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Edizione del 01/09/2022
Estratto da pag. 1
Vertenza Alival, chiusura entro marzo 2023: i dipendenti saranno trasferiti o licenziati
Presentato a Milano un primo piano sociale con alternative alla perdita del posto di lavoro e misure per chi non possa trasferirsi. Intanto si lavora per l’ipotesi vendita
Il caseificio Alival sito a San Gregorio, afferente al gruppo Castelli, di proprietà della multinazionale francese Lactalis, dove sono attualmente impiegati 79 lavoratori e lavoratrici, chiuderà ma non prima del 30 marzo 2023. Prima di allora non si procederà ad alcun licenziamento che, in ogni caso, appena si delineerà il quadro dei trasferimenti, riguarderà coloro che non scelgano di andare a lavorare fuori dalla Calabria, negli stabilimenti del Gruppo proposti.
La decisione circa la chiusura, già confermata in occasione dello scorso incontro istituzionale a Roma, ha aperto infatti una nuova fase della vertenza relativa al piano sociale per tutelare i dipendenti che accettino di trasferirsi in altra sede e quelli che, sperando in un acquirente dello stabilimento reggino (altro filone sul quale sindacati e istituzioni continuano a lavorare), sperano di poter restare a Reggio con un posto di lavoro.
I primi strumenti una gestione socialmente responsabile del piano industriale in vista della risoluzione dei contratti di lavoro annunciata ma che avrebbe luogo non prima del 30 marzo 2023, per i dipendenti che decidano di non trasferirsi nelle altre posizioni indicate dal Gruppo, è stata la cornice dell‘incontro di ieri pomeriggio a Milano.
I rappresentanti di Alival spa, assistiti da Unione Italia Food, si sono confrontati con i rappresentanti delle segreterie nazionali delle organizzazioni sindacale di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, e i delegati territoriali Nicola Rodi e Antonino Zema, rispettivamente segretario generale Flai Cgil Reggio Calabria e segretario generale aggiunto Fai Cisl Reggio Calabria. Assente per motivi di salute, Antonio Zavettieri, segretario regionale Uila Uil Calabria.
Dopo aver confermato la decisione di cessare l’attività produttiva del caseificio Alival sito a San Gregorio a Reggio, unico del gruppo in Calabria, dove sono attualmente impiegati 79 lavoratori e lavoratrici, e dopo i due incontri svoltisi presso la sede istituzionale della Conferenza delle Regioni, l’azienda è giunta a Milano con diverse proposte per la ricollocazione in altri stabilimenti in Italia, manifestando la disponibilità a considerare anche situazioni specifiche di lavoratori e lavoratrici, in presenza di compatibilità professionale e esigenze tecnico-organizzative, e ad attivare una serie di aiuti economici per chi si trasferirà.
Si dicono soddisfatti i sindacati reggini che parlano «dell’avvio di un percorso importante al quale l’azienda sta dimostrando di partecipare in modo molto costruttivo e responsabile. Anche se non ci sono stati spiragli per evitare la chiusura, dobbiamo registrare un’apertura molto significativa sul fronte delle misure messe in campo per favorire i trasferimenti e non licenziare. Il gruppo di dipendenti che potrebbero decidere di trasferirsi fuori per occupare una delle posizioni libere presso altri stabilimenti Lactalis, è prevalente e per loro si stanno delineando delle possibilità anche grazie alla disponibilità manifestata dalla società ormai consolidata quale la Galbani. Continueremo – dichiarano Nicola Rodi e Antonino Zema, rispettivamente segretario generale Flai Cgil Reggio Calabria e segretario generale aggiunto Fai Cisl Reggio Calabria – a dialogare per garantire i diritti di lavoratori e lavoratrici e parallelamente ci occuperemo anche di tutelare chi vorrebbe restare e che dunque conta sulla permanenza dello stabilimento a Reggio, seppure con altro proprietario. Per loro, in particolare, dovremo ancora ragionare su alcune somma, per esempio, relative a un riconoscimento per i trentatré mesi di sacrificio in regime di solidarietà».
«Sappiamo che c’è qualche possibile acquirente per lo stabilimento reggino ma per questo dovremo affiancare le istituzioni nel percorso da intraprendere, sollecitandole fin da subito. Anche rispetto a questo percorso l’
Azienda ha già assicurato sostegno. Vorremmo già per la prossima settimana chiedere un incontro con i sindaci ff Carmelo Versace e Paolo Brunetti, rispettivamente di Comune e Città Metropolitana di Reggio Calabria, e con la vicepresidente della Regione Calabria, Giuseppina Princi, per concretizzare anche questo iter, altrettanto strategico per salvaguardare i livelli occupazionali», annunciano Nicola Rodi e Antonino Zema, rispettivamente segretario generale Flai Cgil Reggio Calabria e segretario generale aggiunto Fai Cisl Reggio Calabria.
Nero su bianco l’azienda si è impegnata a riconoscere ai dipendenti che optino per la ricollocazione negli altri stabilimenti Lactalis distribuiti tra Toscana, Lombardia ed Emilia Romagna e Sicilia, precisamente a Porcari, Collecchio, Milano, Reggio Emilia, Ragusa e, per il personale addetto alla produzione e al confezionamento anche presso i siti produttivi di Galbani, presso gli stabilimenti di Casale Cremasco, Certosa e Corteolona, in Lombardia, un contributo di 9mila euro lordi per le spese di abitazione, spalmati su tre annualità, e in aggiunta un contributo forfettario alle spese di 3mila euro lordi. Inoltre Alival si è impegnata anche a garantire il rimborso, dietro presentazione di giustificativi fiscalmente validi, delle spese di trasloco, montaggio arredi e viaggio della famiglia, fino ad un massimo, comprensivo anche dei contributi prima citati, di 19mila euro lordi. Previsto anche un contributo di 5mila euro lordi annui, per quattro anni, per chi opti per il pendolarismo, propendendo per la ricollocazione ma senza trasferimento di residenza. Questo sul fronte della ricollocazione. Previsti anche degli impegni economici anche sul fronte della non opposizione al licenziamento e per l’outplacement, ossia i servizi di consulenza per accompagnare le persone in uscita dall’azienda. Il piano ovviamente riguarda tutti i 149 dipendenti coinvolti nella vertenza: 79 a Reggio Calabria, 68 a Ponte Buggianese e 2 a Borgo Santa Rita.
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