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Edizione del 31/08/2022
Estratto da pag. 1
Top e Flop, i protagonisti del giorno: mercoledì 31 agosto 2022
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 31 agosto 2022.
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 31 agosto 2022.

Con la siccità ed i suoi effetti questa estate ci abbiamo fatto conti serissimi. Ma non tanto seri da farci andare oltre le solite riflessioni di prammatica sul da farsi e le iniziative emergenziali su quello che andava fatto subito. Insomma, se in Italia manca l’acqua si chiudono i rubinetti per razionarla ma non si aprono le menti per averne di più. Questa è la vecchia e sempiterna tara di un Paese che difficilmente riesce ad andare oltre i suoi buoni propositi e che considera l’intento già di per sé una mission compiuta ed assolta per la sua classe dirigente.

Ma come già accaduto per altri comparti in crisi c’è un’altra Italia, un Paese del fare che anticipa e scavalca la politica. Lo fa e va a meta come e meglio dei decisori che abbiamo a Roma. E di quell’altra Italia Webuild (la multinazionale italiana delle costruzioni, erede di Salini Impregilo) ci fa parte a pieno titolo.

Qualche preambolo non di fuffa: la crisi idrica ha ucciso l’agricoltura, mandato le centrali idroelettriche in agonia e messo in emergenza 270mila le aziende del Paese. L’Istat poi ha spiegato che “va perduto oltre un terzo dell’acqua immessa nella rete di distribuzione”. Ecco perché Webuild, principale gruppo italiano di grandi opere, ci vuole mettere rimedio. Vuole farlo con Fisia Impianti, società specializzata nel trattamento delle acque. Si, ma come? Costruendo dissalatori, visto che l’Italia senz’acqua dolce è praticamente circondata da acqua salata e su distanze che non superano mai i 250 km dalla fonte.

Qualche dato per capire quanto si sia indietro su una strada che in Europa altri percorre da tempo. La nostra quota di acqua desalinizzata è pari al 4% del totale, in Spagna è del 56% con 765 impianti. Quante persone potrebbero essere servite se la dissalazione in Italia andasse a regime? Quasi 34 milioni, il che cancellerebbe di fatto l’espressione “crisi idrica” dal nostro vocabolario nazionale.

Webuild ha un progetto, degli step e un obiettivo. Mentre l’Italia ha un Pnrr, dei bisogni e un pericolo da scongiurare. A ben vedere basta mettere assieme le due cose per capire che se strada ci sarà sarà strada unica. Con “Acqua per la Vita” e soluzioni a breve termine il 30% della popolazione non avrebbe più un’emergenza idrica. In due anni sono previsti i primi impianti per un totale di 16-18 dissalatori di media potenza.

Ora non resta che votare, attendere che il nuovo Governo se ne occupi, che insorgano le istanze degli oppositori, che il tutto si sperda nella farraginosa macchina decisoria di un Paese genuflesso a forma e burocrazia e che arrivi la prossima estate. E con essa la prossima crisi idrica che qualcuno risolverà come sempre abbiamo fatto qui da noi: chiudendo i rubinetti ed aprendo le ugole davanti ai microfoni.

Fatelo e basta.

Dietro ogni impresa, grande o piccola, ci sono anni di impegno, sacrifici, scelte coraggiose. Talvolta non ci sono soltanto anni ma generazioni: attività passate dai nonni ai figli ed oggi nelle mani dei nipoti. Se le imprese sono piccole, nascono legami che vanno al di là del rapporto di lavoro: persone che si conoscono in fabbrica e si sposano, si imparentano battezzandosi i figli o facendogli da padrino alla cresima, il titolare dell’azienda che diventa parte di questo meccanismo e non può mancare alle feste importanti delle famiglie dei suoi dipendenti. Accade nel Nord Est, accade in Ciociaria.

È per questo che c’è un naturale senso di vergogna di fronte alle difficoltà. Emerso in tutta la sua drammaticità quando ci fu la grande crisi degli anni scorsi e moltissimi furono costretti, per la prima volta, a chiedere la Cassa Integrazione. Si fa di tutto per evitarla, il primo a rinunciare allo stipendio è l’imprenditore: molti gesti estremi sono legati a quel senso di sconfitta.

Da settimane le bollette del gas e dell’elettricità stanno me
ttendo in ginocchio il sistema produttivo (a questa testata ed a Teleuniverso va riconosciuto di avere lanciato l’allarme con un quasi un anno di anticipo). Ma se cerchi qualcuno che ti racconti la sua storia e la difficoltà della sua impresa ti scontri con il silenzio, con la naturale ritrosia di chi si sente in colpa per una cosa di cui colpa non si ha.

A metterci la faccia, da settimane, nel sistema produttivo del Sud Lazio è il presidente di Unindustria Cassino Francesco Borgomeo. Perché ha capito che il silenzio è pericoloso. E soltanto gridando ciò che accade si può spronare una classe politica del tutto assente in questi anni.

Il silenzio della vergogna è legittimo ma doppiamente pericoloso. Perché se nessuno parla allora l’emergenza si svilisce: non è grave, perché non è né palese né manifesta. Gridare la propria rabbia e chiedere soluzioni concrete e fattibili, impone alla politica di interrompere la campagna elettorale e mettere mano al problema.

A rompere quel silenzio e dire che nulla c’è da vergognarsi è da giorni l’uomo che ha inventato il sampietrino green, riattivando un sistema di quattro fabbriche. Che adesso, più di tante altre, sono sulla linea del fronte. Perché sono energivore: hanno bisogno di tantissima energia per alimentare i forni. È su Rai Regione, Rete 4, Tg5, Corriere della Sera, Repubblica.

Ha deciso di metterci la faccia. Per evitare che al danno delle bollette si aggiunga la beffa innescata dal silenzio. Che autorizza i politici a dire “Si, ma nessuno si lamenta”.

L’ora di agire.

I numeri dei sondaggi resi noti in queste ore dicono con chiarezza che la rimonta dei Progressisti non c’è. E non è colpa di una campagna elettorale poco efficace. Il problema è ancora prima della tattica. Sta nella strategia. Gli elettori non stanno percependo i Progressisti come una coalizione, non stanno comprendendo la differenza radicale tra i due progetti politici.

Peggio ancora. Gli elettori stanno interpretando il centrodestra come l’unica possibilità di cambiamento. Dimenticando che in questa Legislatura la Lega ha partecipato a 2 Governi su tre ed altrettanto ha fatto Forza Italia. E dimenticando che cambiare è solo un desiderio mentre in realtà si può solo migliorare o peggiorare (come insegnava Sant’Agostino).

I temi sono due. Il primo interno. Aveva intuito correttamente la situazione Nicola Zingaretti quando, nel pieno del governo Lega – M5S, auspicava una profonda riforma del Pd. Invocando non un nuovo Partito bensì un Partito nuovo. Poi la nascita del governo Giallo-Rosso ha imposto una nuova agenda. Non ha identità un Pd che è prima renziano, poi zingarettiano senza che ci sia una radicale percezione del cambiamento nella sua base storica. Se non si percepisce il cambio della linea, allora è solo ricambio al potere.

E qui si arriva al secondo tema. Esterno. Sono le Sezioni, la grande forza, storicamente, dei Partiti. Le agorà lanciate da Enrico Letta sono state una grande intuizione. Ma sono rimaste isolate ad un fenomeno interno, riservato agli addetti ai lavori. È mancato il proselitismo, il coinvolgimento, l’allargamento del recinto.

Sono mancate le difese e gi anticorpi ad un sistema di delegittimazione che si è visto in azione dai tempi del primo M5s, proseguito con la bestia della Lega. E che ora si scopre non fosse estraneo (il sistema in generale, non i due in particolare) ad interessi delle intelligence straniere.

L’assenza di un progetto di coalizione con Calenda ha reso ancora più debole e meno credibile il progetto. Tanto più se i compagni di viaggio sono i Fratoianni che come progetto vogliono eliminare i jet privati. Significa non avere capito nulla degli italiani: non sono contro i jet privati: vorrebbero averlo pure loro. Non occorre la contrapposizione. Serve far sognare.

Strategia inefficace.

Il centrodestra è talmente sicuro di stravincere che da giorni inizia a litigare come se fossimo già dopo il 25 settembre. E se Matteo Salvini nei giorni scorsi ha ricordato
che potrebbe essere lui il candidato premier, ora mancava solo Silvio Berlusconi a rendere più inquinato il clima.

Lo ha fatto con l’intervista concessa ieri e pubblicata questa mattina dal Corriere della Sera. In cui il cavaliere dice che senza di lui non si governa.

“Il centrodestra vincerà perché Forza Italia ne fa parte. Senza di noi non vi sarebbe centrodestra, vi sarebbe una destra democratica, come c’è in altri paesi, che raccoglierebbe un numero importante di voti, ma insufficiente a governare. Noi siamo i garanti del profilo liberale, cristiano, garantista, europeista, atlantico del futuro governo. Siamo il centro, quello vero, quello del Partito Popolare Europeo che orgogliosamente rappresentiamo in Italia”.

Una presa di posizione che ha un senso in un solo caso: la vittoria è data per certa e ora inizia la competizione interna per chi prende più voti o conquista la posizione più strategica per condizionare la coalizione.

Chi ben comincia…

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 31 agosto 2022.

Le prime pagine dei giornali in distribuzione nelle edicole del Lazio mercoledì 31 agosto 2022

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