emiliano e i sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb e Ugl. Ieri, invece, la convocazione si è allargata ad Acciaierie d'Italia, a Ilva in amministrazione straordinaria, società proprietaria degli impianti, a Confindustria e alle Regioni che ospitano complessi ex Ilva e quindi anche Liguria, Piemonte e Lombardia oltre alla Puglia.
APPROFONDIMENTI
IL SIDERURGICOEx Ilva, il ministro Urso alza la voce sulla vicenda indotto: «Non siamo ricattabili: l’azienda torni indietro»
REGIONELa crisi dell'ex Ilva, Urso: «Governo sconcertato». Il ministro convoca i sindacati ed Emiliano
REGIONEEx Ilva, a rischio 2.000 posti dell'indotto. Il ministro Urso: «Da Acciaierie comportamento inaccettabile». Giovedì vertice con Emiliano e i sindacati
IL SIDERURGICOEx Ilva, partono le sospensioni delle ditte dell'indotto: caos a Taranto e i sindacati chiedono incontro urgente al governo
LA VERTENZAEx Ilva, il viaggio a Taranto tra gli operai dell'indotto disperati ed esausti
TARANTOL'ex Ilva sospende 145 imprese dell'appalto. I sindacati: "A rischio centinaia di posti di lavoro"
L'incontro romano Per Urso, che nei giorni scorsi aveva preso visione del dossier e incontrato i vertici dell'azienda, è il primo approccio a 360 gradi sull'ex Ilva. Nel senso che dall'incontro di oggi il ministro ricaverà tutte le posizioni in campo e le loro richieste. E proverà a far ripartire un confronto che sinora non ha prodotto risultati significativi, prova ne è che l'ex Ilva è ancora una questione irrisolta. Non solo: ai problemi vecchi e nuovi si è ora aggiunta la sospensione degli ordini e dei lavori di 145 imprese appaltatrici - di cui 43 di Taranto - decisa dall'azienda lo scorso fine settimana. «Sopravvenute e ulteriori circostanze», ha scritto l'ex Ilva alle realtà dell'indotto, mentre il presidente di AdI, Franco Bernabè, ieri in una intervista a La Stampa, ha parlato di decisioni prese dall'ad Lucia Morselli e da quest'ultima ritenute necessarie «per mettere in sicurezza la società». Tutto ruota attorno alla crisi di liquidità che per Acciaierie d'Italia è divenuta sempre più stringente. Fatto sta che il ministro Urso di questa sospensione delle imprese ha detto di non essere stato informato, malgrado qualche giorno prima avesse incontrato i vertici aziendali. E non sono stati ascoltati dal management gli inviti del ministro a dare un segnale positivo, o quantomeno di tregua, all'indotto. Si parte quindi da qui, dalla sospensione delle imprese esterne. «Il primo atto che sull'ex Ilva ci aspettiamo dal Governo Meloni è quello di far revocare all'amministratore delegato Lucia Morselli i provvedimenti di sospensione verso le aziende dell'indotto siderurgico. Provvedimenti che non si sono affatto fermati in queste ore ma che stanno continuando ad arrivare», dice Valerio D'Aló, segretario nazionale Fim Cisl. «Pensiamo che il cambio di passo del Governo sulla questione ex Ilva, lo si misuri proprio dalla revoca delle sospensioni - sostiene D'Aló -. Messa in chiaro la vicenda delle imprese, attendiamo da Urso un cronoprogramma che indichi come da ora in poi il Governo intende approcciarsi al problema e sciogliere i vari nodi che nel tempo si sono aggrovigliati». E anche Confindustria attende un segnale in questa direzione. «Nessuno vuole entrare nell'autonomia decisionale dell'impresa, condividiamo l'importanza industriale di Acciaierie d'Italia - commenta Salvatore Toma, presidente di Confindustria Taranto -, ma insieme alla nostra organizzazione regionale e nazionale abbiamo già detto che non va bene quanto Acciaierie d'Italia ha fatto. Chiediamo quindi che si apra un confron
to. Troviamo insieme le soluzioni»: Il governatore pugliese Michele Emiliano ha invece già chiarito l'altro ieri a Taranto la linea della Regione. «Il piano proposto dalla Regione è fare di Taranto la capitale italiana dell'idrogeno. Con l'idrogeno, nel tempo ovviamente, vogliamo eliminare ogni emissione nociva dalla fabbrica. E solo a queste condizioni è possibile immaginare che Taranto continui per conto dell'Italia, a svolgere questa funzione della produzione dell'acciaio. Se viceversa - ha proseguito - qualcuno pensa di continuare, con la scusa della crisi, della crisi energetica, delle difficoltà finanziarie, a fare emettere da questa fabbrica sostanze nocive per la salute, questo sacrificio non puó essere portato avanti». È evidente che nel primo incontro Urso non potrà sciogliere i tanti nodi dell'affaire ex Ilva. Ma provare a rimettere ordine, a selezionare le priorità e a indicare un metodo di gestione del dossier, probabilmente sì. E oggi a Taranto, in concomitanza, col vertice romano, i sindacati Cgil, Uil e Usb hanno indetto, a partire dalle 11, da parte dei delegati sindacali di Acciaierie d'Italia e dell'appalto insieme ai lavoratori Ilva in amministrazione straordinaria, un presidio dinanzi la portineria imprese di Acciaierie d'Italia. © RIPRODUZIONE RISERVATA