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Edizione del 21/08/2022
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Enrico Panunzi (Pd): "Abbiamo lottato per la rappresentatività del territorio..." - Tusciaweb.eu
Enrico Panunzi (Pd): "Abbiamo lottato per la rappresentatività del territorio...". Elezioni politiche - Intervista al consigliere regionale prima escluso da capolista alla camera nella Tuscia poi ripescato in un collegio blindato su Roma dopo la vicenda Ruberti-De Angelis: "Il partito stava pensando a una soluzione già da giovedì"
Elezioni politiche - Intervista al consigliere regionale prima escluso da capolista alla camera nella Tuscia poi ripescato in un collegio blindato su Roma dopo la vicenda Ruberti-De Angelis: "Il partito stava pensando a una soluzione già da giovedì"Enrico Panunzi (Pd): “Abbiamo lottato per la rappresentatività del territorio…” di Daniele CamilliCondividi la notizia:Viterbo – “Il partito democratico stava pensando ad una soluzione già da giovedì, prima che succedesse la vicenda di Ruberti e De Angelis ritirasse la sua candidatura. Abbiamo lottato per la rappresentatività del territorio e ci siamo riusciti”. Parla il consigliere regionale Enrico Panunzi (Pd). Poco più di una settimana fa veniva dato per certo come candidato e capolista alla Camera sul plurinominale nella Tuscia. Poi a Ferragosto la sua esclusione e la scelta, da parte della direzione nazionale, di Marianna Madia. Una doccia fredda che ha provocato una vera e propria sollevazione tra i circoli della Tuscia.Amministratori, sindaci e coordinatori di circolo hanno iniziato a bombardare di messaggi il segretario regionale del Pd Bruno Astorre minacciando di dimettersi in massa qualora il partito non fosse tornato sulle sue decisioni. Dopodiché le notizie che hanno visto coinvolti il capo di gabinetto del sindaco di Roma, Albino Ruberti e il candidato Francesco De Angelis e il ripescaggio del consigliere regionale su Roma e in un collegio dato anch’esso per sicuro.“Il nostro obiettivo – ha detto Panunzi – non era ottenere il posto per una persona, ma la rappresentatività di un intero territorio”. La priorità se Panunzi dovesse entrare in parlamento? “Far uscire la Tuscia dall’isolamento”. E i primi interventi che porterà sui tavoli della camera saranno “il completamento della Trasversale e il rafforzamento dei trasporti su ferro”.Enrico PanunziConsigliere Enrico Panunzi, cosa è successo tra la sua esclusione da capolista alla camera nella Tuscia al suo recupero, sempre alla camera ma su un collegio romano? “La situazione va raccontata. Nel momento in cui si è attivato il meccanismo elettorale, la federazione di Viterbo, nonostante il taglio dei parlamentari e l’ampiezza del nostro collegio, si è attivata per rivendicare una rappresentanza territoriale. Lo statuto del Pd prevede che, quando non ci sono le preferenze, ci siano le primarie. L’ultimo a portare avanti il discorso delle primarie è stato Bersani nel 2013. Questa volta, viste le elezioni in estate e con uno spazio così breve per la campagna elettorale, probabilmente non c’era tempo. Quindi la federazione viterbese, visto anche che alle ultime parlamentari non ha avuto rappresentanza, ha chiesto di poter esprimere un proprio candidato. A quel punto sono stato interpellato”.E lei cosa ha detto? “Ho risposto che la federazione doveva rivendicare la candidatura. Dopodiché si sarebbe valutato il da farsi in caso di esito positivo. Il punto non era infatti far venire fuori un nome, ma assicurarsi una rappresentanza territoriale. Poi tutti hanno insistito per la mia candidatura e a quel punto siamo andati avanti”.E come siete andati avanti? “La federazione del Pd di Viterbo ha proposto una propria rosa di candidati al partito regionale con dentro la mia candidatura a capolista alla camera nel plurinominale nella Tuscia. Fino a mercoledì sembrava tutto apposto, poi da giovedì quanto previsto si era andato incrinando. In un quadro simile sono stato contattato dalla segreteria regionale che mi ha fatto proposte alternative”.Su cosa? “Non sulla sicurezza del posto. Comunque sia non c’erano le condizioni per altro. A quel punto ho detto che sarei rimasto in disparte lavorando tranquillamente per la campagna elettorale. Dopodiché non ho gestito più niente, interrompendo tutti i contatti con il regionale. Fino alla direzione nazionale di Ferragosto”.E a quel punto cosa è successo? “Iscritti, amministratori e sindaci della Tuscia hanno fatto da soli e hanno cominciato a scrivere messaggi direttamente al segretario regionale Bruno Astorre. E non solo a lui, ma anche al nazionale. Quanto era stato deciso dal pa
rtito a livello nazionale probabilmente non bastava a un gruppo e a una comunità che da anni sta portando avanti un progetto che ha coinvolto tante persone animate da coesione e solidarietà. Il nostro vero punto di forza. Dopo la presa di posizione di tanti iscritti, sono stato chiamato dal regionale mercoledì e ci siamo visti”.Con chi si è visto? “Ci siamo incontrati con il presidente della regione Nicola Zingaretti, con il vice Daniele Leodori e con il segretario regionale del partito Astorre. E mi hanno detto che stavano lavorando per risolvere una soluzione, visto anche che tra gli iscritti la marea montante era diventata ormai incontenibile. Poi la sorte ha voluto che Francesco De Angelis rinunciasse alla candidatura per quanto successo con la vicenda Ruberti e che si liberasse un posto su un collegio romano”. Un posto ambito da chi è rimasto escluso dalle candidature. Anche perché viene dato come un collegio sicuro per il Pd… “Sì, tant’è vero che sono stati in tanti a livello romano e nazionale a proporsi per sostituire De Angelis. L’opportunità però è stata offerta alla direzione provinciale del partito di Viterbo e a me personalmente”.Viterbo – Corte delle Terme – La direzione provinciale del Pd dell’altro giornoNon le dispiace non essere più candidato nella Tuscia ma su Roma? “Mi dispiace che le persone non mi possano votare nella Tuscia. Ma farò campagna elettorale comunque e con maggior forza. Io mi sono messo al servizio del partito per far continuare un progetto nella Tuscia, a prescindere dai risultati. Detto ciò e a proposito di collegi blindati, va detto infine che in politica non c’è nulla di sicuro e non è mai detta l’ultima parola. Il risultato elettorale è importante, ma oggi il risultato più importante è quello di aver contribuito a risolvere un problema al partito continuando a portare avanti un progetto attorno al quale, in questi anni, si è formato un gruppo dirigente che sta lavorando bene per il territorio”.Se De Angelis non avesse rinunciato alla candidatura, il partito a che tipo di soluzione pensava? “Il partito stava pensando a una soluzione già da giovedì, prima che succedesse la vicenda di Ruberti. Poi quando De Angelis ha rinunciato alla candidatura, la soluzione è stata quella di andarlo a sostituire. In base al regolamento del partito, una volta che la direzione nazionale ha approvato le candidature non si possono più fare sostituzioni. Il segretario nazionale ha soltanto la delega a sostituire qualcuno soltanto a seguito di rinuncia. E’ chiaro che forse avrebbero chiesto a qualcuno di rinunciare, ma di fatto la situazione si è risolta in questi termini. Tuttavia è vero anche che c’era un problema politico di rapporti con un territorio, vale a dire il problema di non dissolvere il lavoro fatto e lo spirito di comunità che il partito viterbese conosce e vive in maniera piuttosto profonda. I messaggi e la solidarietà di questi giorni lo dimostrano”.Quanto ha pesato nella scelta di candidarla a Roma il sostegno di Zingaretti, Leodori e Astorre? “A livello umano molto. A livello politico credo abbastanza. Ripeto, è da giovedì che si sta lavorando per risolvere la situazione che si era venuta a creare”.Viterbo – Corte delle Terme – Alessandro Mazzoli, Manuela Benedetti, Bruno Astorre ed Enzo FoschiLa sua candidatura su Roma e il sostegno da parte di Zingaretti, Leodori e Astorre cambiano il suo ruolo e il suo peso politico all’interno del partito regionale e nazionale? “Questo non sta a me dirlo. Va detto però che tutto quello che siamo riusciti a fare in dieci anni in questa provincia lo dobbiamo anche al nostro presidente Zingaretti e al gruppo dirigente che ne caratterizza l’azione di governo. In questi anni è stato fatto un grande lavoro e il sostegno di tutto un gruppo dirigente nei miei confronti non è mai venuto meno. L’appoggio di questi giorni è un’ulteriore testimonianza”. Sulla sua esclusione da capolista alla camera nella Tuscia ha pesato la sconfitta elettorale alle comunali di Viterbo oppure sono intervenute altre dinamiche? “Le elezioni a Viterbo non hanno pesato in alcun mod
o. Il Pd al primo turno ha avuto più voti rispetto alla tornata elettorale del 2018. Partivamo dall’8,1% e siamo arrivati al 12. Se poi si mettono insieme le tre liste collegate alla candidatura di Alessandra Troncarelli arriviamo al 23,8%. Si tratta di risultati positivi. Nel venir meno della mia candidatura come capolista nella Tuscia hanno pesato altri fattori. Innanzitutto il taglio di un terzo dei parlamentari, così come la ridefinizione dei collegi. Il nostro, qui nella Tuscia, è un aggregato con dentro le province di Viterbo e Rieti e un pezzo della provincia di Roma. In tutto quasi ottocentomila persone. Poi il fatto che il nostro territorio avesse tutto il diritto ad una sua rappresentanza è un altro tipo di ragionamento. Altre situazioni non hanno avuto alcun peso”.Si dice però che Ugo Sposetti e Giuseppe Fioroni abbiano in qualche modo remato contro la sua candidatura al punto che avrebbero anche stretto un’alleanza tra di loro… “Non ho elementi per pensare a una cosa del genere. Se poi ci dovessi pensare non mi farebbe rabbia, ma produrrebbe in me solo commiserazione”. Si dice anche che Luisa Ciambella sia candidata con il Terzo polo. Non è ancora un’iscritta del Pd? Non solo, ma se lei dovesse essere eletto in parlamento, Ciambella la sostituirebbe all’interno del consiglio regionale… “Queste cose fanno parte di aspetti regolamentari. Io so che si è autosospesa dal partito. Sono però cose che mi appassionano. Ripeto, sono aspetti regolamentari che spettano agli organi statutari del partito. Mi limito soltanto a registrare quanto sta avvenendo”. Quanto ha pesato invece “l’ammutinamento” del Pd della Tuscia di fronte alla sua esclusione da capolista? Si dice anche che sia stato lei a fomentarlo… “Tutti i gruppi dirigenti nazionale e regionale sanno che è l’esatto contrario. Io non ho fomentato nulla. Anzi, volevo essere proprio lasciato in pace. E in tal senso ci sono messaggi inequivocabili. Chiunque mi ha scritto, l’ho invitato alla calma e alla tranquillità, cercando di arrestare la marea montante. Detto ciò, a pesare è stato solo il peso politico dell’intera vicenda con il rischio che il territorio non avesse avuto la sua giusta rappresentanza”. Cosa succede adesso all’interno del Pd di Viterbo e nei confronti delle altre forze politiche della Tuscia dopo che lei è stato nuovamente candidato alle parlamentari? “Si è rafforzato lo spirito di gruppo, così come la voglia di essere protagonisti”.State già pensando anche alle prossime elezioni regionali? “Facciamo una cosa per volta. Sarebbe tuttavia assurdo non pensarci dopo un lavoro di dieci anni con una squadra coesa”. La segretaria provinciale del Pd Manuela Benedetti dice che la candidatura al senato di Alessandro Mazzoli “non risponde alla richiesta del territorio”. Lei è d’accordo? “La candidatura di Mazzoli non è stata chiesta per la rappresentanza del territorio. La sua è una candidatura di servizio, ed è indubbio che sia così. Anche perché il documento votato dalla direzione provinciale prevedeva una sola possibilità per rappresentare il territorio, cioè la mia candidatura”.Il documento con cui si è conclusa la direzione provinciale con il segretario Astorre si è conclusa anche con l’impegno della federazione della Tuscia a votare per la candidata Marianna Madia. Perché questa specifica? Perché, prima, con la sua esclusione da capolista, ci sarebbero stati problemi a farlo? “No, non c’erano assolutamente dubbi, ma, sicuramente, adesso si rema con una forza maggiore e una motivazione diversa”.Cosa significa per lei entrare alla camera? “Per me significa innanzitutto impegno per il territorio. Impegno per un’idea di società e impegno per rispondere alle istanze delle persone e di una speranza futura, occupandosi in particolar modo di chi è più debole”.E cosa significa candidarsi ed entrare in parlamento in un momento come questo in cui la destra viene data per vincente alle elezioni con percentuali che sfiorano il 50%? “Significa restare e lottare. In un momento come questo non possiamo distrarci”.Se dovesse diventare deputato quali sono i primi argom
enti che porterebbe sui tavoli della camera? “Porterei alla camera il completamento della Trasversale e il rafforzamento dei trasporti su ferro tra la nostra provincia e la capitale. La priorità è quella di far uscire la Tuscia dall’isolamento creando un sistema di collegamenti per sviluppare l’economia attraverso le sue eccellenze. In rapporto di complementarietà e non di competitività tra le stesse”.Daniele CamilliArticoli: Enrico Panunzi candidato alla camera… e con un piede in parlamento – “Un atto di sfiducia verso il partito democratico della Tuscia” – Benedetti (Pd): “La scelta di Madia ci rammarica e Mazzoli non risponde alla richiesta del territorio” – Elezioni politiche: il centrodestra investe sulla Tuscia, il Pd su Roma… – Alessandro Mazzoli al senato, Panunzi non si candida – Marianna Madia capolista a Viterbo, fuori Enrico Panunzi – Panunzi rischia di non essere capolista – Giochi (più o meno) fatti nel centrodestra, c’è attesa nel Pd Condividi la notizia:Tweet 21 agosto, 2022