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Edizione del 05/10/2022
Estratto da pag. 1
la famiglia
Mezzogiorno, 5 ottobre 2022 - 09:20
Edilizia, calcio e politica: quando i Matarrese erano i «Kennedy di Puglia»
Una lunga storia cominciata nel rione Japigia, indissolubilmente legata alla vicenda Punta Perotti e al Bari. Fino alla recente inchiesta per bancarotta fraudolenta
di Michele Cozzi
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Vincenzo e Antonio Matarrese
I Kennedy di Puglia. Così in tutt’Italia è stata definita la famiglia Matarrese. Salvatore, muratore, il capostipite, pare avesse chiesto ai figli di abitare tutti nello stesso palazzo, nel rione Japigia di Bari. E poi, una vasta dinastia: Michele, capo dell’impresa e presidente degli industriali baresi, Vincenzo, presidente del Bari Calcio (epico il suo «Gaucci, noi siamo da serie A»), Antonio, deputato Dc per cinque legislature, andreottiano, presidente della Lega Calcio e poi della Figc, vicepresidente della Fifa e della Uefa, Giuseppe, vescovo di Frascati, Amato, primo progettista, e Carmela, l’unica donna.
Antonio il «volto» della famigliaUna famiglia che ha lasciato un segno in ambiti molteplici della vita pugliese: da un grande impero industriale (con la vicenda dell’abbattimento di Punta Perotti, che probabilmente è stata all’origine di non pochi guai) all’amore per il calcio Bari che, tra alterne vicende, ha garantito il periodo migliore della storia del Bari, all’ingresso in politica, naturale sbocco nella Prima Repubblica delle grandi famiglie meridionali. Antonio, detto Tonino, per la molteplicità dei suoi impegni, per i tanti fronti su cui è stato impegnato, ha rappresentato il «volto» della famiglia. La sua vita, soprattutto in ambito calcistico, è piena di aneddoti, di vicende, più o meno vere, che hanno contribuito a farne un simbolo. Quando nel 1977 salì alla presidenza, disse che avrebbe voluto fare del Bari, la «Juventus del Sud». Un vasto programma, indubbiamente. Poi, il suo impegno a livello nazionale. Dal campionato alla Nazionale.
Tra cui la decisione di disputare a Bari la finale della Coppa dei Campioni nel 1991, in cui sicuramente disse la sua (una scelta che entusiasmò i baresi, ma provocò perplessità nel resto del Paese). Che fece seguito alla scelta del capoluogo pugliese come sede di un girone di Italia ‘90. In un libro recente, una sorta di autobiografia dal titolo emblematico («Adesso parlo io - Il viaggio della mia vita, tra lavoro, politica e calcio»), Tonino racconta la sua verità. E si toglie non pochi sassolini dalle scarpe. Ma al di là del calcio (una storia durata 37 anni), il nome dei Matarrese è legata alla vicenda dei palazzi di Punta Perotti.
La vicenda Punta PerottiEra il 2006, e al termine di un lungo contenzioso con il Comune, retto da Michele Emiliano, sindaco della città, una mattina, a rete unificate, i palazzi furono abbattuti. La città non si perse quel triste spettacolo che, anche simbolicamente, sembrava porre fine ad un’epoca. Ma così non fu, anche se, nonostante le vicende successive, e sentenze favorevoli della Corte europea dei diritti dell’uomo, e relativi risarcimenti, quel capitolo segnò il rapporto tra la famiglia e la città di Bari: «Ogni volta - disse Tonino in una intervista al Corriere- che sbuco davanti al parco, dove c’erano i palazzi, è un tuffo al cuore». Un rapporto difficile con Bari, in cui, nell’ora più buia, quando la squadra crollava, dentro e fuori il campo, non mancarono le minacce, le telefonate anonime.
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5 ottobre 2022 | 09:20
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