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Edizione del 29/09/2022
Estratto da pag. 1
Guerra nel centrosinistra. La Puglia in Più: “Tracollo del modello Emiliano”. Abaterusso: “Si apra il cantiere progressista”. Scoppia il caso Stefanazzi: polemiche di FdL su doppio ruolo.
PUGLIA - Il post elezioni nel centrosinistra più che un confronto per rimettersi in piedi ha il sapore di una interminabile guerra. Tutti contro tutti.
PUGLIA – Il post elezioni nel centrosinistra più che un confronto per rimettersi in piedi ha il sapore di una interminabile guerra. Tutti contro tutti. Marco Lacarra (responsabile regionale del Pd) se la prende con alcuni non ben precisati segretari di circolo che porterebbero pochi voti, la segreteria leccese si sente tirata in causa e critica la gestione verticistica e le candidature con poco appeal, chiedendo contemporaneamente le dimissioni del segretario regionale. Emiliano vede il bicchiere mezzo pieno perché il Pd in Puglia non ha perso tutti questi voti, pur essendo stato scavalcato da M5S e FdI (i pentastellati sono il primo partito in Puglia. Il congresso all’orizzonte, con Letta dimissionario, per i dem sarà un’altro “bagno di sangue”, con l’area anti-Emiliano pronta alla resa dei conti. LA PUGLIA IN PIÙ Intanto, l’area che faceva capo a Dario Stefano, parlamentare uscente del Pd non candidato alle elezioni del 25 settembre 2022, parte all’attacco su Facebook: “Il titolo di personaggio politico dell’anno va certamente al Segretario Regionale del PD, On. Marco Lacarra, capace – dopo essersi assicurato il seggio in parlamento appaltando le decisioni del Pd a Michele Emiliano e Francesco Boccia – di umiliare in un’intervista militanti e iscritti che hanno contribuito a eleggerlo e sono quotidianamente in prima linea e continuano a subire le scelte di vertici del tutto inadeguati. Più bizzarre e stravaganti sono le lacrime di coccodrillo dei dirigenti democratici locali che oggi chiedono a gran voce un azzeramento o un modello di partito nuovo, cercando di rifarsi una verginità politica e sono invece i co-autori di questa disfatta: hanno avallato su tutta la filiera le decisioni dei soliti non opponendosi mai veramente alle forzature e infilando, ove possibile, qualche candidatura di riferimento.Ma lo schianto è troppo grosso per poterlo nascondere. In Puglia il pessimo risultato del centrosinistra è ancora più significativo se si considerano gli assessori regionali impiegati direttamente come candidati per intercettare il consenso degli amministratori locali che però ottengono pressoché la media degli stessi risultati degli altri collegi, nonostante la mobilitazione del sistema regionale ben al di là della soglia etica, come raccontato sulla stampa.Il dato politico è chiarissimo e parla, come avevamo provato a dire, di scelte inopportune, errori gravi e interpreti non all’altezza del compito. Il ‘modello Emiliano’, oltre a aver risolto molto poco i problemi dei pugliesi, non ha prodotto alcun vantaggio elettorale per il centrosinistra che anzi ha avuto un tracollo perché questo Pd voluto in Puglia, anche questa volta, è crollato, dimostrando – se ancora ce ne fosse bisogno – di essersi relegato al ruolo di strumento funzionale alle ambizioni di Emiliano e al civismo (o cinismo) di convenienza. Qualcuno ci dovrà spiegare dove sono finiti i 100.000 voti che il governatore ha promesso in dote dal civismo pugliese per strappare al Segretario Nazionale Letta la candidatura del suo capo di gabinetto Stefanazzi. Noi immaginiamo si siano persi per strada. Siamo ansiosi di conoscere le prossime traiettorie degli ultimi rappresentanti di centrodestra che oggi gravitano intorno al modello Emiliano. Pensiamo che torneranno alla propria casa politica non appena si insedierà il governo Meloni e non appena ci saranno anche i suoi nuovi riferimenti in Puglia avendo solo pochi strumenti o postazioni istituzionali negoziali a disposizione.Vorremmo conoscere la differenza tra una candidatura in Puglia come quella di Rita dalla Chiesa operata da Forza Italia e quella di Francesco Boccia per il PD. Entrambe secondo noi lasciano il territorio privo di figure di rappresentanza riconoscibili. Però almeno una delle due è donna. Queste elezioni che hanno lasciato l’amaro in bocca a molti elettori di centrosinistra almeno sono state utili a aprire il vaso di Pandora di quel modello di governo costruito in questi anni da Emiliano che in tv continua a gloriarsi di essere l’unico governatore ad aver coinvolto il M5S nella propria giun
ta a elezione già acquisita ma omette di dire che lo ha fatto nell’incertezza numerica della sua maggioranza, dovuta al risultato reale ma anche ai ricorsi dei non eletti. Per tornare alle questioni nazionali, un premio speciale con menzione merita, poi, chi ha interpretato a modo suo il significato della riforma che ha ridotto il numero dei parlamentari e candidamente ha preteso e ottenuto uno spazio per la propria moglie o la propria compagna o per il proprio segretario. Ci è sembrato il modo migliore per rispondere alla richiesta di cambiamento del Paese. Per concludere, ci sentiamo di augurare buon governo a Giorgia Meloni, quasi sicuramente prima donna della storia a Palazzo Chigi. Ce l’ha portata il centrodestra mentre il #PD discuteva di partito femminista e in Puglia, grazie agli assist di Emiliano, Boccia e Lacarra (insieme a qualche dirigente silente che solo oggi recupera la voce) ha candidato solo uomini nelle prime posizioni utili”.LE RAGIONI DI UNA SCONFITTA SECONDO ERNESTO ABATERUSSO Link Sponsorizzato

Il segretario regionale di Articolo Uno, Ernesto Abaterusso fa un’analisi che parte sempre dalle alleanze sbagliate: “Come ampiamente e modestamente preannunciato il centrodestra ha stravinto le elezioni. Per me il risultato è stato sempre scontato. Alla luce della scelta tragica compiuta dal segretario del Pd di rompere l’alleanza con il Movimento 5 Stelle. Sono stato uno dei pochi ad arrivare quasi all’insulto di fronte a quella che ritenevo una vera e propria pugnalata al popolo del centrosinistra.Un’ora dopo la più tragica sconfitta della storia della sinistra leggo e sento da tanti che hanno difeso e osannato la scelta di Letta attacchi violenti, analisi strampalate, auto candidature salvifiche che, d’incanto, risolverebbero tutti i problemi. Insisto, ciò che serve non è il solito congresso in cui la gente si mette in fila e vota un nome. Serve aprire un cantiere di tutto il fronte progressista per la nascita di un soggetto unitario, plurale, largo che riprenda e faccia sua l’agenda sociale e che sappia creare le alleanze, non romperle. Qualcosa di simile a ciò che si fece dopo la batosta del ‘94. Tutto il resto è inutile aria fritta.Link Sponsorizzato

Nella mia regione, dove l’accordo con i 5 Stelle ci avrebbe fatto vincere tutti i collegi uninominali, le cause della sconfitta illustrate da autorevoli rappresentanti del Pd, nel cui comune il centrosinistra prende appena il 20% e si fa surclassare dal centrodestra, sono la mancata soluzione del portierato regionale (sic!), oppure le candidature di amici degli amici (lo dicono dopo aver eletto i loro collaboratori in regione). Roba da matti! Per non dire della esaltazione del ruolo dei sindaci che, unici, a loro dire, possono salvare la situazione (sarebbe utile ricordare ad Antonio Decaro che paghiamo ancora le gesta del suo amico Renzi che fino al giorno prima di essere Presidente del Consiglio era proprio sindaco e ancora oggi è instancabile nell’arrecare danni al nostro paese). Se costoro, non a caso tutti ex (?) iper renziani della prima ora, sono quelli che ambiscono a guidare il futuro, meglio tornare a Nerone .Chiudo con una piccola nota di orgoglio. In Puglia il centrosinistra vince in pochissimi comuni, a Lecce in cinque. Tre questi, Corsano, Tiggiano, Patù, tutti nel Capo di Leuca. A Patù, la mia piccola Patù, con il risultato più alto di tutta Italia”.IL CASO STEFANAZZI Il giorno dopo l’elezione dell’unico candidato leccese del PD, Claudio Stefanazzi, braccio destro del governatore Michele Emiliano, che è stato blindato come capolista nel plurinominale, scoppiano le polemiche sul doppio ruolo che sembra destinato a conservare, quello di capo di gabinetto della Regione Puglia e parlamentare della Repubblica italiana. Gli attacchi arrivano da sinistra a destra. Ieri sera una nuova nota congiunta dei vertici regionali dei partiti di centrodestra on Mauro D’Attis (Fi), on Marcello Gemmato (FdI) e sen Roberto Marti (Lega):“Il potere per il potere e qualsiasi cosa per mantenerlo: è questa la chiave interpretativa della scelta
del capo di gabinetto di Emiliano, eletto in parlamento, di restare al suo posto gratuitamente. L’on Stefanazzi, eletto nel Pd, è in attesa del parere legale per continuare a ricoprire il suo incarico strategico alla Regione. Ebbene, non possiamo non ricordare le parole di Emiliano durante la campagna elettorale: ‘perché candidare Stefanazzi? Perché ha tutti i dossier della Puglia nelle sue mani’. Un’affermazione che può leggersi in modi diversi e non tutti lusinghieri: già in quei giorni denunciammo il tenore strisciante di ciò che sembrava essere un monito lanciato dal presidente pugliese agli elettori. Se si concretizzasse, sarebbe gravissimo perché si tratta di un incarico evidentemente incompatibile col ruolo appena assunto a Roma. Ci opporremo in tutte le sedi opportune e non possiamo non stigmatizzare una forma odiosa di attaccamento alla poltrona tanto da voler trovare scorciatoie per non abbandonare la propria postazione barese. Un modus operandi ormai detestato dai cittadini pugliesi, che lo hanno sonoramente bocciato nelle urne, lanciando un chiaro messaggio ad Emiliano e ai suoi sodali: è arrivato il momento di liberare la Puglia da un sistema di potere incancrenito e restituirle un governo trasparente, competente e a guida centrodestra”. Link Sponsorizzato