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Edizione del 15/09/2022
Estratto da pag. 1
A Ragione o sentimento. «Forse non saremo quelli che provocano l’innamoramento – scherza Enrico Letta dal palco di Ancona, parlando del suo Pd – Ma siamo quelli affidabili, quelli che trovano le soluzioni». Del resto «il Paese si è innamorato per anni di Berlusconi, poi dei Cinquestelle e poi di Salvini. E ora – riflette – sembra pronto per altri innamoramenti. Mentre noi diciamo che è il caso di andare sulla sostanza».Meloni: «Salvini più polemico con me che con gli avversari»E la sostanza, per il segretario dem, passa innanzitutto da tre punti. Giovani, donne, diritti. È su questi fronti che Letta vuole giocarsi la rimonta. Perché la partita non è ancora chiusa, è convinto il front-man del centrosinistra. «Il problema di cosa farà Giorgia Meloni dopo il 25 settembre non me lo pongo, perché vinceremo noi», si mostra ottimista il segretario. Impegnato in una girandola di interviste, incontri, appuntamenti. A cominciare dalla conferenza stampa convocata al Nazareno nel primo pomeriggio per illustrare il programma dem sulle pari opportunità. «Non basta dire che non torneremo indietro – avverte Letta, accompagnato dalle deputate Cecilia D’Elia, Valentina Cuppi e Valeria Valente – l’Italia è già indietro e noi vogliamo fare passi avanti».
CONFIDENZE Un tema in qualche modo anticipato dall’intervista al settimanale Chi, nella quale il segretario si lascia andare a qualche confidenza. A cominciare dal passaggio sulla moglie Gianna Fregonara, giornalista del Corriere: «Mi sento in colpa per aver condizionato la sua carriera – racconta Letta – Se sarà necessario, sono pronto a fare lo stesso passo indietro in futuro». Poi l’ex premier parla dei sogni di gioventù, rimasti nel cassetto: «Diventare un grande giocatore di basket negli Usa, mentre alla fine ho giocato solo a Pisa, e viaggiare per il mondo lavorando come fotografo del National geographic», confessa. Ma l’attenzione è rivolta ancora al tema femminile. «Mi piacerebbe che il prossimo segretario del Pd fosse una donna», butta lì Letta. Con quella che sembra una stoccata al governatore emiliano Stefano Bonaccini, dato in pole in un eventuale prossimo congresso. «Siamo amici leali», nega Letta, che spiega di aver trovato «un partito maschilista», al suo arrivo al Nazareno. Ma ora la musica è cambiata: «Le donne non sono solo un capitoletto nel nostro programma», mettono in chiaro dal Pd, che punta sulla «difesa della maternità libera, il sostegno all’occupazione femminile e la parità salariale». L’altro pilastro dell’agenda dem sono i giovani. Una fascia d’età, quella dei 18-25enni, sulla quale il Pd confida di andare forte: «Tra loro siamo il primo partito, ma ancora non basta», alza l’asticella Letta. Per il quale «l’mpegno è far sì che i ragazzi non debbano andare via dall’Italia. Basta finti stage – aggiunge intervistato da Ancona – Il primo lavoro di un giovane deve essere pagato». La precarietà, aggiunge, «ti entra dentro le ossa e toglie ogni possibilità di guardare al futuro». Poi un colpo a Renzi (che «oggi non è più nel Pd ma ha svolto tre quarti della sua campagna a parlare di noi») e uno a Meloni. Gli chiedono se la destra sia razzista e lui risponde: «Dipende». «Dipende dai comportamenti che terranno» in Palamento, precisa: «Quando sento parole contrarie allo ius scholae – rilancia Letta – sono preoccupato. I figli degli immigrati sono italiani a tutti gli effetti, bisogna integrarli». Un tema, quello dei diritti civili, di cui non si può fare meno, avverte. E sul quale i dem vogliono spingere. A cominciare dalle bandiere identitarie come il ddl Zan e il matrimonio egualitario. UNO CONTRO UNO Ci crede, il segretario del Pd. «Bisogna convincere gli indecisi», ripetono al Nazareno. «Tutti i segnali dicono che la rimonta nei collegi in bilico diventa sempre più possibile», è il mantra. E la strategia per riuscirci resta una: «Polarizzare lo scontro». «Ci hanno criticato per i manifesti che contrappongono chi sta con Putin a chi sta con l’Europa», gongolano dalla segreteria dem, «ma le ultime ore ci stanno dando una dimostrazione di quanto fo
ssero azzeccati». È la linea dell’uno contro uno, che tante critiche (anche interne) ha attirato al segretario. Letta però rilancia. Nonostante il rumore di fondo di chi vede sempre più vicino il congresso in autunno, se il risultato non sarà quello auspicato. In pista, oltra a Bonaccini, potrebbe esserci anche il vice Peppe Provenzano. E, forse, Elly Schlein. Sempre che, alla fine, non scatti l’innamoramento.
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