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Dir. Resp.
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Edizione del 24/10/2022
Estratto da pag. 1
Sardegna e Libertà • Fatti, misfatti e ipocrisie dell`agricoltura sarda
La manifestazione dei pastori del 20 ottobre, guidata da Nanneddu Sanna, Gianuario Falchi e Fabio Pisu, ha ottenuto tre risultati:

1) il Movimento è stato di fatto riconosciuto dal sistema delle istituzioni regionali (con grande dispetto della Coldiretti verso il presidente del Consiglio regionale, peraltro indebolito negli stessi giorni dal suo stesso partito, posto che il consigliere uscente-deputato entrante Giagoni gli ha fatto un accesso agli atti sulle procedure di mobilità recentemente bandite dal Consiglio);

2) i pastori stanno imparando che si ottiene di più studiando e ponendo correttamente le cose che buttando il latte dentro le cabine dei camion degli autotrasportatori sardi. Nei prossimi mesi impareranno che quanto più loro impareranno la democrazia rappresentativa (pochi che tentano di rappresentare gli interessi di molti) tanto più altri aizzeranno i deboli di loro a percorrere sempre le strade della rivolta, per poterli sempre usare a prezzo elemosinato;

3) martedì prossimo l’assessore regionale si troverà di fronte tutte le rappresentanze sindacali, compresa Coldiretti, decise a chiederne giustamente la testa per incapacità manifesta ma anche per addossarle tutte le responsabilità, sue e altrui: Arbore deiecta, quivis ligna colligit = srd. A s’arbure rutta tottus faghen linna.

In questo quadro è necessario fare gli scrutini degli eventi per fare emergere il più possibile la verità delle cose.

È assolutamente vero che, per l’assenza proattiva della Regione ai tavoli di partenariato e in particolare al tavolo della Conferenza delle Regioni, l’agricoltura sarda ha perso 115 milioni di euro della programmazione europea.

Di chi la responsabilità?

Della Regione.

Di chi la copertura politica?

In primis del Presidente Solinas, e poi della Coldiretti, che a suo tempo per tutelare altre regioni, si girò dall’altra parte mentre lo scippo dei 115 milioni avveniva.

Passiamo ad altro capitolo.

Che fine hanno fatto i soldi della siccità 2017?

Per rispondere rimediando alle amnesie, più diffuse in Coldiretti che in Regione, bisogna ripartire dal 2017.

Il Consiglio regionale vara due leggi: la 19 e la 20. La Giunta con la delibera 46/21 del 3 ottobre 2017 stanzia 45 milioni solo per il comparto ovino (di cui spesi solo 37 per mancanza di domande, e ciò significa che nelle trattative con le associazioni di categoria si ebbe l’occhio più grande della bocca), dichiarato il più urgente da Coldiretti.

Il successivo riparto delle risorse avviene con il criterio dei 13 euro a capo. Non si tratta, come si sta dicendo in queste ore, di benessere animale. Si tratta di un criterio di riparto fondato, per il settore ovi-caprino, sul numero dei capi, ma sempre legato alla carenza di foraggio per la siccità

Restavano da ristorare tutte le altre aziende di agricoltori e di allevatori (diverse da quelle con soli capi ovini).

La Giunta rimedia con la delibera del 17 luglio 2018 (cui segue il bando del 26 novembre 2018  ), la quale espressamente prevede che siano escluse dal nuovo riparto le imprese del comparto ovi-caprino già ristorate con la precedente delibera (“con l’esclusione, quindi, delle imprese del comparto ovino e caprino già beneficiario delle provvidenze di cui alle leggi regionali n.19/2017 e 20/2017 per un importo complessivo di 45 milioni di euro, così come disciplinati dalla deliberazione della Giunta regionale n.46/21 del 3 ottobre 2017”).

A questo punto si sono dati la mano le follie procedurali della Regione con il disordine strutturale del modo di agire della Coldiretti, più adusa alla ragione della forza che alla forza della ragione.

La Regione decide che sono ammesse al nuovo riparto le imprese che “abbiano già presentato la domanda di intervento prevista all’art. 5 comma 5 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102 al Servizio Territoriale di Argea Sardegna”. Anziché dunque utilizzare le domande già presentate, la Regione prevede che le si debb
a ripresentare, per conferma! Dove? Non negli uffici Argea, ma agli sportelli Laore, così, per far fare un giro in paglietta agli agricoltori tra uffici regionali.

La Coldiretti ufficialmente non c’entra nulla, ma di fatto c’entra sempre quando si tratta di presentare domande, perché, in barba al principio del conflitto degli interessi, la gran parte dei Centri di Assistenza Fiscale (dove vengono predisposte dagli utenti le domande) sono legati alla Coldiretti. I CAA, presi dalla voluttà del contributo, hanno fatto ripresentare le domande anche alle aziende del comparto ovino che avevano già lautamente mangiato nel primo riparto, ignorando il divieto della delibera di Giunta di dare alle stesse aziende per la stessa cosa un doppio contributo. Argea boccia le domande e dice in Commissione agricoltura del Consiglio regionale che le domande erano state respinte non perché mal compilate, cosa per la quale è sempre possibile il soccorso amministrativo, ma perché mancavano proprio del requisito fondamentale: avere diritto al contributo.

La Coldiretti si imbizzarisce, come già era accaduto quando un altro direttore di Argea, Marcello Onorato, aveva pubblicato l’alta incidenza degli errori commessi dai CAA come fattore decisivo e responsabile del mancato accoglimento di molte domande di aiuto. Il problema è che i CAA lavorano troppo sulla quantità e pochissimo sulla qualità e questo accade perché essendo emanazione del sindacato, cioè di chi dovrebbe difendere gli utenti, non ha nessuno che li controlli se non l’attività di verifica delle agenzie regionali, che è tutto dire.

Anche le agenzie regionali, in particolare Argea, non si fanno mancare nulla quanto a fantasia della distribuzione inutile dei soldi dei sardi ai non sardi.

Leggete questa Determinazione. Si stanziano 6 milioni di euro a favore di una società per la gestione del SIAN, il Sistema Informativo Agricolo NAzionale, all’interno di un appalto solo apparentemente complesso ma che, sviscerato, rivela che Argea, l’agenzia regionale, non saprebbe usare il SIAN e che dunque si avvale di una società esterna, la quale a sua volta, che cosa farà? Recluterà professionisti sardi che svolgeranno il compito proprio di Argea, ma affidato a terzi e da questi affidato, previo guadagno, a professionisti locali.

Come hanno fatto altre Regioni?

Alcune hanno preso in prestito sistemi gestionali di altre regioni pagati molto meno. Altre hanno fatto short list di professionisti locali e li hanno pagati direttamnete senza questa assurda mediazione.

Questa è l’agricoltura sarda: disordine e, spiace dirlo, sperpero.