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Edizione del 08/09/2022
Estratto da pag. 1
Fedriga: “Presidenzialismo e federalismo, così l’Italia sarà finalmente stabile”
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Il governatore del Friuli Veneza Giulia: «Se vinciamo, nessuna minaccia alla democrazia»

Le prossime elezioni, in caso di vittoria del centrodestra, non porteranno «nessuna minaccia per la democrazia». Si dice sicuro, Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e uomo sempre più centrale nei destini della Lega. «Non ci sarebbe alcun pericolo nemmeno se vincesse il centrosinistra», sottolinea rivolgendosi al segretario del Pd Enrico Letta, che aveva lanciato l’allarme in questi giorni. E lo ammonisce: «Una cosa è cercare il dialogo, un’altra è voler bloccare a prescindere ogni tentativo di riforma», dice nel corso dell’ intervista con il direttore de La Stampa Massimo Giannini, in occasione del quarto appuntamento de “L’alfabeto del futuro”, a Udine. «Semmai - aggiunge Fedriga -, il vero problema dell’Italia è l’inesistente stabilità di governo».

Per ottenere più stabilità, Meloni e Berlusconi vogliono il presidenzialismo, la Lega un’accelerazione sul federalismo. Queste due riforme costituzionali le farete?

Andrebbe cambiata anche la legge elettorale?

«Non in senso proporzionale: porterebbe governi deboli, perché aiuterebbe solo i partiti. Il governo dovrebbe invece poter durare cinque anni. Non mi sembra il tempo di una dittatura».

Se Fdi sarà il primo partito, la Lega indicherà al Quirinale Giorgia Meloni come candidato premier?

«Sì, l’accordo nel centrodestra è chiaro. Fosse stato per me, avrei indicato anche prima il nostro candidato presidente del Consiglio - non formalmente, ma di fronte agli elettori -, visto che ci facciamo promotori del presidenzialismo».

Lei però non è ancora il leader della Lega. Certo, potrebbe prendere il posto di Salvini, se il 25 settembre il partito dovesse fare un brutto risultato, magari superato dai Cinque stelle come si legge in alcuni sondaggi. Sarebbe pronto?

«Lei mi vuole male (ride). No, a me piacerebbe fare il presidente del Friuli Venezia Giulia per un secondo mandato. Poi vediamo cosa succede il 25, ma nella mia regione le assicuro che il M5S non ci supererà. La fortuna della Lega, comunque, è che non è un partito di cartapesta. Nasce dalle sezioni. Io ho iniziato facendo volantinaggio a 15 anni a Trieste, è passato tanto tempo e nonostante i colpi di vento e i trambusti, questo partito è rimasto sempre in piedi».

In una regione a forte trazione industriale come quella che amministra, il tema del caro-bollette è particolarmente sentito. Il decreto Aiuti-bis messo in cantiere dal governo sarà sufficiente?

«No, non lo sarà. Rischiamo di mettere risorse pubbliche per tamponare, senza fare interventi di carattere burocratico, in Europa, che servono ad abbassare i prezzi dell’energia».

Vorrebbe un nuovo scostamento?

«Sono favorevole se serve. E cioè, se l’Europa nel frattempo si muove per arginare le speculazioni sul mercato dell’energia. Sarei favorevole perché si deve tenere in piedi il sistema economico e produttivo, altrimenti in pochi mesi dovremo mettere 5 o 6 volte quelle risorse, ma per gli ammortizzatori sociali. Si deve anticipare l’emergenza. Però l’Europa, come per il Covid, deve dimostrare una certa solidarietà».

Altro tema divisivo in Europa sono state le sanzioni alla Russia. Dobbiamo continuare o come dice Salvini fanno più male a noi che a loro?

«Credo che le sanzioni possano essere mantenute. Serve però un ombrello nazionale ed europeo, con risorse straordinarie, come quelle per la pandemia. Se le sanzioni devastano il nostro tessuto sociale, facciamo il gioco di Putin, che punta sullo stremare l’opinione pubblica europea fino a farla rivoltare contro la posizione responsabile presa sull’invasione dell’Ucraina».

Il Pd dice che, votando Salvini e Berlusconi, si porta l’Italia nelle braccia di Putin.

«Così svilisce il confronto. Questi attacchi denigratori non fanno bene né al Paese né alla politica. Sarebbe più utile contestare le idee dell’avversario».

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