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Edizione del 29/09/2022
Estratto da pag. 1
Pd: Bonaccini in pole per la segreteria nazionale, ma bersagliato sui social
Il Presidente dell''Emilia su Twitter pubblica mappa crollo del Pd e fa un passo verso la segretaria, ironia sui social e appoggi, Prodi e Schlein alla porta
Ancora non si sono ripresi dal crollo che partono le grandi manovre in casa Pd. E’ Stefano Bonaccini il favorito alla successione di Letta ma...

“Ogni comune è colorato a seconda del partito che ha raccolto più voti alle elezioni politiche di domenica scorsa”. Questo il messaggio su Twitter del governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, con pubblicazione di una mappa dell’Italia pervasa dal blu del centro destra al Centro e al Nord e dal giallo dei grillini al Sud, con qualche macchia di rosso tra Emilia e Toscana (la sinistra). E’ Stefano Bonaccini il candidato naturale alla successione del segretario in carica Enrico Letta. Ha l’appoggio della corrente Pd Base Riformista e potrebbe avere facilmente anche quella di Area Dem. In queste ore Bonaccini si è congratulato con la Meloni, ha ringraziato Letta, non risponde su una sua possibile candidatura al congresso (“Io adesso non faccio nulla”) e ha avvertito gli avversari politici: “E’ giusto che festeggiate, ma ricordatevi di cosa siamo capaci da queste parti”. Verrebbe da dire: se non è un modus operandi da segretario nazionale in pectore questo!? La pubblicazione della mappa denota un interesse evidente.

“Qui o cambiamo radicalmente e riprendiamo a parlare alla gente”, ha spiegato in un’intervista, “o andremo avanti di sconfitta in sconfitta”. Riparlare con la gente e “predire” cosa sono capaci gli emiliano romagnoli di sinistra sono due suoi “must”.

A proposito di parlare con la gente gli risponde sotto il post Mattia M: “Questo è successo anche alle regionali in Emilia Romagna, dove hai vinto in 125 comuni su 328 (ma vincendo in tutti quelli sopra i 50.000 abitanti). Servirebbe una riflessione da parte di tutti, perché non è un dato solo di domenica”. Ecco di cosa sono capaci in Emilia! Anche se la Romagna è una delle poche aree in cui il Pd ha “tenuto”. “Direi che siete circondati”, scrive Gianfree. “Daje Stefano, finiscilo!”, colpisce con ironia Fab. “La buona notizia è che state scomparendo. E avete fatto tutto da soli”, sottolinea un lettore con sul profilo la foto di Karl Marx giovane.

Sotto il post ci sono anche quelli che spernacchiano analisti e giornalisti che da settimane pronosticavano la tenuta del Pd e la grande vittoria di Calenda, come Riccardo che pubblica uno dei tanti grafici che attestavano la tesi: “Ma nessuno dice nulla a questi impediti che condizionano le scelte e non ci azzeccano mai!”.

“Messaggio subliminale (con la faccia che ride, ndr)”, si chiede Emanuela F., riferendosi a Bonaccini segretario. “Non avere strane idee.....resta con noi in Romagna!!!”, consiglia Michele M.. Poi messaggi di sostegno come Fabio F.: “Stefano, non farti convincere a fare il segretario del Pd. Abbandonali al loro destino, sono irrecuperabili”. O Paciok che lo invita a candidarsi: “Diventi il leader del Pd. Ne hanno bisogno. E forse anche noi”.

Ale: “E’ giunto il tuo momento”. O Franky H: “Presidente abbiamo capito a cosa ambisce, visti i risultati è anche lecito. Buona fortuna”. E poi i tentativi di analisi. Concetta N.: “La sconfitta era scontata presidente, specie se si calcola che molti elettori del Pdnetwork hanno disertato le urne. Bisogna rifondare completamente il Pd, mancano politici che sappiano riaccendere i valori di unità, libertà e democrazia che fanno di un Paese un Paese civile”. Mirko B.: “Bisogna ricostruire tutto, rinnovamento della classe dirigente a qualsiasi livello, altro che occhi di tigre”.

Mentre Bonaccini prepara le manovre di avvicinamento alla segreteria arrivano su La Stampa di Torino le valutazioni di Romano Prodi che mostrano in quale stato comatoso sia la compagina: “Per la nuova leadership del Pd non appoggerò nessuno, Elly Schlein come futura leader è una invenzione totale, non farò endorsement, non entrerò assolutamente nel congresso che farà il Pd, ma che personalmente chiedo dal 2019". Poi il padre fondatore del partito, o uno dei tanti padri, entra nel dettaglio: “Sono passati tre anni. Pensavo allora e penso ancora che sia urgente rifondare le basi
ideologiche e programmatiche del Pd".

Per Prodi soprattutto dopo una sconfitta del genere non ha senso partire dai semplici nomi dei leader o presunti tali ma da un qualche contenuto, assente se si guarda alla grave crisi sociale e ed economica che vivono gli italiani e alla mancanza di incisività della proposta politica a sinistra. Prodi sembra pensare a una sorta di nuovo Ulivo che aggreghi più forze.

La strategia di Letta sarebbe invece quella di farsi da parte e lanciare Elly Schlein al congresso. Rispondere a una donna, la Meloni, con una donna, la vicepresidente di Bonaccini. La mossa è piazzare sulla scena nazionale lei, ecologista, colorata e bisessuale, che può piacere ai giovani. Quegli stessi giovani che difendono l’ambiente ma che hanno gli attacchi di panico senza uno smartphone e un pc, seguono Greta Thumberg e i musicisti trendy e ripetono a pappagallo quanto dicono social e tv, cioè che la Meloni è fascista e retrograda. Se convinci loro, che la sinistra colorata è buona e bella, prendi il potere. Recuperi i voti che mancano e ti porti dalla tua parte le nuove generazioni, tanto in sintonia con i colossi delle web company americane che disegnano le libertà contemporanee e con i propositi fintamente ecologisti della finanza internazionale. Sarebbe una sorta di maquillage.

Però non convince Romano Prodi. Insidia la Schlein proprio Bonaccini che rifarebbe un partito vecchio stile alla Bersani. Infine c’è l’opzione Prodi, seppur non in prima persona ma come "burattinaio". Ma che presenta un problema non da poco: smussare programmi politici totalmente contrapposti. Infatti Pd, 5 Stelle, Azione, Italia Viva, Verdi, Sinistra italiana, hanno idee molto diverse sul sociale, in economia e sulle tecnologie. Ma magari con una discussione sui programmi si potrebbero metterle da parte per il puro potere fine a sé stesso? E gestirlo senza battere ciglio, facendo gli scendiletto dei poteri finanziari tanto interessati a mangiarsi l’Italia?

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