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Dir. Resp.
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Edizione del 14/10/2022
Estratto da pag. 1
Perché è fondamentale la riforma degli Irccs
Gli Istituti di Ricovero e Cura a carattere Scientifico sono i luoghi istituzionalmente deputati a fare ricerca clinica oltre che assistenza. Il loro rafforzamento e riordino ne aumenterebbe autonomia e prestigioÈ stato approvato da pochi giorni dal Consiglio dei ministri il decreto legislativo di riordino degli Istituti di Ricovero e Cura a carattere Scientifico (IRCCS), una riforma che è strettamente legata al Pnrr e che deve essere varata definitivamente entro il prossimo 31 dicembre. Il decreto dovrà ora passare all’esame della conferenza Stato-Regioni, poi servirà il parere delle commissioni di Camera e Senato, quindi tornerà in Consiglio dei ministri. Sarà dunque il nuovo Esecutivo a varare l’atto finale. Sono molti gli obiettivi che si pone questo intervento legislativo, fortemente voluto dal Ministero della Salute: rafforzare la qualità della ricerca sanitaria del Servizio sanitario nazionale in un’ottica traslazionale; elevare i criteri di periodica (quadriennale) valutazione degli Istituti; stabilizzare il personale assunto a tempo determinato; favorire lo sviluppo delle reti di ricerca; rafforzare l’autonomia scientifica e gestionale di questi ospedali; garantire l’accesso universalistico agli IRCCS a tutti i pazienti sul territorio nazionale, indipendentemente dalla loro Regione di residenza (e per questo è stato previsto uno stanziamento annuale di 40 milioni di euro per la mobilità regionale).Ma perché queste istituzioni sono così importanti da meritare un intervento legislativo ad hoc? In realtà gli IRCCS sono una straordinaria peculiarità del nostro servizio sanitario e ne rappresentano la punta di diamante. Non che gli altri ospedali abbiano un ruolo minore, anzi alcuni sono molto rilevanti e prestigiosi, ma gli IRCCS sono i luoghi istituzionalmente deputati a fare ricerca clinica, oltre che assistenza. È un modello che molti altri Paesi europei ci invidiano e che spesso non valorizziamo a sufficienza. Sono nati da un Regio decreto del 1938 (i primi furono l’Istituto Regina Elena di Roma, l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e la Fondazione Pascale di Napoli), che con lungimiranza affidava loro la missione di quella ricerca che oggi chiamiamo traslazionale. Il loro finanziamento si basa sulla quantità e sulla qualità delle pubblicazioni, calcolate sull’Impact Factor corretto e normalizzato dal Ministero e su alcuni indicatori assistenziali.Nel tempo il numero degli IRCCS è andato aumentando fino agli attuali 52 (22 dei quali pubblici), purtroppo non il finanziamento: 178 milioni di euro nel 2000, 159 milioni nel 2011 (allora gli IRCCS erano 43) e 162 milioni di euro nel 2020. La riforma in essere prevede un rafforzamento degli IRCCS e ne preannuncia un riordino con criteri di selezione ancora più stretti degli attuali, anche per la designazione di nuove realtà che volessero entrare a farne parte. Inoltre, è evidente l’indirizzo del legislatore a garantirne l’autonomia scientifica, anche attraverso un maggior peso della figura del direttore scientifico che viene equiparato al ruolo del direttore generale (anche economicamente). Si sottolinea e rafforza poi l’importanza delle reti collaborative di ricerca, il cui ruolo è cardinale. Si tratta di una riforma significativa che, se supererà anche l’ultimo miglio, fa ben sperare per istituzioni che sono il vanto del nostro Paese.* Direttore Pneumologia e Medicina, MultiMedica IRCCS e Università degli Studi di Milano