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Dir. Resp.
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Edizione del 20/09/2022
Estratto da pag. 1
E’ iniziata, in linea con gli anni precedenti a livello di tempistica, la raccolta del riso nelle campagne vercellesi e nel basso Biellese. Il 2022 è stato un anno molto complesso per il settore che, dopo i rincari di carburante e materie prime causate dalla guerra in Ucraina, ha dovuto fare i conti con una siccità mai vista negli ultimi 70 anni e con le ultime grandinate che, specie nella zona di Salussola, hanno dimezzato la produzione. Il riconoscimento dello stato di emergenza in Piemonte e il via libera in Conferenza Stato Regioni al decreto del Mipaaf che stanzia 15 milioni di euro fino ad esaurimento per i risicoltori italiani sono soltanto un parziale ristoro per gli agricoltori che devono far fronte a perdite ed aumenti ingenti. Rispetto al Novarese il problema siccità è stato più contenuto anche se tangibile, ma i temporali delle scorse settimane hanno comunque creato numerosi danni alle aziende.
A pesare ulteriormente su questa annata si registra anche l’esplosione dei costi energetici con aumenti record che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio.
«Per sostenere il settore bisogna anche lavorare sugli accordi di filiera come strumento indispensabile per la valorizzazione delle nostre produzioni e per un’equa distribuzione del valore lungo la catena di produzione – commentano il presidente di Coldiretti Vercelli-Biella Paolo Dellarole e il direttore Francesca Toscani -. Non va dimenticato che sul nostro riso grava, poi, la concorrenza sleale delle importazioni low cost dai paesi asiatici che vengono agevolate dall’Unione Europea nonostante non garantiscano gli stessi standard di sicurezza alimentare, ambientale e dei diritti dei lavoratori. Bisogna tutelare la nostra risicoltura e questo deve essere un obiettivo primario per l’Europa visto che abbiamo un prodotto che si distingue per sicurezza nella produzione e qualità, rispetto a quello importato dall’Asia a basso costo, frutto di soprusi».
In Italia oltre il 70% del riso importato è oggi a dazio zero. Un esempio è il Myanmar, che è tra i primi fornitori del nostro Paese con 72,5 milioni di chili nei primi sei mesi del 2022, ben 24 volte di più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente con un trend favorito dalla scadenza della clausola di salvaguardia con la quale si erano bloccate le agevolazioni tariffarie concesse al Paese asiatico e alla Cambogia che ha più che raddoppiato le sue esportazioni verso l’Italia.