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Dir. Resp.
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Edizione del 04/11/2022
Estratto da pag. 1
Riparte l'autonomia differenziata. Nei prossimi giorni il ministro degli affari regionali, Roberto Calderoli, invierà alle regioni una bozza di lavoro del progetto di legge di attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Una bozza che si annuncia aperta ai contributi dei governatori e che, nell'intenzione del ministro, dovrà contemperare il rafforzamento delle competenze legislative regionali con la piena attuazione del principio di sussidiarietà, valorizzando le prerogative di comuni, province e città metropolitane.E proprio dagli enti di area vasta si dovrà ripartire per “restituire dignità istituzionale agli enti” riconoscendone “piena legittimazione democratica”. Il che significa: ritorno all'elezione diretta del presidente della provincia e del consiglio provinciale, ma anche più funzioni e più finanziamenti.Autonomia differenziata e revisione della legge Delrio, che ha spogliato le province di competenze (e di risorse) trasformandole in enti di secondo livello, andranno dunque di pari passo. In modo che le ulteriori competenze, fra cui quelle amministrative, acquisite dalle regioni attraverso l'autonomia differenziata, possano a loro volta essere devolute agli enti locali.L'incontro che il numero uno di via della Stamperia ha avuto ieri con il presidente della Conferenza delle regioni, Massimiliano Fedriga, e con il presidente dell'Upi Michele de Pascale è servito a tracciare la rotta del cammino che il governo Meloni vuole intraprendere in materia di governance locale.Un incontro all'insegna della collaborazione istituzionale in cui i governatori e i presidenti di provincia (mancava l'Anci che Calderoli incontrerà la prossima settimana) hanno rappresentato al ministro la propria posizione sull'attuazione dell'art.116, terzo comma, della Costituzione. "Al ministro abbiamo consegnato un documento con le nostre prime riflessioni sull'autonomia differenziata, sottolineando che le province non hanno alcun pregiudizio negativo, ma è per noi essenziale che l'attuazione assicuri i valori di solidarietà e unità della Repubblica e, punto per noi fondamentale, che a una rafforzata funzione legislativa delle regioni corrisponda una altrettanto forte devoluzione di funzioni amministrative a comuni, province e Città metropolitane”, ha osservato il presidente dell'Upi Michele de Pascale. “Il ministro Calderoli ci ha confermato di considerare la revisione della legge sulle province tra le sue priorità e ci ha garantito il suo impegno ad intervenire per restituire dignità istituzionale a questi enti, con la piena legittimazione democratica, l'ampliamento delle funzioni e la garanzia delle risorse necessarie. Ci auguriamo che il governo riesca a portare a termine questo percorso, che riteniamo essenziale anche per una corretta attuazione dell'autonomia differenziata”.In un documento consegnato al ministro, le province hanno spiegato come la saldatura tra autonomia e principio di sussidiarietà sia essenziale per scongiurare il rischio che il regionalismo differenziato finisca per creare un “accentramento regionale, tale da negare non solo il ruolo proprio della regione, sopraffatta da una ipertrofia amministrativa, ma ancor prima gli stessi principi costituzionali, volti ad affermare un sistema di governo territoriale in cui la cura concreta degli interessi pubblici deve trovare prioritaria soddisfazione proprio al livello locale, comunale e provinciale”. Solo in questo modo, ha proseguito l'Upi, l'attuazione dell'art. 116 terzo comma Cost potrà “costituire una formidabile occasione per ridare, da un lato, nuovo slancio alle autonomie regionali sul versante proprio della legislazione, dell'indirizzo e della programmazione e, dall'altro, in ragione proprio della differenziazione regionale, un nuovo e rispondente assetto delle competenze amministrative sul territorio”.Le regioni hanno condiviso questo percorso e hanno portato sul tavolo del ministro anche un dossier con le proposte dei governatori sulle emergenze economiche e sociali del Paese. Gli equilibri dei bilanci regionali, lamentano i governatori, son
o infatti a rischio a causa dei maggiori costi di funzionamento dei servizi, ma anche dei mancati introiti previsti. “Nel settore del trasporto pubblico locale attendiamo copertura per i minori ricavi”, ha spiegato Fedriga.