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Edizione del 12/11/2022
Estratto da pag. 1
Il caso Punto Nascita di Mirandola approda in Provincia, il centrosinistra si appella al Governo
La maggioranza chiede una revisione dei criteri nazionali. Bocciato un ordine del giorno di Forza Italia che chiedeva di rivedere la relazione della Commissione che chiedeva la chiusura
La maggioranza chiede una revisione dei criteri nazionali. Bocciato un ordine del giorno di Forza Italia che chiedeva di rivedere la relazione della Commissione che chiedeva la chiusura

Attivarsi con il Governo affinché si possa "coniugare il diritto di nascere con il diritto di nascere in sicurezza", aggiornando i requisiti e gli standard che i punti nascita con volumi di attività inferiori a 500 parti all’anno devono possedere e sollecitare quanto contenuto nella lettera che il presidente della ctss Gian Carlo Muzzarelli ha recentemente inviato al Governo per sostenere l’iniziativa del presidente Bonaccini a sostegno della delibera regionale 1803 dello scorso 24 ottobre sul mantenimento dei punti nascita con volumi inferiori a 500 unità.

E’ quanto contenuto nell’ordine del giorno presentato dalla consigliera Monja Zaniboni, capogruppo di maggioranza di centrosinistra del gruppo “Insieme per una nuova Provincia”, approvato dal consiglio provinciale nella seduta di venerdì 11 novembre con i voti contrari dei consiglieri Platis, Santoro e Zavatti.

Un’altra mozione, bocciata dalla maggioranza, presentata dai consiglieri Antonio Platis di Forza Italia e Luigia Santoro di Uniamoci, chiedeva invece un incontro del consiglio con l’Ausl di Modena e sollecitava la Regione Emilia-Romagna ad integrare la relazione inviata al Ministero per il punto nascita di Mirandola alla luce della nuova relazione dell’Ausl con gli approfondimenti chiesti e presentati in Provincia. Il consigliere Antonio Platis ha ribadito che «l’Ausl di Modena ha rilevato che sono quasi 600 le gestanti del territorio mirandolese e non ha svolto alcuno studio sull’eventuale mobilità passiva verso la Regione Lombardia in caso di chiusura del punto nascita, senza chiarire quali sarebbero i maggiori costi attribuibili al mantenimento del punto nascita nei prossimi anni. Nella relazione della Commissione consultiva tecnico-scientifica – conclude Platis -è stato inoltre affermato che “i tempi di trasferimento verso gli hub o gli spoke di maggiori dimensioni non costituirebbero un grave disagio per le gestanti” senza prendere in esame la viabilità in essere ed i tempi di percorrenza».

Durante il dibattito Gian Carlo Muzzarelli ha sottolineato che «come presidente della Ctss, sia stata inviata al Governo una lettera per sottolineare quanto il significativo rincaro dei prezzi delle materie prime e il disavanzo di spesa corrente, oltre ai significativi costi Covid non ancora coperti completamente delle due Aziende Sanitarie provinciali rischi di tradursi nella difficoltà a dar corso agli investimenti previsti dal Pnrr, con ricadute sull’efficienza del servizio e quindi, anche dei punti nascita. Pur avendo approvato i bilanci delle aziende sanitarie – conclude Muzzarelli – preoccupa sapere che nella programmazione economica nazionale sia prevista una riduzione, per i prossimi anni, del rapporto spesa sanitaria/pil, passando da un 7 per cento nel 2022 al 6,2 per cento nel 2025. L’obiettivo è quello di assicurare una sanità pubblica garantendo una rete ospedaliera territoriale di qualità in tutto il territorio e rispetto per la professionalità di medici e sanitari che ringraziamo per lo straordinario lavoro».

Inoltre il documento impegna il Consiglio a chiedere all’Ausl di partecipare ad una seduta per affrontare il tema dei punti nascita con tutte le cognizioni necessarie e per avere una conoscenza delle dinamiche che, in alcune situazione, portano donne e famiglie a scegliere di partorire in altre province.

Il documento approvato ricorda che le linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità della sicurezza nel percorso nascita definisce nel numero di 500 i parti minimi necessari per ogni punto nascita, al fine di garantire sicurezza e salute sia delle madri che dei neonati e che i punti nascita della Regione Emilia-Romagna hanno risposto pienamente ai requisiti di sicurezza anche in presenza di meno di 500 parti.

L’ordine del giorno, richiama la lettera predisposta lo scorso 8 n
ovembre al termine della riunione della Conferenza territoriale socio sanitaria, che sollecita l’attenzione del Governo “affinché siano riconosciute risorse adeguate a garantire la continuità del nostro Sistema Sanitario Pubblico, equo ed universalistico, nonché ad affrontare le sfide future che vedono nel Decreto Ministeriale 77/2022 il necessario rafforzamento della sanità territoriale, il completamento della trasformazione digitale in sanità, il rinnovo tecnologico delle attrezzature, l’ammodernamento delle strutture ospedaliere, affinché il nostro sistema sanitario possa continuare a fornire risposte adeguate ai bisogni di cura della popolazione provinciale”.

L’ordine del giorno, infine, sottolinea la necessità “di agire attraverso la Conferenza Stato-Regioni in ordine all’Accordo sulla salute affinché la normativa in essere sia adeguata alle esigenze dei territori della provincia, in cui, ai fini del mantenimento dei punti nascita occorrerebbe prendere in considerazione non il numero dei parti effettuati nella struttura, bensì il numero di parti effettuati dal personale che opera nella struttura e la sua esperienza professionale”.

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