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Dir. Resp.
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Edizione del 20/09/2022
Estratto da pag. 1
Gli attriti, quelli, sono ormai archiviati. Almeno sino al voto di domenica prossima. Ed ecco sul palco, come già accaduto a Taranto la settimana scorsa, il governatore Vincenzo De Luca ed il segretario Letta («Il mio rapporto con De Luca? Io in questo momento vedo nel nostro partito un'unità di intenti straordinaria», dice l'ex premier). Che entrano assieme tra gli applausi dei militanti. Una scena inimmaginabile sino a qualche settimana fa. Mentre giù in platea, nelle prime file, ci sono candidati di tutta la Campania, di listino e di collegio, e i sindaci. In particolare quelli del salernitano. Tutto lo zoccolo duro del moloch deluchiano che un'ora prima ha già occupato i posti a sedere sotto il palco. Più dietro i militanti arrivati su una decina di bus. Con il risultato che la sala della Stazione Marittima è strapiena.
APPROFONDIMENTI
L'INTERVISTA
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LO SCENARIO
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IL CALENDARIO
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Giù, all'ingresso della Stazione un centinaio di studenti in presidio. Sono attivisti del Collettivo autorganizzato universitario di Napoli che attendono Enrico Letta. Ce l'hanno contro il Pd per le morti di «Lorenzo, Giuseppe e Giuliano», i tre giovani morti mentre erano impegnati nell'alternanza scuola-lavoro. Con loro anche un gruppo di disoccupati. I primi ad arrivare sono De Luca, il responsabile nazionale degli Enti locali dem Francesco Boccia e il ministro Dario Franceschini, capolista al Senato. E tutti e tre si chiudono in una stanza riservata per attendere il segretario Letta in arrivo dalla Germania. Ma prima Boccia, che apre la manifestazione, si ferma con i disoccupati. «Non so quanti leader politici abbiano incontrato i lavoratori che chiedono impegni chiari ma il Pd per i lavoratori c'è sempre. Così come a Taranto prima della presentazione del manifesto per il Sud abbiamo incontrato i lavoratori Ilva, a Napoli sentiamo il dovere di dire con chiarezza ai lavoratori che potranno sempre contare sul Pd», dice Boccia che ha anche il compito di dare il via alla kermesse democrat. Poi apre De Luca che, ieri sera, si cimenta nel suo primo vero comizio elettorale. Tra attacchi e fendenti all'ultimo sangue contro la Meloni più che contro Salvini. «Siamo qui - esordisce De Luca - per superare qualche timidezza e combattere in quest'ultima settimana di campagna elettorale. Dobbiamo combattere quartiere per quartiere». Poi se la prende con la Lega che preme sull'Autonomia differenziata. «Anche al mio amico Zaia dico - aggiunge il governatore - che si spacca il Paese modificando in questo senso la Costituzione. Come intollerabile pensare ai contratti integrativi che vogliono fare per i medici. È intollerabile». Poi contro la leader di Fdi: «Un pensiero sulla Meloni: in Italia ogni due-tre anni c'è un'infatuazione. A lei la nostra solidarietà se qualcuno interrompe i suoi comizi. La differenza radicale tra spot tv e toni nei territori e comizi che sono genuinamente burini...». E, ancora, ironizza, «qualcuno pensa alla Monroe ma si potrebbe svegliare in compagnia della sora Cecioni». In mezzo De Luca loda, per la prima volta, il suo partito: «Sin troppo generoso per cercare ad ogni costo di allargare l'alleanza. Ma quelli di Azione hanno detto no per meri interessi personali». «In questa giornata vedo la grandezza del Pd. Siamo l'unico partito di governo sui territori e che tiene insieme l'unità europea», è l'incipit di Letta appena arrivato da Berlino. Poi il tema centrale per il Sud. «Siamo venuti a fare un discorso molto chiaro e netto sul fatto che il Mezzogiorno ha bisogno di risposte certe nella prossima legislatura. Queste risposte sono nel Pnrr,
che non va rinegoziato come dice la destra. I soldi - conclude Letta - vanno semplicemente spesi il più presto possibile».
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