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Edizione del 12/10/2022
Estratto da pag. 1
Telemedicina made in Piemonte, "rifiutiamo i diktat del Governo"
Nella bozza di decreto l''obbligo di acquistare i sistemi informatici scelti da Lombardia e Puglia. Il rischio di gettare via progetti già avviati (e tanti soldi). Icardi: Ferma opposizione in Conferenza delle Regioni. Chieste modifiche al testo
SANITÀ DEL FUTURO

Telemedicina made in Piemonte, "rifiutiamo i diktat del Governo"



Stefano Rizzi 07:00 Mercoledì 12 Ottobre 2022

Nella bozza di decreto l'obbligo di acquistare i sistemi informatici di Lombardia e Puglia. Il rischio di gettare via progetti già avviati (e tanti soldi). Icardi: "Ferma opposizione in Conferenza delle Regioni. Chieste modifiche al testo". Picco: "Entro un anno copriremo le cronicità"

Se la maggior autonomia è l’atteso e richiesto ricostituente per le Regioni del Nord, nella ricetta predisposta da un paio di ministeri del Governo in carica (ancora per poco) insieme all’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, le prescrizioni su come dotarsi dei servizi di telemedicina sembrano andare in senso diametralmente opposto. Non si tratta, però, soltanto di una questione di principio o di rivendicazioni che rimandano a istanze-vessillo di forze politiche, Lega in primis, e di aree geografiche. In gioco ci sono un bel po’ di decine, centinaia di milioni se si guarda all’intero Paese e, non meno importante, l’efficacia di quella che ormai si staglia come la nuova frontiera della medicina del territorio. 

Come spesso accade questioni cruciali vengono affogate tra un comma e l’altro, nel mare magnum del burocratese. E così solo a un’attenta lettura della bozza del decreto che finirà alla firma del futuro ministro dell’Innovazione e del suo collega della Salute, si è scoperto che il Piemonte, come altre regioni, corre il serio rischio di dover mettere in un cassetto tutti i suoi progetti di telemedicina, alcuni in fase già avanzata di realizzazione, essendo costretto ad acquistare i sistemi di altri, più esattamente dalle due Regioni-capofila ovvero la Lombardia e la Puglia.

“Per ottenere il finanziamento Pnrr, le Regioni e le Province autonome i cui piani sono stati approvati – si legge nel testo inviato, come informativa, ai governatori e alla Conferenza delle Regioni – possono attivare le soluzioni selezionate esclusivamente attraverso le gare delle Regioni capofila”. Dunque che fine farà l’importante progetto finanziato con circa un milione di euro dalla Compagnia di San Paolo, promosso dalla Fondazione Cigno e che vede coinvolta l’Asl Città di Torino, quella di Alessandria e le due di Cuneo? E che ne sarà di altre iniziative simili che si affacciano in Piemonte per tradurre in pratica sistemi che permettano un rapporto costante non solo tra il medico di famiglia e il paziente, ma anche coinvolgendo specialisti e tutto il sistema della diagnostica? 

“Non possiamo certo consentire che arrivati a un certo punto qualcuno decida che si debba ripartire da zero, in più imponendo sistemi che se possono andare bene per la Lombardia o la Puglia non è affatto vadano bene per il nostro territorio”, sostiene l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, appena conclusa la riunione in teleconferenza con la commissione Salute della Conferenza delle Regioni. Poche ore prima in corso Regina in un altro incontro con il commissario dell’Azienda Sanitaria Zero, Carlo Picco, direttori generali delle Asl, dirigenti e consulenti, lo stesso Icardi aveva anticipato la linea poi tenuta nel pomeriggio nell’organismo presieduto dal governatore del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. 

“Assurdo immaginare di buttare via tempo, lavoro e anche non poche risorse economiche parte delle quali stanziate anche dalle precedenti amministrazioni regionali. Per questo motivo in commissione abbiamo formulato una serie di rilievi che non intaccano minimamente la necessità, da noi condivisa, che le varie piattaforme informatiche per la telemedicina siano perfettamente in grado di dialogare tra di loro e con quella centrale di Agenas, ma – riferisce Icardi – riportano in capo alle singole Regioni la facoltà di dotarsi degli strumenti che riten
gono più confacenti e che, soprattutto, sono già in fase avanzata”. Che il Piemonte sia già abbastanza avanti lo conferma Picco, in veste di direttore generale dell’Asl Città di Torino: “Entro la fine del mese caricheremo nel sistema un migliaio di pazienti e siamo nelle condizioni per andare di pari passo con il Pnrr, implementando e portando dentro al sistema nel giro di un anno tutte le attività legate alle cronicità”. 

Una posizione, quella di decisa critica, se non di palese opposizione, all’imposizione circa l’acquisto delle piattaforme informatiche, non vede il Piemonte da solo, come ulteriormente confermato nell’icontro di ieri pomeriggio. Il segnale proveniente dalle Regioni che rifiutano quello che da molti viene definito un eccessivo centralismo nella Sanità, puntando l’indice anche contro la stessa Agenas, è forte e chiaro. Se e quanto il decreto verrà modificato in senso più autonomista per le Regioni dipenderà da chi prenderà il posto di Roberto Speranza e di Vittorio Colao nel nuovo Governo. Sarà questo, forse, anche un primo passaggio per cogliere indicazioni sulla linea che Giorgia Meloni intenderà dare sul fronte dell’autonomia, in una materia tanto importante qual è la sanità, dove il rapporto tra Stato e Regioni non è mai stato semplice.

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