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Edizione del 16/09/2022
Estratto da pag. 1
Ancora tutto in salita il cammino per difendere le donne da ogni tipo di violenza 
Maria Grazia La Selva presidente di Liberaluna: “E’ necessario un processo educativo per cancellare la cultura del possesso che è appannaggio di molti uomini”  

di Vittoria Todisco 

Segregata per vent’anni in casa dai suoi stessi familiari. E’ accaduto non in una grande città dove ciascuno diventa invisibile e la gente spesso è del tutto estranea all’altro pur abitando nello stesso condominio, ma in un paese molisano nel quale è difficile serbare segreti. Eppure, per vent’anni, nessuno ha fatto in modo di liberare questa donna dai suoi carcerieri.    

“Si doveva, si poteva fare di più in modo che non accadesse!”

E’ la frase anche questa volta pronunciata e, ripetuta ogni volta che una donna subisce violenza o viene uccisa per mano di un uomo che fino a qualche tempo prima diceva di amarla. Si chiama “ femminicidio” e rientra in questo ambito anche la vicenda di questa donna che per più di vent’anni è stata privata della sua libertà. “Femminicidio”, parola mutuata da termini derivanti dall’inglese e dallo spagnolo che già contiene in se una discriminante: la vittima, non viene indentificata in quanto donna, ma “femmina”,  come si fa con gli animali, facendo riferimento al sesso, ma poiché è entrata a far parte del linguaggio comune e giudiziario, non possiamo fare a meno di usarla.  In che modo si possono proteggere le donne se è vero, come è vero, che il sistema di sopraffazione dell’uomo sulla donna è un fatto culturale derivante da un’idea di possesso. Concetto questo che il giudice Vincenzo Di Giacomo esprimeva con forza nelle pagine di una sentenza riferita ad un fatto di stupro verificatosi nel 1988 in un casolare della campagna di Campodipietra. Di Giacomo parlava del perdurare di una cultura patriarcale che tardava a rinnovarsi, e garantiva al maschio il diritto di possesso sulla donna. Cosa è stato fatto e cosa dobbiamo fare per cancellare il condizionamento di questo triste retaggio culturale ed educare le nuove generazioni al rispetto della persona, maschio o femmina che sia.  E’ un impegno questo che riguarda tutti, famiglie, scuole istituzioni. 

 La Regione Molise solo nell’ottobre del 2013, in ritardo rispetto ad altre Regioni, ha emanato una legge per la prevenzione ed il contrasto alla violenza di genere. Sono trascorsi nove anni e per conoscere il cammino svolto dal provvedimento ne abbiamo parlato con  la presidente di “Liberaluna”, un’APS  di promozione sociale nata nel 2014, ovvero più o meno all’indomani dell’emanazione della legge regionale, che riconosciuta come Centro Antiviolenza, in quello stesso anno crea uno sportello d’ascolto, assolutamente gratuito, e  viene accreditata alla Regione Molise. A presiederla è Maria Grazia La Selva nominata anche presidente della Commissione Regionale per la parità e le pari opportunità, carica da cui subito dopo si è dimessa,  e che il 4  febbraio del 2018 ha ricevuto dal Presidente Sergio Mattarella l’Onorificenza di Cavaliere delle Repubblica. Il Centro Antiviolenza opera attraverso i principi della Conferenza delle Regioni del 2014 La mission di “Liberaluna” è quella di contrastare l’isolamento e costruire percorsi di crescita indirizzata alle donne e, per assolvere tale impegno, si avvale di una equipe di professioniste, psicologhe, assistenti sociali, volontarie e avvocati come: Emanuela Teresa Galasso che è la vice presidente, Valeria Mottillo, Maria Calabrese, Antonia Martello, che operano per dare al territorio gli strumenti utili  per combattere la violenza di genere e fornire aiuto alle donne che subiscono maltrattamenti, emarginazione, discriminazione. L’associazione organizza anche eventi formativi per professionisti per fornire aggiornamenti sui cambiamenti normativi e sociali sul tema della violenza. 

“ A dir la verità non registriamo che un tiepido interesse da parte della classe politica rispetto al problema del contrasto alla violenza. In questi anni di attività – sottolinea Maria Grazia La Selva – non solo abbiamo sostenuto con costanza e perseveranza le donne molisane vittime di vi
olenze ma abbiamo dovuto combattere contro un sistema politico e dirigenziale che ci ha sempre boicottato. Solo per caso abbiamo scoperto di non essere state inserite nella mappatura del 1522.  Di che si tratta? Il 1522  è un servizio pubblico promosso dal Consiglio dei Ministri, ovvero un numero verde attivo 24 ore su 24, assolutamente gratuito, che accoglie le richieste di aiuto dalle vittime di violenza o di stalking . Il mancato inserimento di “Liberaluna” da questo servizio – banalmente giustificato dalla struttura dirigenziale della Regione col non essere a norma –  ci ha escluso dalla possibilità di  presentare progetti e quindi avere fondi per poter sostenere le nostre attività. Cosa che non accade per il Centro Antiviolenza di Isernia che, a mio parere, opera non tenendo conto di almeno due principi sanciti dalla Conferenza Stato Regioni. Ha la propria sede presso gli uffici comunali, quindi un luogo aperto al pubblico, con buona pace per la privacy. Mi si deve dire quale donna, in condizioni di disagio, decide di recarsi presso una struttura per fare la propria denuncia o semplicemente parlare del proprio disagio, sapendo che la persona che le impone violenza può, se vuole, avere libero accesso, a quella struttura che dovrebbe garantirle protezione.”

In che modo vi sostenete? “Ripeto, siamo tutte volontarie e operiamo come formichine racimolando quattrini da quei progetti che comunque la Regione ci approva, ed eventualmente da contributi istituzionali, entrate derivanti da progetti di formazione e attività culturali. Dal 5 per mille, da donazioni da parte delle Aziende. Però in questa nostra quotidiana battaglia non possiamo rimanere da sole abbiamo bisogno delle donne, soprattutto di quelle che combattono per le pari opportunità. Della classe politica che deve farsi carico dell’obbligo di adoperarsi per favorire un cambiamento culturale se vogliamo uscire da questa terribile piaga della violenza di genere che serpeggia nel sottobosco della società molisana. Noi, intanto, continueremo a sostenere ogni donna che verrà da noi in cerca di aiuto.”