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Edizione del 15/10/2015
Estratto da pag. 1
Elezioni Latina, Simeone: Forza Italia pronta a governare, dopo Roma il cdx deve tornare unito - Latina Quotidiano
di Francesco Miscioscia – A Latina la campagna elettorale è già cominciata, tra poco inizierà anche a Roma. I fatti della Capitale incideranno di conseguenza su quanto si sta decidendo e si deciderà nel capoluogo pontino soprattutto nel centrodestra che, se il PD è già molto attivo, sembra ancora “addormentato”. Cosa cambia a Latina dopo le dimissioni di Marino? Secondo Pino Simeone, consigliere regionale di Forza Italia, ci sarà un reset per cominciare a parlare di nuovo di centrodestra unito e non mancheranno i passi indietro, ferma sempre restando la leadership azzurra.

Pino, non possiamo esimerci dal commentare i fatti di cronaca, questa operazione “Don’t touch” che ha portato Latina sulle prime pagine di giornali nazionali.

E’ sempre una pagina brutta ogni volta quando leggiamo Latina, o un comune della nostra provincia, che viene interessato da questa cose: ci fa cadere di credibilità, sono quelle cose che non vorremmo mai leggere perché creano diffidenza da parte degli altri, tutto il mondo vede Latina e la sua provincia come una terra dedita al malaffare. E’ triste anche vedere quando coincidono con la politica, che già ha perduto credibilità da sé non è più quell’arte nobile da cui io ero affascinato quando ero giovane. Al contrario oggi quando dici che ti interessi di politica lo devi dire piano piano, non è più una cosa che fa merito alla persona ma è quasi come dire “mi interesso un po’ di mafia, di camorra”, è quasi uguale. Leggere che, in ogni nuovo scandalo, c’è sempre di mezzo la politica, non fa bene anche perché porta a generalizzare, a fare di tutta un’erba un fascio. Dall’85 fino al 2013 sono stato consigliere comunale a Formia, ho ricoperto cariche di vicesindaco, assessore, capo di gabinetto in Provincia per Cusani: io nella mia vita non ho avuto mai un avviso di garanzia, mai implicato in niente e lo dico con un punto di orgoglio, significa che ho svolto bene il mio lavoro, ma tutto questo viene vanificato perché io sono uguale agli altri e tutti insieme facciamo la malapolitica e il malaffare. E questo è triste.

Girando per le strade di Latina ultimamente mi è sembrato di vedere una città sopravvissuta ad una catastrofe, non vedo più un ordine, è abbandonata, non c’è movimento…

Non si ha l’impressione di stare in una città capoluogo, oltretutto la seconda città del Lazio. Latina è una città grossa con 120mila abitanti, dopo Roma c’è Latina. Ma purtroppo non c’è percezione di stare in una città capoluogo che detta le regole, che segna il passo, che quotidianamente dà indicazioni agli altri comuni della provincia. Da diversi anni a Latina si è andati sul personalismo del momento: c’è stato il momento di Finestra, quello di Zaccheo, ma non c’è una classe dirigente vera che ha fatto di Latina il luogo dove si discute e si dettano tempi e politica e non solo per la città ma per tutta la provincia. Io dico sempre che quando ero un giovane consigliere comunale a Formia, insieme ai miei colleghi, guardavo al Consiglio comunale di Latina come il faro per tutta la provincia e quello che decidevano era un dogma, non si discuteva, si applicava. Oggi non è più così, hanno perso di spessore: non c’è una classe dirigente autorevole.

A proposito di Provincia, tu sei stato anche capo Gabinetto di Cusani per tanto tempo, che ne pensi del primo anno di Eleonora Della Penna?

Purtroppo per Eleonora Della Penna, lei stata eletta in un ente molto diverso da quello che conoscevo io e che si conosceva nell’immaginario collettivo. Un ente che non è più la Provincia, questo è un ente di secondo grado, eletto da un manipolo di consiglieri comunali. Prima il presidente della Provincia lo eleggevano quasi 500mila persone: tanti sono stati che sono andati al voto quando sono stati eletti Cusani o Martella. Con il voto diretto che hanno avuto dai cittadini della provincia di Latina, sia Martella, che Cusani dopo, sono stati presidenti autorevoli, perché rappresentavano gli elettori. La Della Penna è stata eletta da un centinaio di consiglieri comunali, non per sminuir
e il suo ruolo, ma non è il presidente della Provincia come lo era Cusani e come lo era Martella. E lei si è trovata in un momento particolare in cui l’ente è a un binario morto e in cui non si sa più quale sia il ruolo della provincia. E’ in discussione il progetto di legge per riallocare le funzioni delegate alle province. Ho avuto modo di vedere il programma approvato da via Costa, a stento riesce ad arrivare a fine anno, per pagare solo gli stipendi non per fare attività. Allora questa domanda se la dovrebbe porre Eleonora Della Penna: questo anno di presidenza è servito a qualcosa, a qualcuno, a una comunità? Secondo me no, ma non per demerito di Della Penna, ma per demerito dell’impianto. Queste province, così come sono, non sono utili a nessuno nemmeno alle persone che stanno lì. Io vedo il dramma dei dipendenti di via Costa quando qualche volta mi capita di passare per gli uffici, non sanno se avranno un futuro, se saranno mandati a Roma, un’incertezza continua.

Nei giorni scorsi a Palazzo Madama è passata la riforma del Senato, di questa che ne pensi?

Un altro papocchio, pure lì, noi siamo bravi a mischiare le cose. La domanda che ci dovevamo porre tutti era: “il bicameralismo serve ancora o no?”. Se la risposta era no, e penso che questo è stato il ragionamento del Governo, il Senato andava abolito in toto, non andavano sostituiti i senatori eletti con i senatori nominati dai Consigli regionali. Il Senato nella sua interezza costa 600 milioni di euro, il costo dei senatori è il 10%. Allora, se il Senato non serve più – perché il momento storico è diverso da quello di 70 anni fa quando ci voleva un diverso controllo perché venivamo dal quel Ventennio famoso – andava abolito. Andava per esempio, preso in maggiore considerazione un altro strumento che già esiste a latere del Senato: la Conferenza Stato-Regioni, dove si vanno a dirimere quelle leggi o quei provvedimenti che sono materia concorrente, questa poteva essere istituzionalizzata nel Senato.

Con l’abolizione del Senato non si ha uno strapotere del Governo? Quasi una semidittatura?

Qualcuno potrebbe dire la democrazia è a rischio perché il sopravvento di qualcuno potrebbe avvenire dalla sera alla mattina, ma io non credo più che questo possa accadere in una società evoluta come la nostra. Quindi, non volendo pensare a questo, quello che ci rimette è la discussione, la democrazia. Quando la maggioranza vuole per forza fare qualcosa c’è l’istituto del maxi emendamento perché approvandolo viene cadere tutto il lavoro delle opposizioni. Questo oggi era mitigato dal passaggio in Senato, adesso non sarà più così anche perché l’Italicum assegna un premio di maggioranza cospicuo e non ci sarà più gioco per nessuno. La maggioranza, vince, governa, fa le leggi, va come un treno. Per certi versi potrebbe essere buono, ma se tutto viene fatto nell’interesse esclusivo del popolo italiano.

Andiamo alle vicende di Roma, la caduta di Marino riapre dei giochi a livello regionale, quindi anche Latina entra in un contesto più generale.

Oltre a questo, la caduta improvvisa di Marino apre una stagione veramente importante ed interessante, quella delle amministrative 2016 quando voteranno Roma, Milano, Napoli. Già Berlusconi ha detto che alla prossima tornata elettorale il centrodestra dovrà presentarsi unito, senza divagazioni perché sarà il banco di prova per le prossime elezioni politiche. Allora se questo è vero, questo banco di prova non dovrà essere misurato solo a Roma, ma anche a Latina, Terracina o Minturno. Quindi questo significa che tutto quello che è stato fatto fino ad oggi a Latina ha bisogno di un reset e vedremo quello che ne esce fuori, ma siamo ancora alle attese non sappiamo ancora se tutto questo si concretizza, perché queste sono solo le prime battute che si sono fatte all’indomani delle dimissioni di Marino. Io credo che seguiranno i fatti, ma lo vedremo nei prossimi giorni.

Diciamo che in questi primi giorni hanno preso quota le candidature di Giorgia Meloni e Alfio Marchini, se entrambe dove
ssero risultare valide si andrà alle primarie anche se il centrodestra non è mai stato incline a questa istituzione?

Le primarie sono uno strumento che mi piace molto, ma lo ritengo pericoloso perché si fa in assenza di regole. Io ho avuto modo di vedere le primarie del PD e non possiamo dire che le primarie fatte in questo modo sono completamente trasparenti. Comunque non credo che si andrà alle primarie, perché è difficile metterle in pratica in una città come Roma. Oggi noi registriamo due autorevoli candidature una di Marchini e una di Giorgia Meloni, la differenza tra i due è che la Meloni è un’ottima candidata, romana vera che riconosce e affronta i problemi di faccia e quindi una che dà fiducia all’elettorato, però ha un preciso confine: la nostra area. Marchini va un po’ oltre, proviene dalla sinistra, è il Galante che abbiamo Latina ma nell’altro senso.

La situazione di Roma, con un’apertura alla Meloni e a Marchini, come si riflette a Latina dove c’erano dei dogmi precisi: candidato di Forza Italia e niente società civile?

Forza Italia a Latina, dopo tanti anni di eterno secondo, sente di essere preparata a guidare questa città con uomini e donne che rispondono a queste esigenze. Non è detto che debba essere per forza un uomo etichettato Forza Italia, può darsi pure che si può trovare oltre, oppure quella persona è in grado di rappresentare anche gli altri. Noi crediamo di avere a Latina persone precise per assolvere il compito di amministrare bene la città, per farla ricominciare a pensare da grande, quello che non si nota più perché troviamo una città spenta e non perché c’è il commissario ma perché da anni è abbandonata a se stessa.

Quindi si apre un momento di confronto?

Si formerà un tavolo regionale che analizzerà tutte le elezioni in provincia di Latina e nel Lazio e si inizierà un lavoro certosino per trovare una soluzione che sta bene a tutti. Poi starà al coordinatore regionale e a quello provinciale fare le considerazioni del caso. Forza Italia su Roma si è detta disponibile ad appoggiare una candidatura di Meloni o Marchini, ma non ha detto, come noi a Latina, che sentiamo tutta la responsabilità di dire “Latina la vogliamo governare noi perché abbiamo gli uomini capaci per farlo”. La coalizione di centrodestra comunque andrà unità e si dovrà fare un reset su quanto già fatto.

A Latina siamo già in piena campagna elettorale, il centrosinistra sta scegliendo il suo candidato e sta alimentando l’interesse nei confronti della politica e anche coinvolgendo direttamente i cittadini, voi invece siete un po’ in silenzio. Aspettate il 22 novembre quando si saprà il candidato PD per scegliere il giusto sfidante oppure i tempi si sono allungati perché la scelta non è più solo di Latina?

Intanto non ci interessa cosa fa il PD e quindi non aspettiamo di sapere quale sarà il suo candidato, quello che dobbiamo fare lo sappiamo ed già una discussione iniziata. E’ sopraggiunta questa cosa di Roma che sicuramente ha azzerato la discussione. E’ vero che sembrerebbe che stiamo dando vantaggio al PD perché sta incontrando l’elettorato ma in realtà le primarie senza regole sono sempre un’arma a doppio taglio,. Basti ricordare il caso di Gaeta quando alle primarie l’avvocato Magliuzzi ebbe un grandissimo riscontro di voti, quasi 5000, e poi non arrivò neppure a ballottaggio, una persona va a votare alle primarie per fare un piacere ma quando si tratta di scegliere il sindaco fa altre scelte. Non dimentichiamo le primarie possono essere facilmente inquinate, non dimentichiamo che a Roma hanno portato a votare gli zingari. Non è un buon sistema, prima le primarie si facevano all’interno dei partiti, votavano i tesserati, allora aveva un senso.

Tu conosci bene sia Enrico Forte che Claudio Moscardelli, secondo te si stanno giocando la leadership su Latina?

Certo che si stanno giocando la leadership dell’uno o dell’altro e queste primarie stanno legittimando l’antagonismo tra le due correnti, fazioni, correnti di pensiero che sono di Forte e Mos
cardelli.

Tra Forte e Paolo Galante chi vince?

Non ti so rispondere, non conosco le dinamiche interne al partito

E chi preferiresti come avversario alle elezioni?

Non ci interessa quello che sceglie il PD. Noi abbiamo le idee molto chiare su Latina e non le vogliamo ammainare.

Però vi dovete scontrare su un tavolo regionale…

E faremo valere le nostre ragioni e i nostri ragionamenti, certamente non useremo la forza per convincere. Ci presenteremo con tutte le carte in regola, questa è la nostra presunzione.

I nomi in corsa rimangono sempre gli stessi?

Si sono tre, il partito credo che si stia orientando sui tre ex assessori, Calvi, Di Girolamo e Di Rubbo quindi questa è la base di partenza da cui ragionare. Ognuno dentro di sé ha la sua convinzione, credo che questi tre alla pari possano rappresentare bene il partito di Forza Italia a Latina.

Si aspetta quindi l’ufficialità delle dimissioni di Marino e poi? Che tempistiche prevedi?

C’è tempo, siamo ancora a metà ottobre, le elezioni ci saranno a maggio, qualcuno dice addirittura giugno. Abbiamo tempo ragionevole per poter fare tutte le valutazioni, le disamine e i discorsi del caso.

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