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Edizione del 10/09/2022
Estratto da pag. 1
Enrico Letta: «Nessuno ci dia lezioni sul Sud. Basta col fuoco amico a sinistra»
Il leader del Partito democratico: «Conte? Un progressista della domenica»
l’intervista

Mezzogiorno, 10 settembre 2022 - 09:14

Enrico Letta: «Nessuno ci dia lezioni sul Sud. Basta col fuoco amico a sinistra»

Il leader del Partito democratico: «Conte? Un progressista della domenica»

di Michele Cozzi

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Enrico Letta, segretario del Pd, domani è in Puglia. La destra vuole cambiare il Pnrr, con il rischio conseguente che i fondi prendano un’altra direzione. Il sindaco di Bari, Decaro, presidente dell’Anci, su questo ha lanciato l’allarme. Il Sud appare un tema periferico nella campagna elettorale. Per il Pd, invece?

«Ha fatto bene Decaro. Sul Sud non accettiamo lezioni. Penso a quanto fatto dal ministro Provenzano: il negoziato con l’Europa per la fiscalità di vantaggio per il lavoro, che ha permesso alle nostre imprese di assumere, l’istituzione delle Zes per dare nuove opportunità a chi vuole investire nel Mezzogiorno, il rilancio della strategia per le aree interne, con servizi e infrastrutture a zone a rischio spopolamento. E poi nel Pnrr, grazie al Pd, abbiamo ottenuto due clausole fondamentali: il 40% delle risorse del piano investito al Sud per infrastrutture, scuola e asili nido, agricoltura, sanità e trasporti; il 30% dei posti di lavoro assegnati a giovani e donne. Tutto questo rischia di andare in fumo rinegoziando il Pnrr. Ma di cosa vogliamo sorprenderci se la destra schiera uno come Tremonti, quello che ha portato l’Italia sull’orlo della bancarotta e prosciugato il Sud».

Il futuro dell’Ilva potrebbe passare dall’idrogeno. Grandi aziende, dalla Saipem all’Edison, stanno puntando a creare impianti verdi. Ma l’emergenza rischia di rendere necessario tornare e rinforzare l’uso del carbone. Un passo in avanti e due indietro. Come ne usciamo?

«Lavorando su due fronti: gestire un’emergenza energetica che si è creata a causa dell’invasione russa in Ucraina e contemporaneamente accelerare sulla transizione ecologica. Il grande piano di risparmio energetico e per le rinnovabili che proponiamo serve proprio a evitare scenari estremi, come il ricorso al carbone: portare entro il 2030 la produzione da rinnovabili a 85 GW, un obiettivo ambizioso che potrebbe creare 500 mila posti di lavoro in più. I rigassificatori sono una soluzione transitoria. Non è un caso se un gruppo di scienziati, studiando tutti i programmi sull’ambiente dei partiti, abbiano promosso la coalizione di centrosinistra come la più impegnata su questo fronte».

La realizzazione del Pnrr sembra un po’ arrancare. Incide in questo lo stallo in attesa dell’esito del voto?

«Draghi sta continuando a lavorare per il Paese, dovremmo piuttosto dargli una mano a far passare il tetto al prezzo del gas in Europa, tutti insieme, perché è un provvedimento urgente che rischia di saltare per l’opposizione di molti paesi dell’Est Europa, gli amici di Meloni e Salvini. Il problema sono Conte, Salvini e Berlusconi, che hanno fatto cadere il governo in un momento così difficile per famiglie, lavoratori e imprese, oltre a Meloni che il governo non lo ha sostenuto mai. Continuano a sacrificare l’Italia per miseri interessi di parte: i ministri della Lega tengono fermi 22 miliardi del fondo per la coesione e lo sviluppo, già stanziati per il Sud, i 5 Stelle bloccano in Parlamento un decreto che dà 14 miliardi di aiuti alle imprese per il caro energia».

Il Pd ha criticato in passato il reddito di cittadinanza. Ora ne è uno strenuo difensore. Cosa è cambiato?

«Io sono stato tra i pochissimi a sinistra a sostenerlo pubblicamente già nel 2019 e lo rivendico. Che fosse una misura giusta e utile lo abbiamo visto con la pandemia, uno spartiacque storico e con la crisi energetica ora. Il reddito di cittadinanza ha avuto il merito di dare respiro e dignità a chi non ce la fa più. Vogliamo migliorarlo e rilanciarlo, nessuna caccia al povero come fanno le destre con la complicità di Renzi e Calenda. E poi lavoro: salario minimo e un grande piano da 900.000 assunzioni nella PA per a
ttuare il Pnrr. L’unica possibilità di tenere il reddito di cittadinanza è votare centrosinistra. Il M5S non ha alcuna possibilità di vincere le elezioni politiche. E per via di questa assurda legge elettorale ipermaggioritaria chi vota M5S vota Meloni. E Meloni il reddito vuole abolirlo, non ne fa mistero».

La Puglia è la terra di Giuseppe Conte. Il Pd e M5S sembrano lanciati in uno braccio di ferro per dimostrare chi è più progressista dell’altro. Non rischiate di fare la fine dei capponi di Renzo?

«Il M5S ha avuto il merito di aver creato politiche di protezione sociale che adesso si stanno rivelando importanti, non faccio fatica ad ammetterlo. Però chi firma i decreti razzisti sull’immigrazione con Salvini e fa cadere il governo durante una guerra e con l’inflazione alle stelle non è di sinistra, è solo un opportunista. Conte è un progressista della domenica, anche Melenchon, a cui pure lui dice di ispirarsi, non lo considera. Parlano le storie personale e quella di Conte in Puglia la conoscono. I 5Stelle hanno deciso di ritornare al populismo tout court, una scelta di comodo».

Calenda e Renzi a destra, Conte a sinistra. Il Pd si sente accerchiato?

«Sì, mi sento sotto attacco. Mi pare incredibile che con una destra così pericolosa dall’altra parte sia riempito di attacchi. Avremmo dovuto concentrarci tutti sull’avversario vero, ma alcuni hanno preferito fare una cosa su cui a sinistra siamo espertissimi da anni: il fuoco amico. Speravo in un senso di responsabilità diversa che non c’è stato».

La Puglia è anche la terra di Michele Emiliano, teorico del civismo extralarge che si è sfarinato in questa campagna elettorale. Un leader atipico, che più volte ha detto che è stato un errore non fare l’alleanza con il M5S. Quali sono i suoi rapporti ora con il governatore pugliese?

«La Puglia vanta una squadra di nostri amministratori eccellenti: penso a Decaro a Bari, Melucci a Taranto, Salvemini a Lecce e la Bruno ad Andria. Con Emiliano ho rapporti di assoluta franchezza, lo ritengo un buon governatore, un punto di riferimento per la regione. Conta questo, fare squadra per vincere. Domani con lui, Vincenzo De Luca, tanti bravi amministratori da Taranto lanceremo il Manifesto democratico per il Sud, la Carta di Taranto. Il senso? Alziamo la testa, basta timidezze. Il futuro del Mezzogiorno si costruisce con lavoro vero, infrastrutture, connessioni tra territori. Ma soprattutto tanta, tanta scuola».

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10 settembre 2022 | 09:14

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