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Edizione del 12/10/2022
Estratto da pag. 1
Zingaretti: «Dimissioni entro tre settimane»
Nicola Zingaretti annuncia il periodo delle sue dimissioni. Tra due o tre settimane: subito dopo l''approvazione in aula del ''Collegato''. Il messaggio agli alleati. la convinzione che è possibile farcela. Il regalo a Roma.
 Al massimo fra tre settimane Nicola Zingaretti andrà via. Il presidente della Regione Lazio si dimetterà tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. Lo farà dopo avere definito quello che ritiene l’atto conclusivo dei suoi dieci anni di Governo: l’approvazione del ‘collegato’ al Bilancio. A quel punto scatterà il conto alla rovescia per la data delle elezioni regionali: lo Statuto prevede che si debbano tenere entro 90 giorni dalle dimissioni del governatore.

Nicola Zingaretti lo ha detto al direttore de Il Messaggero Massimo Martinelli, nel corso di un’intervista realizzata nel pomeriggio.

 «La forbice credibile per il voto nel Lazio è tra il 18 dicembre e la fine di gennaio» ha detto il Governatore. Aggiungendo «Eviterei agli italiani altre rovine dopo ferragosto». Il riferimento è alle feste natalizie: non vuole una campagna elettorale che disturbi i giorni del Natale ai laziali. Non sarà lui da solo a decidere la data. «Deciderà l’alleanza, non io. O si vota prima o dopo Natale».  

Il Collegato è già stato esaminato e definito dagli assessori. Ora deve passare all’esame dell’Aula ed ottenere il voto dei Consiglieri. È l’ultimo atto politico di rilievo.

«La legislatura regionale è conclusa – ha detto Zingaretti – Abbiamo approvato in Giunta un Collegato che sta andando in Consiglio ed è molto importante. Perché aiuta famiglie, imprese e promuove una devoluzione di poteri urbanistici verso Roma che non ha precedenti. Sarà il più potente fattore di sviluppo della città».

In pratica, grazie a quel provvedimento Roma potrà decidere in totale autonomia e senza passaggi con la Regione, in merito a temi come il nuovo stadio della Roma o la rigenerazione urbana. «Erano dei sogni fino a qualche mese fa. Invece vogliamo chiudere questi dieci anni di governo, dopo avere ricostruito la Regione, anche con una sostanziale riforma degli assetti democratici».

Nella visione di Zingaretti non è una battaglia del centrosinistra ma di tutti. per questo sottolinea che «anche le opposizioni contribuiranno al raggiungimento di questo obiettivo che si può fare in due o tre settimane. Subito dopo mi dimetterò nel rispetto assoluto delle regole». 

Il dibattito sul dopo Zingaretti è arrivato ad un punto cruciale. Il Governatore nella giornata di martedì ha partecipato alle oltre due ore di confronto nella Direzione Regionale del Partito Democratico. Ma non ha parlato. Ha ascoltato. Consapevole che non ci sia alcuna difficoltà nel riproporre il Modello Lazio che ha messo insieme tutto il Campo progressista: non intorno a dei numeri ma intorno a dei progetti condivisi. (Leggi qui: Regionali, Pd verso l’alleanza senza veti).

Si spiega così il passaggio dell’intervento di Mauro Buschini, coordinatore della maggioranza in Regione: «Perché qui sul panorama regionale siamo tutti d’accordo su tutto. Su tutto». Breve pausa. «Su tutto» ripetuto tre volte. In pratica se lasciano decidere a noi nel Lazio sappiamo tutti benissimo cosa si deve fare e siamo pronti a farlo per vincere queste elezioni. 

E per ‘noi’ intendeva tutta l’attuale maggioranza: che comprende il Movimento 5 Stelle, Azione ed Italia Viva. Proprio quelli che stanno facendo le bizze sul piano nazionale. Non su quello regionale.

Nell’intervista di oggi Nicola Zingaretti ha rotto il silenzio. Sostenendo che «La cosa più importante è basare le alleanze sugli interessi dei cittadini. Dobbiamo provare a rivincere perché serve alle persone. Ci sia senso di responsabilità, perché uniti è possibile e così dobbiamo continuare».

Come riuscire a mettere insieme Conte, Calenda e Renzi per proseguire ancora una volta con il Modello Lazio? ,Il Governatore ha un’indicazione. Si può «Mettendo al centro gli interessi dei cittadini del Lazio. Se lo facciamo non c’è dubbio che vince l’unità. Ci sarà un modo di fare opposizione al governo nazionale, ma poi ci sono Roma, il Lazio e i loro interessi».

Fa un esempio concreto. «Voglio che i 16 miliardi di euro che abbiamo conquistato arrivino al
le imprese, alle famiglie, ai servizi e rendano questa città e questa Regione competitive come hanno iniziato a essere» ha aggiunto Zingaretti. «L’unica cosa che bisogna mettere al centro è l’interesse del bene comune della nostra comunità».

Le difficoltà ci sono. È una questione di strategia nazionale: Calenda e Conte vogliono demolire il Pd per prenderne poi le macerie. «Rispetto tutti e la dialettica politica ma nessuno la scaricasse sull’interesse del bene comune di questa nostra terra. Perché gli altri corrono e noi non dobbiamo dividerci ma mettere al centro l’interesse delle persone che vivono questa terra».

I numeri delle scorse Politiche hanno detto che la Regione Lazio è contendibile. Ma solo se c’è unità. «Il voto dei cittadini del Lazio a settembre ci ha consegnato il 49,5%. Quindi, si può fare e bene, se gli altri leader partissero da qua sarebbe tutto più semplice».

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