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Edizione del 30/10/2022
Estratto da pag. 1
politeia
Mezzogiorno, 30 ottobre 2022 - 08:53
Il governatore apre in piazza il congresso del Pd
Gli studenti sono dunque incolpevoli per non aver capito di aver fatto la parte delle truppe cammellate nel primo vero evento della campagna congressuale
di Antonio Polito
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I ragazzi accorsi venerdì a Napoli per manifestare per la pace sono da ammirare. Nonostante li abbiano spediti lì le scuole, su autobus pagati dalla Regione, e non a caso di venerdì, giorno per ovvie ragioni inusuale per le grandi manifestazioni dei lavoratori, ma usuale per quelle studentesche. Sono da ammirare perché la pace è davvero qualcosa per cui vale la pena di battersi. Non spettava del resto a loro precisare che è irraggiungibile senza che si fermi l’invasione di Putin e la sua inaudita violenza su civili, donne e bambini. Non spettava a loro aggiungere questa postilla alla richiesta di un cessate il fuoco, visto che la guerra si conduce interamente su territorio ucraino, colpisce esclusivamente popolazione civile ucraina, e distrugge soltanto infrastrutture, industrie e occupazione ucraina.
Spettava dirlo a chi l’ha convocata. Gli studenti sono dunque incolpevoli per non aver capito di aver fatto la parte delle truppe cammellate nel primo vero evento della campagna congressuale del Pd. Perché questa è stata la prova di forza che ha dato a piazza Plebiscito la famiglia De Luca, padre e figlio. Tant’è che quest’ultimo, il figlio, l’ha apertamente presentata come un «contributo offerto al rilancio politico del Pd». Naturalmente il padre Vincenzo non si candiderà alla segreteria nazionale del partito. Avevamo scritto che sarebbe stato meglio combattere finalmente a viso aperto quella battaglia. Ma anche stavolta il governatore sceglierà all’ultimo momento di schierarsi col candidato vincente (una volta arrivò persino a cambiare in corsa i manifesti già stampati per uno dei concorrenti, una volta capito che avrebbe vinto l’altro). In tutte le primarie del Pd, De Luca ha portato acqua al vincitore, e poi si è fatto compensare. Tra le ricompense, cruciale saranno il ruolo e il potere che assumerà il figlio, per il quale non basta al padre la carica di vicepresidente del gruppo. Vuole di più. A giudicare dal paragone improvvido che una volta ha fatto tra lui e il padre di Sergio Mattarella, non si può escludere che per Piero, un giorno, sogni perfino il Quirinale.
Alla battaglia congressuale dunque Vincenzo porta due cose: la piazza e il figlio. E porta anche l’asse con Michele Emiliano. Che è accorso a Napoli a rendere omaggio al «vero leader del Mezzogiorno», come ha definito De Luca, augurandogli un terzo mandato. I due, per stile oltre che per contenuti, rappresentano ormai davvero il PsuD, il Pd del Sud. Questo PsuD dovrà però combattere su due fronti. Da un lato deve augurarsi che vinca qualcuno con cui sia possibile trattare alla vecchia maniera. Paradossalmente, se davvero uno dei due contendenti sarà Elly Schlein, in un duello tutto emiliano con Bonaccini, allora a De Luca converrà allearsi con quest’ultimo, seppure oggi appaia come un suo avversario nel Pd. Perché con un politico ti puoi sempre intendere. Con una come Schlein, che dialogo potrebbe avere don Vincenzo? Ma c’è un altro fronte sul quale sarà impegnato il PsuD, ed è l’autonomia rafforzata. Si sa che il governo intende procedere spedito. E s’è capito che sia De Luca sia Emiliano faranno saggiamente buon viso a cattivo gioco. Diranno cioè che il processa interessa anche loro, aggiungendo però che deve finire col portare più risorse al Sud. Il che, ovviamente, non avverrà.
Si aggiunga che c’è una fetta importante del Pd, il PnorD, che è schierato con le regioni settentrionali a guida leghista. Vale la pena di leggere l’intervista di Piero Fassino ieri al Corriere della Sera: «Se è vero che c’è una questione meridionale irrisolta e che resta una priorità, è altrettanto vero che esiste anche una questione settentrionale… due te
rzi del prelievo fiscale del nostro paese sono attinti dai redditi del Nord. Due terzi o forse più delle partite Iva sono concentrati nel Nord. Nel Nord c’è una presenza di cittadini stranieri che è pari al 20%, a fronte della media italiana del 7/8%. Dalle regioni del Nord e da Emilia, Toscana e Marche, parte l’80% delle esportazioni italiane…». Non c’è bisogno di continuare; basta confrontare con quello che dicono esponenti del PsuD come Boccia o Provenzano. È la prova anche su questa opzione cruciale, il Pd rischia di dividersi in due al momento delle scelte. Circola una battuta: a quel partito servirebbe un miracolo di San Gennaro. Speriamo che non intendano la liquefazione.
30 ottobre 2022 | 08:53
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