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Edizione del 08/08/2022
Estratto da pag. 1
Voto, non c`è Sanità in agenda. E il Piemonte perde 30 milioni
Da argomento unico durante l''emergenza Covid a grande assente dal dibattito elettorale. Restano irrisoltiI problemi messi in luce dalla pandemia. Intanto per placare lo sceriffo De Luca, Speranza pensa a tagli alle regioni del Nord. E Valle (Pd) spia
POLITICA & SANITÀ

Voto, non c'è Sanità in agenda.

E il Piemonte perde 30 milioni



Stefano Rizzi 07:00 Lunedì 08 Agosto 2022

Sotto i riflettori durante l'emergenza Covid è ora la grande assente dal dibattito elettorale. Intanto per placare lo sceriffo De Luca, Speranza pensa a tagli alle regioni del Nord. E Valle (Pd) spiazza il centrodestra: "Nessun limite alla mobilità attiva per il privato"

Come se la guerra combattuta contro il Covid (e non ancora del tutto vinta) non avesse messo drammaticamente allo scoperto profonde carenze, nelle varie agende invocate o aborrite dalla politica la sanità sembra quasi sparita. Annunciandosi come la grande assente della campagna elettorale, solo con qualche cenno en passant nei programmi che pochi leggono, la materia che ha segnato oltre due anni di vita del Paese, si annuncia come protagonista di una sorta di rimozione collettiva senza distinzioni di schieramenti. Certo la questione della guerra in Ucraina, la crisi energetica con tutto quel che ne consegue, hanno spostato l’attenzione della politica rispetto alla tutela della salute dei cittadini. Un po’ troppo, però. E forse non solo per banale distrazione. 

Che il sistema sanitario, nel suo complesso e nelle sue molteplici articolazioni meriti una profonda revisione è chiaro da tempo, ancor prima della pandemia che ha illuminato ulteriormente le sue falle e i suoi ingranaggi spesso inceppati, quasi sempre troppo lenti. Non è detto che proprio la complessità del problema e la sua non facile soluzione – non certo annunciabile e spendibile elettoralmente con rapidi slogan come per altri temi – sia alla base dell’accantonamento della questione. Eppure problemi pesanti e contingenti non mancano neppure in questa fase di “sospensione” nell’attesa dell’esito del voto del 25 settembre. Problemi che rischiano di aumentare e non di poco le difficoltà, peraltro già in sovrabbondanza.

È, ad esempio, il caso del riparto del fondo nazionale sul quale si sta consumando uno scontro tra una parte delle Regioni e il Governo nel quale non sono assenti aspetti decisamente politici e del quale non si vede a breve una via d’uscita, con la seria prospettiva soprattutto per i territori del Nord di dover rinunciare a un bel po’ di milioni per l’anno in corso. Una vicenda che si trascina ormai da mesi, da quando il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha preso a contestare i parametri per la distribuzione delle risorse dallo Stato alle Regioni, minacciando di impugnare il riparto in assenza di correttivi. La situazione di stallo, che per la prima volta ha portato ad arriva in estate senza che gli enti territoriali conoscano quanto potranno spendere, prosegue e ciò avviene anche e soprattutto dopo la proposta del ministro Roberto Speranza arrivata nei giorni scorsi in Conferenza delle Regioni.

Rischiare di avere in piena contesa elettorale un De Luca che fa le bizze creando non pochi problemi al suo partito, il Pd, e sull’ampio fronte del centrosinistra che già non si fa mancare nulla è cosa che preoccupa da quelle parti. E così dietro alla proposta del ministro c’è chi vede il tentativo di sminare il campo. Solo che la proposta avanzata da Speranza certamente placa le ire del governatore sceriffo, ma non può che suscitare quelle di presidenti e assessori del Nord, incidentalmente di centrodestra. Insomma, era ampiamente prevedibile la rispedizione al mittente del piano Speranza. 

“Se venisse attuata questa revisione die parametri proposta dal ministro, il Piemonte dovrebbe rinunciare ad almeno 28 milioni sul previsto, che dovrebbe essere di più rispetto allo scorso anno. Il taglio netto senza gli incrementi sarebbe, invece, di circa 80 milioni”, spiega l’assessore Luigi Icardi che in passato si occupò del riparto quando occupava il ruolo di coordin
atore della commissione in Conferenza, poi ceduto al suo omologo dell’Emilia-Romagna Raffaele Donini il quale di fronte alle intemerate di De Luca e dopo vani tentativi di trovare una quadra si è visto costretto a girare la questione al Mef. Di fronte alla cifra complessiva del riparto che, per fare un esempio, nel 2020 era stata per il Piemonte di 1.919 milioni, 28 saranno anche poca cosa, ma con quei soldi si fa lavorare un anno un ospedale di piccole-medie dimensioni. Ancor più pesante il taglio previsto per il Veneto, dove Luca Zaia non è per nulla dell’idea di rinunciare a una quarantina di milioni, stesso vale per la Lombardia, ma è l’ampia maggioranza delle Regioni a dire no al piano di Speranza, lasciando di fatto l’attesa ripartizione del fondo su un binario morto con tutte le incognite date da un Governo in carica per gli affari correnti e i partiti con lo sguardo ormai rivolto solo verso le urne.

C’è il riparto, ma sul fronte della sanità ci sono ancora i fondi Covid stanziati, ma mai arrivati se non in minima parte tant’è che il Piemonte aspetta ancora qualcosa come 350 milioni. E poi ci sono tutte quelle riforme, incominciando dalla medicina territoriale, di fatto ancora al palo. Non ultima la grande partita del Pnrr e, restando nell’ambito regionale, la tanto annunciata quanto poco prodotta riduzione delle liste d’attesa.

“Dei 40 milioni disponibili il Piemonte fino ad ora ne ha impiegati soltanto 5”, denuncia il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle (Pd), che rimette sul tavolo anche la questione della mobilità attiva, ovvero quei pazienti che vorrebbero venire a farsi curare in strutture private del Piemonte da altre regioni, ma su cui corso Regina ha posto un limite. “Perché non lasciare liberi i privati di fare mobilità attiva senza limiti – chiede Valle – come accade nelle altre regioni, portando risorse economiche e anche posti di lavoro e riducendo il debito che il Piemonte ha, soprattutto verso la Lombardia, per la mobilità passiva?”. Una linea, quella indicata dall’esponente dem, che in tema di sanità privata, in qualche modo sorpassa e spiazza proprio il fronte avversario. 

Nelle agende dei partiti in vista delle elezioni la Sanità resta la grande assente, ma basta mettere una pagina in controluce e salta fuori con tutti i suoi problemi irrisolti preannunciandosi come un tema difficile, ma inderogabile per chiunque governerà il Paese.

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