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Edizione del 24/09/2022
Estratto da pag. 1
La tregua violata: il silenzio elettorale interrotto già a mezzanotte e due minuti - La Provincia Pavese
Dopo tanto rumore è duro piombare nel silenzio. Ma, tranquilli, c’è chi riempie il vuoto. Sabato è la giornata di riflessione, ma, al solito, c’è chi riflette ad alta voce. La regola forse è superata, visti i mille modi di aggirarla, Vittorio Sgarbi con la solita capacità di sintesi la definisce «una stronzata». Eppure la legge c’è e i trasgressori anche. Propaganda, commenti, piccole liti e poi arriva il trasgressore seriale di tregue elettorali: Silvio Berlusconi, che in attesa delle classiche esternazioni al seggio (appuntamento per oggi intorno a mezzogiorno a Milano), pubblica un video su TikTok. Nel filmato c’è il solito misto di autocelebrazione e pubblicità: il Cavaliere ammira una sua foto da diciottenne, «avevo anche il fazzoletto nel taschino» (possibile citazione di Giuseppe Conte) e poi conclude «anche adesso dire che non sono male e anche al governo, ve lo assicuro farò molto molto bene». Risultato: 4 milioni di visualizzazioni, parecchie in più dei voti attesi per oggi. Giorgia Meloni, invece, tace, l’unico post pubblicato sul profilo Instagram è una foto con la figlia, alla quale ha dedicato la giornata. Messaggio da madre, ma senza riferimenti politici diretti. La leader di FdI qualche ora prima aveva postato un video su TikTok che ha fatto molto discutere: «Se vuoi votare Fratelli d’Italia, croce sul simbolo, se invece non vuoi votarla c’è un sistema: cancelli il simbolo di FdI con una bella croce». Un messaggio ironico, però dal contenuto ambiguo, tanto che poco dopo la pubblicazione viene rimosso.A mezzanotte di venerdì scattava il silenzio, Matteo Salvini in quel momento era nello studio de La7 per l’intervista con il direttore del tg Enrico Mentana, domande, risposte e poi un gong. Silenzio, in teoria, fino alle 23 di oggi. Bastano centoventi secondi per capire che non sarà così: Carlo Calenda fa il primo tweet della giornata, alle 00.02, scrivendo tra l’altro «La campagna non è finita, ora tocca a voi». In realtà sarebbe finita, ma non per Salvini, che nonostante il gong si rimette sui social per commentare il comizio del Pd di venerdì in piazza del Popolo a Roma, definendolo «un flop», e poi parte all’attacco per la presenza di una bandiera con falce e martello e il volto di Ernesto Che Guevara sventolata da un manifestane e scambiata per una bandiera dell’Unione Sovietica: «Il vessillo comunista è finalmente una piccola grande verità: ricorda a tutti qual è stato l’unico partito ad aver incassato dei rubli insanguinati, altro che ingerenze russe nel 2022». Salta sul carro dei polemisti anche Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia, che si rivolge a Bruno Astorre, senatore e coordinatore del Pd nel Lazio: «Bandiere rosse con la falce e martello nella piazza del Popolo di Letta. Il coordinatore regionale del Pd Astorre, smentisca di aver autorizzato a portare in piazza i simboli di una dittatura sanguinaria». Astorre, dirigente dem di scuola democristiana, tutto si aspettava dalla vita tranne che essere chiamato in causa per una bandiera con la falce e il martello: interpellato sull’episodio preferisce fare un sorriso, augurando «in bocca al lupo a tutti i candidati». La bandiera di piazza del Popolo è solo il primo pretesto per Salvini, che continuerà a twittare per tutta la giornata, per accusare il governatore toscano Enrico Rossi, dare istruzioni di voto, riproporre interviste dei giorni scorsi e spiegare agli elettori come si ottiene una scheda elettorale. Tweet, post e whattsapp continuano per tutto il giorno e oggi si andrà avanti fino alla chiusura dei seggi, a dimostrazione che, a modo suo, Vittorio Sgarbi non ha così torto.
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