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Edizione del 03/11/2022
Estratto da pag. 1
Pd, D`Alema sferza gli ex-compagni: «L`unica alleanza possibile è quella con Conte»
Si è ritagliato il ruolo scomodo di grillo parlante, ma non per questo teme di finire spiaccicato contro un muro. Del resto, Massimo D’Alema è uno che incute ancora sufficiente soggezione ai suoi compagni perché possano pensare di disfarsene come una scarpa vecchia. Non per niente, ha parlato molto da quando le elezioni sono finite. E non proprio per dispensare encomi alla classe dirigente del Pd. Anzi, a dirla tutta, l’ha accusata di aver sbagliato tutto, a cominciare dalla mancata alleanza con i grillini. Concetto ribadito nell’odierna intervista a Repubblica. Un aggancio mancato, quello coi pentastellati, che a D’Alema ha lasciato tanto amaro in bocca.
Così D’Alema a Repubblica
Tanto più che l’allora leader dem Nicola Zingaretti ha corteggiato a lungo Giuseppe Conte, quando questi era premier. «Che fosse il punto di riferimento dei progressisti l’ha detto l’ex segretario del Pd, non io», ricorda ora con un tocco di perfidia D’Alema. Che proprio non si rassegna alla presenza di questo muro di incomunicabilità che allo stato si registra tra Pd e 5Stelle. «Il M5S – puntualizza – è votato dagli operai e dalle persone in difficoltà economica molto più del Pd. Una parte dei progressisti ha scelto Conte». È il motivo per cui, a suo avviso, occorrerebbe «ricostruire un dialogo e una prospettiva». Tanto più, sottolinea ancora il lìder Maximo, che «il Pd aveva investito molte risorse per fare entrare l’M5S nell’alveo del centrosinistra».LEGGI ANCHE Ritorna D'Alema e fa subito infuriare quelli del Pd. Vuole rientrare? Letta chiude la porta (per ora) I tre "tenori" Bersani, D'Alema e Veltroni archiviano Letta: «Il Pd è da rifondare»
«Si doveva fare come il centrodestra»
La caduta del governo Draghi ha invece interrotto quel percorso che, per D’Alema, avrebbe dovuto cementare «un rapporto unitario tra le forze politiche» che si ispirano al progressismo. Per l’ex-leader dei Ds, insomma, la fine dell’esecutivo guidato da Draghi non può assurgere a spartiacque del futuro del centrosinistra. «Meloni – sottolinea in proposito D’Alema – ha fatto l’opposizione a Draghi, e non mi pare che questo l’abbia danneggiata elettoralmente, né ha impedito a diversi ministri di Draghi di schierarsi con lei. Conte non aveva tutti i torti a sollevare i problemi che sollevò, ma anche considerando quel passo un errore – conclude – non credo che avrebbe dovuto impedire a partiti che avevano governato insieme, e bene, di allearsi».