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Edizione del 05/11/2022
Estratto da pag. 1
Zaia: «Autonomia, non mi fermo. E la Provincia torni al voto» | G. di Vicenza
L’autonomia regionale? «Si tratta su tutte le materie». Le Province? «Tornare a come erano una volta, con gli amministratori eletti dai cittadini». Luca Zaia, 55 anni, da 12 presidente della Regione, leghista, non fa sconti. E a Fieracavalli, allo stand del Veneto, detta la linea.
Presidente Zaia, sull’autonomia regionale a che cosa punta, per cominciare? Su quali delle 23 materie chieste?
Su tutte e 23. Io ho incrociato cinque governi, da quando c’è stato il referendum del 2017, e non ci siamo mai seduti una volta al tavolo a discutere di quante. Per cui questa leggenda metropolitana del “quante materie” è bene che finisca, perché prima vorrei sedermi appunto a trattare. Non ho mai trovato nessuno che prima di una trattativa vada a fare sconti.
Quindi tutte e 23 le materie.
Certo. Nel menù c’è scritto antipasti, primi e secondi piatti? Bene, fammi vedere tutto. Dopo di che io posso anche decidere di mangiare un piatto solo e poi di andare via. Andare alla trattativa, invece, come dice qualche esperto di fantapolitica veneta, già con un numero ridotto, vuol dire uscirne con un numero ancora più ridotto. Ma mi lasci ribadire una cosa, sull’autonomia.
Cioè?
L’autonomia non depriva nessuno di risorse, non è la secessione dei ricchi, ma è semplicemente prendere la competenza che lo Stato decide in Veneto e poi dice: caro Veneto, da oggi ti occupi tu di certe materie e siccome per quella competenza io, Stato, spendevo dieci, ti do dieci e poi ci pensi tu. Con questo ho rubato qualcosa a qualcuno? Direi di no. Questa è la spesa e la competenza dedicate a me storicamente. Infatti si chiama spesa storica. Non capisco per quale motivo ci sono colleghi che dicono che è la fine dell’Italia.
Si riferisce ad altri presidenti di Regione?
Sì. Se la Campania, ad esempio, vuole l’autonomia su 23 materie che se le prenda e lo Stato le darà ciò che già spende per quelle materie, la spesa storica. Il tema vero è un altro.
Vale a dire?
Si parla senza sapere. Si attacca l’autonomia perché questa istanza viene da terre, come la nostra, efficienti. Se un altro ha rifiuti per strada o i cittadini vanno a curarsi fuori regione o ci sono disservizi, non è per colpa dell’autonomia chiesta da qualcuno, ma perché altrove c’è “mala gestio”. Da noi c’è l’80 per cento di raccolta differenziata e questo non conta nulla con la disponibilità di risorse. Abbiamo chiuso le discariche e non abbiamo più cassonetti.
Sul fronte autonomia ha fiducia nel nuovo Governo?
Ho fiducia nel ministro Calderoli, nel presidente Meloni, nelle segreterie politiche che sostengono l’esecutivo. Dopo cinque anni dal referendum è ormai un problema di credibilità per un governo come questo.
È anche una prova del nove per la Lega?
Beh certo, noi siamo i portabandiera, i rappresentanti legali dell’autonomia. Se non si la si fa potremo anche dire che ci sono forze negative contrarie, ma poi il conto i veneti lo presenteranno a noi.
Fratelli d’Italia vuole il presidenzialismo, anche. Va d’accordo con l’autonomia?
Vanno assolutamente d’accordo e non è uno scambio di prigionieri. Va votato senza se e senza ma e come Lega lo dobbiamo sostenere. L’autonomia però è nel programma e non può aspettare i tempi del presidenzialismo, che richiede una riforma costituzionale. Invece l’autonomia è nella Costituzione e chi è contro l’autonomia è contro la Costituzione.
Quanto può essere importante l’autonomia in questo periodo di crisi economica?
Dà vantaggi immediati, responsabilizza nel gestire la cosa pubblica, perché si è più vicini al cittadino. Un conto è occuparsi di sanità da Venezia, un contro da Roma.
Si riparla di ritorno delle Province ad ante riforma Delrio del 2014, che le rese enti di secondo livello. Lei come la pensa?
Sono stato presidente della Provincia di Treviso per due mandati ed è come governare una metropoli. Ebbene, le Province devono tornare a essere elettive. Dobbiamo uscire da questo limb
o che non va bene. Io vedo sempre il cittadino protagonista. Feci due campagne elettorali, con tanto di ballottaggio, e dopo aver vinto ho governato il mio territorio. Bisogna ritornare al passato.